Il codice delle emozioni: Alfabetizzazione emotiva

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In un weekend interamente dedicato alla salute mentale, parlare di emozioni diventa quasi inevitabile. Oggi i sentimenti sono sulla bocca di tutti: ansie condivise sui social, podcast che scandagliano l’animo umano, libri in vetta alle classifiche che promettono di aiutarci a capire ciò che proviamo. Eppure, a fronte di questo chiacchiericcio emotivo, molti di noi si sentono ancora privi degli strumenti giusti per interpretare e gestire quel tumulto interiore.

Non è un paradosso da poco. Del resto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che una persona su dieci soffra di disturbi mentali comuni, percentuale aumentata di oltre il 25% dopo la pandemia. Questo panorama spiega il fiorire di iniziative come i weekend dedicati al benessere psicologico e la fame collettiva di nuove guide emotive.

Proprio in questo contesto si inserisce Il codice delle emozioni. Libro fresco di stampa di Isabel Gangitano e Serena Barbieri, che ambisce a colmare il divario tra il parlare di emozioni e il saperle davvero decifrare.

Un libro nato dalla fiducia nelle emozioni

Dietro Il codice delle emozioni c’è prima di tutto un atto di fiducia: fiducia verso le emozioni stesse. Le autrici, forti di profili complementari – Barbieri è psicoterapeuta cognitivo-costruttivista, Gangitano è esperta di comunicazione – hanno unito esperienza clinica e divulgazione nel progetto “Le Basi” (nato per diffondere strumenti di benessere mentale tramite podcast, articoli e incontri). Il libro nasce quindi sulla scia di quel lavoro di squadra. Da un lato la solida competenza scientifica di oltre vent’anni di pratica clinica, dall’altro la volontà di condividere conoscenza in modo accessibile.

Non a caso, Gangitano e Barbieri lo definiscono “un atto di fiducia e di amore verso le nostre emozioni e quindi anche nei confronti di noi stessi”. Quest’opera, uscita il 9 maggio 2025, è concepita per invitare il lettore a fidarsi del proprio mondo emotivo. Se le emozioni esistono, un motivo ci sarà, sembrano dirci le autrici, e dentro ciascuno di noi ci sono risorse e saggezza inaspettate pronte a emergere. Il titolo stesso evoca l’idea di un linguaggio segreto da interpretare – un codice – quasi a suggerire che imparare a leggere le emozioni equivale a scoprire qualcosa di essenziale su di noi. Una chiave per passare dalla semplice sopravvivenza quotidiana alla vita piena e consapevole.

Mappe emotive: dal mito alla scienza

La struttura del libro si presenta come un vero atlante dell’universo emotivo. Ogni capitolo prende le mosse da ciò che crediamo di sapere sulle emozioni: spesso idee ricevute, semplificazioni o veri e propri falsi miti. Veniamo messi di fronte a come viviamo certi sentimenti (spoiler: spesso con grande disagio), e soprattutto a come ne parliamo .

Quante volte, ad esempio, riduciamo la rabbia a pura aggressività da reprimere, o confondiamo la tristezza con la debolezza? Su queste basi comuni – e spesso sbagliate – Il codice delle emozioni costruisce un percorso di scoperta. Poi ecco che il libro ci conduce per mano in un nuovo modo di leggere e dare senso ai vissuti emotivi. Con un approccio duplice: da una parte un’ampia base scientifica che attinge alle più recenti scoperte delle neuroscienze. Trovando ispirazione anche nella psicologia cognitivo-costruttivista, evoluzionista e perfino buddista; dall’altra, il bagaglio di oltre vent’anni di pratica terapeutica sul campo.

Questo equilibrio tra teoria e esperienza rende la lettura solida ma mai arida, anzi ricca di empatia e umanità. Le autrici riescono a semplificare concetti complessi senza mai banalizzarli, con quella chiarezza efficace che gli ascoltatori del loro podcast Le Basi già conoscono bene.

Al cuore del libro c’è una ricchissima rassegna delle nostre emozioni fondamentali. Si parte dalle emozioni primarie – paura, rabbia, gioia, tristezza e disgusto – per poi addentrarsi nelle secondarie: vergogna, colpa, umiliazione, invidia, gelosia e amore . Ciascuna di queste viene esplorata in profondità, con tanto di “mappa” dedicata. Di cosa si tratta? Possiamo immaginare queste mappe come schemi o guide pratiche che orientano il lettore nel riconoscere gli elementi di ogni emozione. Come si manifesta nel corpo e nella mente, quali pensieri innesca, che funzione evolutiva ha e come la cultura la plasma.

Ad esempio, la mappa della paura aiuterà a distinguerne i segnali fisici (dal battito accelerato allo sguardo vigile), a capire quando la paura diventa panico e quando invece è un’alleata che ci tiene lontani dai pericoli. Allo stesso modo, la mappa della vergogna potrebbe illuminare quel circolo di pensieri autosvalutanti che tutti abbiamo provato almeno una volta, indicando da dove nasce quel sentimento di inadeguatezza.

Accompagnando le mappe, troviamo riferimenti scientifici puntuali – studi di neuroscienza sulle reazioni cerebrali, ricerche psicologiche classiche e contemporanee – ma anche strumenti pratici. Esercizi di riflessione, suggerimenti di comportamento, piccoli esperimenti emotivi da provare nella vita di tutti i giorni. In questo senso, il testo è molto più di una trattazione teorica: è un laboratorio esperienziale, in cui ogni emozione diventa occasione di conoscenza di sé.

Regolare i sentimenti per vivere meglio

Uno dei meriti maggiori de Il codice delle emozioni è infatti il ponte che costruisce tra il sapere e il saper fare, tra la teoria e la pratica quotidiana. Dopo averci fatto esplorare le singole emozioni e averci fornito mappe dettagliate per comprenderle, il libro ci guida verso la domanda cruciale: cosa ce ne facciamo di tutta questa consapevolezza? La risposta si sviluppa nell’ultima parte del viaggio, dove Gangitano e Barbieri passano dall’analisi alla gestione attiva delle emozioni.

Se abbiamo compreso cosa sono e come funzionano, ora è il momento di imparare a regolarle e integrarle nella nostra vita in modo più sano . Qui entrano in gioco strategie pratiche di emotional regulation: tecniche di respirazione e mindfulness per gestire l’ansia, esercizi cognitivo-comportamentali per ristrutturare i pensieri negativi legati alla colpa o alla vergogna, consigli su come esprimere la rabbia in modo assertivo senza esserne sopraffatti.

Le autrici, forti sia della letteratura scientifica sia della loro esperienza sul campo, non offrono ricette miracolose né slogan motivazionali facili. Piuttosto, forniscono un kit di strumenti affinati e testati, con la chiarezza e l’empatia che le contraddistinguono. Il lettore ha la sensazione di partecipare a un training emotivo graduale. Tredici tappe in cui teoria e pratica si intrecciano, permettendoci passo dopo passo di conoscerci davvero e di “cominciare a stare meglio con noi stessi e con gli altri” . In altre parole, il libro realizza ciò che promette: tradurre la comprensione in cambiamento concreto, aiutandoci a passare dal subire le emozioni al viverle pienamente.

Va sottolineato il tono intenso ma accessibile del testo. Pur essendo “colto” – citando studi, teorie e persino tradizioni filosofiche come il buddhismo –. Il codice delle emozioni mantiene sempre un registro comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Merito di una narrazione in prima persona plurale che spesso coinvolge direttamente il lettore (non mancano esempi pratici e piccole storie cliniche) e di una struttura che offre frequenti ricapitolazioni, schemi riassuntivi e metafore azzeccate.

Si percepisce, leggendo, la voce calda di chi nel suo studio ha ascoltato davvero paure e speranze altrui, ma anche l’entusiasmo divulgativo di chi vorrebbe arrivare a tutti. Il risultato è un equilibrio raffinato: rigore e passione, introspezione e slancio divulgativo, in un formato libro che riesce a essere manuale e racconto insieme.

Perché ci mancano gli strumenti?

Sorge spontanea, a questo punto, una domanda. Perché mai, nel bel mezzo di quella che qualcuno ha chiamato “epidemia emotiva” contemporanea, sentiamo ancora il bisogno di libri come questo? In teoria oggi parliamo di emozioni più che in passato, eppure ci sentiamo impreparati, quasi analfabeti di fronte al nostro stesso cuore.

Questo paradosso ha radici profonde. Per lungo tempo la cultura occidentale ha relegato le emozioni in secondo piano: ratio contro pathos, cervello contro cuore. A scuola abbiamo imparato date storiche e formule matematiche, ma non come gestire la rabbia o il rifiuto. In famiglia spesso si è evitato di parlare apertamente di certi sentimenti – quante volte ai bambini si dice “non piangere, non c’è motivo”, invalidando di fatto la loro emozione invece di insegnare a riconoscerla? Così siamo cresciuti con un gap di alfabetizzazione emotiva.

Ci mancano le parole, i concetti e gli strumenti pratici per leggere quello che proviamo. E quando la vita ci mette di fronte a emozioni intense. Rischiamo di esserne sopraffatti perché nessuno ci ha mai fornito un dizionario per tradurle e gestirle.

Il boom di libri e podcast sulla salute mentale degli ultimi anni è la risposta diretta a questa carenza. Se Il codice delle emozioni esce oggi, è perché evidentemente ce n’era bisogno. In un’epoca segnata da cambiamenti rapidi e crisi globali, molti sentono l’urgenza di tornare alle basi emotive per non perdersi.

Non è un caso che il podcast Le Basi delle stesse autrici abbia avuto tanto seguito: significa che il pubblico ha fame di confrontarsi su questi temi con l’aiuto di esperti, ma in modo informale e immediato, come una chiacchierata tra amici (competenti). Allo stesso modo, prolifera un’intera galassia di contenuti: psicologi che divulgano su Instagram, gruppi di supporto online, trasmissioni radiofoniche e film che affrontano la depressione, l’ansia, la neurodiversità.

Persino le istituzioni si stanno accorgendo della necessità di colmare il gap: da quest’anno, in alcune scuole italiane, l’educazione emotiva entra in classe come materia di insegnamento. Segnali di un cambiamento culturale in atto, che vede finalmente le competenze emotive riconosciute importanti quanto quelle cognitive.

Tuttavia, la popolarità dei temi psicologici può essere un’arma a doppio taglio. “Parlare di emozioni” è diventato trendy, ma non sempre chi lo fa offre contenuti validi: il rischio di banalizzare è dietro l’angolo. Basta scorrere le piattaforme digitali per trovare consigli semplicistici o termini psicologici usati a sproposito. Quante volte si abusa di parole come toxicity, ansia, trauma nelle conversazioni quotidiane senza una reale comprensione?.

Ecco perché testi come Il codice delle emozioni si rivelano preziosi: perché uniscono divulgazione e rigore, mettendo ordine nel rumore di fondo. Offrono una guida affidabile in un mare di informazioni spesso contraddittorie. Invece di slogan, propongono conoscenza strutturata; invece di limitarsi a dire “parliamone”, insegnano come parlarne e cosa fare in concreto.

Il crescente bisogno collettivo di alfabetizzazione emotiva, dunque, ci dice almeno due cose. Da un lato le persone sono più disposte che mai ad esplorare la propria psiche (segno positivo di apertura e di destigmatizzazione), dall’altro che esiste ancora un vuoto educativo da colmare. Una sete di strumenti e mappe interiori che la cultura dominante finora non aveva soddisfatto.

Verso una nuova consapevolezza emotiva

In conclusione, Il codice delle emozioni di Isabel Gangitano e Serena Barbieri si presenta non solo come la recensione di un ricco repertorio emotivo, ma come un invito culturale più ampio. È insieme saggio divulgativo, manuale pratico e manifesto di una nuova sensibilità.

La sua uscita in coincidenza con un weekend dedicato alla salute mentale amplifica il messaggio fondamentale. Abbiamo bisogno di fidarci delle nostre emozioni, imparare a chiamarle per nome, esplorarle senza vergogna e dotarci degli strumenti per integrarle nella nostra vita. Solo così potremo davvero passare, per usare le parole delle autrici, “dal semplice sopravvivere alla piena possibilità di vivere”.

In un momento storico in cui sentire è spesso visto come sinonimo di fragilità, libri come questo dimostrano invece che la vera forza sta nel comprendere e governare ciò che sentiamo. Il codice delle emozioni è, in definitiva, un tassello di quella rivoluzione silenziosa ma profonda che punta a renderci tutti un po’ più umani e consapevoli.

Dopo averlo letto, guarderemo alle nostre gioie e alle nostre paure con occhi diversi, forse più indulgenti e curiosi. E continueremo a parlare di emozioni – sì – ma con qualche strumento in più nello zaino, lungo il cammino della vita.

Foto: Learning more Festival