Lettere d’amore: perché non le scriviamo più?

da | LIFESTYLE

Una volta si scrivevano lettere d’amore. Si prendeva carta e penna, si lasciava scorrere l’inchiostro e, con esso, i sentimenti più nascosti.

Si scriveva per dire “mi manchi”, ma anche per dare peso ai silenzi, per raccontare la mancanza, per far sentire la propria presenza anche quando il corpo era lontano. Le lettere erano più di semplici parole: erano atti d’amore concreti, piccoli pezzi di anima incastonati tra le righe.

Oggi? Oggi tutto è veloce. Un messaggio su WhatsApp, una reaction a una storia su Instagram, un vocale di dieci secondi. L’amore, oggi, è diventato immediato, impalpabile. Si sfiora con un dito, si consuma in un click. Ma può davvero esistere un amore senza attesa? Senza la trepidazione del “risponderà”? Senza il desiderio che cresce tra una lettera spedita e una risposta che tarda ad arrivare?

Viviamo in un’epoca in cui l’amore si misura in caratteri digitati e cuori inviati in automatico. Eppure, tra questa frenesia, non ci siamo mai sentiti così soli.

L’amore al tempo delle notifiche

Pensateci: quando è stata l’ultima volta che avete scritto qualcosa di veramente sentito, di pensato, di vostro? Non un “come stai?”, non un “buongiorno” di circostanza. Ma qualcosa di vero, qualcosa che potesse essere riletto mille volte senza perdere il suo significato. Siamo talmente abituati alla velocità che la scrittura è diventata un esercizio di sintesi. Via le frasi complesse, via la profondità: meglio un’emoji, meglio un meme, meglio un sottinteso.

Eppure, le lettere erano altro. Erano il tempo dedicato all’altro, il tempo di fermarsi, di scegliere le parole giuste con accortezza, di costruire qualcosa che restasse. Non c’era la paura di essere “troppo”, perché l’amore non conosce il troppo. Oggi, invece, il terrore di risultare eccessivi ci ha tolto la bellezza dell’abbandono. Chi osa più dire “ti amo” senza un velo di ironia? Chi scrive ancora lettere sapendo che potrebbero essere conservate, rilette, custodite come piccoli tesori? Chi ha il coraggio di essere vulnerabile?

Abbiamo ancora bisogno di parole?

Sì. Perché l’amore non è solo presenza fisica. L’amore è attesa, è il battito che accelera davanti a una frase inaspettata, è il tempo dedicato a scegliere le parole giuste. L’amore è la lettera che non si consuma, che non si perde in un mare di notifiche, che non si dissolve con un aggiornamento di sistema.

Non torneremo forse a scrivere lettere d’amore su carta, ma possiamo ancora scrivere d’amore. Possiamo ancora regalare parole che restano, parole che scaldano, parole che fanno tremare. Possiamo scegliere di non lasciare che l’amore diventi solo un messaggio tra tanti.

Perché, alla fine, in un mondo che dimentica in un secondo, dire “ti amo” senza paura, senza abbreviazioni, senza scorciatoie, è l’atto più rivoluzionario che ci sia.

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