L’Eurovision e l’Italia. Un rapporto non sempre idilliaco

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Quando il Bel Paese dice no al grande palcoscenico internazionale dell’Eurovision

C’era una volta, nel lontano 1956, l’Eurovision Song Contest: un’idea audace, che avrebbe dovuto unire l’Europa attraverso la musica, celebrando le differenze culturali sotto il cielo della melodia. Eppure, sebbene l’Italia abbia contribuito a dare vita a questa competizione con il suo glorioso Festival di Sanremo, non sono mancati, nel corso dei decenni, i casi di artisti nostrani che hanno alzato un sopracciglio e pronunciato un fermo rifiuto all’invito di calcare il prestigioso palco continentale.

Le rinunce eccellenti

Il primo nome a spiccare è quello di Domenico Modugno. Dopo la sua storica partecipazione nel 1958 con “Nel blu dipinto di blu”, che lo consacrò nel mondo intero, il cantante avrebbe potuto tornare a rappresentare l’Italia negli anni successivi, ma preferì concentrarsi sulla sua carriera oltreoceano, dove il brano divenne un inno italiano in America. Una scelta strategica, forse, ma che privò l’Eurovision di una delle voci più emblematiche della nostra canzone.

Negli anni ’80, un’altra icona della musica italiana, Mina, decise di non partecipare, nonostante il suo nome fosse stato più volte accostato alla competizione. La sua ritrosia alle apparizioni pubbliche e la sua avversione per i grandi eventi mediatici l’hanno tenuta lontana da quell’arena di lustrini e coreografie, ma non certo dalla gloria.

E che dire di Eros Ramazzotti? Nel 1986 vinse Sanremo con “Adesso tu”, e sarebbe stato il candidato perfetto per portare il tricolore sul palco europeo. Tuttavia, la sua attenzione era già rivolta alla scalata del successo internazionale, con una strategia mirata a mercati ben più remunerativi rispetto al contest europeo.

Anche qui, una scelta pragmatica, sebbene un pizzico di patriottismo musicale non avrebbe guastato.

Il caso Olly: quando la rinuncia lascia perplessi

Arriviamo ai giorni nostri e alla recente scelta di Olly, che, pur avendo avuto la possibilità di rappresentare l’Italia all’Eurovision, ha preferito declinare. Una decisione che, va detto, ha lasciato più di qualche appassionato interdetto. Se da un lato è vero che il contest può essere un’arma a doppio taglio per la carriera di un artista, dall’altro, non si può ignorare l’enorme visibilità che offre.

Eppure, Olly ha deciso di fare un passo indietro, privando il pubblico europeo della sua performance. Una scelta ponderata o un’occasione sprecata? Solo il tempo potrà dirlo, ma è difficile non pensare che abbia perso un’opportunità irripetibile. In ogni caso, niente paura, al suo posto andrà Lucio Corsi. Secondo classificato al festival di Sanremo.

Tra assenze e trionfi: l’Italia all’Eurovision

Se da un lato ci sono state numerose defezioni, l’Italia può vantare anche momenti di puro splendore eurovisivo. Dai trionfi di Gigliola Cinquetti e Toto Cutugno, fino all’indimenticabile successo dei Måneskin nel 2021, il nostro paese ha dimostrato di poter dominare la scena internazionale con talento e stile.

Forse, la lezione è chiara: l’Eurovision non è solo una gara, ma un palcoscenico unico dove la musica italiana può brillare. Rifiutarlo, salvo rare eccezioni strategiche, può significare lasciare per strada un’occasione d’oro.

eurovision, maneskin

Nel frattempo, mentre altri artisti italiani si preparano a conquistare il pubblico europeo, non ci resta che attendere. Chissà quale sarà il prossimo nome a dire di no.

Sappiamo per certo che: la storia della nostra musica continuerà a intrecciarsi, tra entusiasmi e rinunce, con quella della kermesse più amata (e discussa) d’Europa.

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