Fedeltà canaglia: esiste ancora?

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Le generazioni passano, la fedeltà resta. È il suo concetto ad essere cambiato radicalmente.

Gleeden, app dedicata agli incontri extraconiugali pensata per le donne, ha intervistato per le strade di Milano centinaia di coppie di età compresa tra i 18 e i 65 anni, al fine ottenere una risposta alla fatidica domanda: esiste ancora la fedeltà?

Secondo i risultati del sondaggio, i più giovani sembrano credere ancora nella fedeltà, rimanendo restii di fronte all’idea che si possano amare due persone contemporaneamente. La Gen Z cerca autenticità e sicurezza emotiva, e il 60% sceglie la monogamia. Al contrario, le generazioni più mature si mostrano meno sognatrici, e molto più scettiche di fronte al tema della fedeltà. Allo stesso tempo, il 70% vive relazioni monogame di lunga durata, e considera il matrimonio assolutamente fondamentale.

Il paradosso generazionale

Emerge quindi un paradosso che non si può ignorare: se sono le generazioni più vecchie a scoppiare l’idealista bolla di amore sincero nella quale siede comoda la Gen Z, come fanno ad essere anche le stesse ad avere relazioni monogame che durano una vita? È il tradimento il segreto di un sano, lungo matrimonio?

La domanda sorge spontanea. Non serve un sondaggio di rilievo per scoprire che la maggior parte delle relazioni nelle quali la Gen Z investe, siano di breve durata, molto più temporanee che permanenti. Basta pensare ai social, agli incontri effimeri, agli scambi di messaggi che non sempre risultano in appuntamenti, e agli appuntamenti che non sempre diventano qualcosa di più. Una volta era diverso: non bastava un like per iniziare un flirt, non c’erano app di incontri, conoscere qualcuno, instaurarvi una connessione, non era così a portata di mano come lo è oggi. Di conseguenza, oggi giorno, tradire non è mai stato così semplice. È strano quindi che nonostante ciò, i giovanissimi si proclamino hopeless romantics.

Perché succede questo?

Insomma, oggi tradire è semplicissimo, ma i giovanissimi credono ciecamente nell’amore. Perché? Perché è cambiato il concetto di fedeltà. Ed è successo a causa dell’avvento dei social. Le definizioni di amore e lealtà sono sempre più flessibili, soprattutto tramite lo schermo di un telefono, che funge da filtro, distorcendo la realtà delle cose tanto che qualsiasi azione passi per esso, perda di valore. Si è visto più volte con il cyberbullismo, con i commenti negativi, con l’odio gratuito. I pixel dello schermo sembrano avere una sorta di potere che fa sentire chi vi è davanti, capace di poter fare tutto senza pagarne le conseguenze. Una continua minimizzazione delle azioni.

Lo stesso vale per l’infedeltà. Scrivere a qualcun altro mentre si è in una relazione dopotutto, non significa parlarci dal vivo, guardarlo negli occhi, o avere un contatto fisico. Eppure non è tanto diverso. Il problema sta nella semplicità dell’atto, che lo fa sembrare quindi di poco conto. Un like di troppo, un messaggio, una risposta ad una storia Instagram: sono atti talmente semplici e veloci che sembrano aver poco peso. Così, più giovani forse credono nella fedeltà perché ne hanno una visione diversa, approcciando già in principio le relazioni nelle quali investono con la consapevolezza e la rassegnazione del tanto lo fanno tutti. Prediligendo l’intimità nella sua accezione emotiva rispetto a quella carnale, le nuove generazioni si mostrano più ottimiste nei confronti della lealtà intellettuale.

Il concetto di tradimento quindi, non ha fatto alcun passo indietro, ha solo cambiato forma. Ciò che fa la differenza è infatti la necessità di adattare le regole della monogamia ai tempi moderni. La fedeltà, invece di rimanere solida, unica, oggi più che mai viene percepita nella sua visione dualistica: un conto è tradire con il corpo, un conto è farlo con la mente. Ma è davvero così? In fin dei conti, il corpo non si muove da solo. E pur ammettendo quei rari casi di impetuosa passione che appannano la mente, non si può non concordare sul fatto che pur essendo due cose ben distinte, mente e corpo sono abitati dalla stessa anima.

Un’anima che ama, nel 2025, è un’anima che sì, forse guarda un po’ troppo al di fuori del proprio orticello. Ma sembra amarlo così tanto, che per la Gen Z non pare essere un problema. Tutto sta nel capire se è davvero così: essere moderni si, ipocriti, meglio di no.

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