Doom Spending: illusione o felicità?

da | LIFESTYLE

Vi è mai capitato di fare shopping in un momento di forte stress o di semplice noia? Se la risposta è sì, siete state vittime del cosiddetto “doom spending”, ovvero “spesa compulsiva” o “spesa catastrofica”.

Immaginate di essere nel vostro letto e di non riuscire a prendere sonno o, peggio ancora, avere troppi problemi a cui pensare, e, improvvisamente, compaiono sul vostro smartphone delle promozioni d’acquisto o dei saldi su un sito Internet; vi ritrovate magicamente in preda al desiderio, con il dito che scorre senza sosta tra le varie offerte online, in cerca di qualcosa da comprare per alleviare la vostra mente, e, una volta effettuato l’acquisto, riuscire a dormire serenamente.

Questo fenomeno, comune soprattutto tra gli adolescenti, si sta imponendo in modo silenzioso e inesorabile: si tratta di un ciclo di acquisti compulsivi che, però, al posto di portare gioia e soddisfazione, lascia un vuoto ancora più profondo. Eh sì, perché quando il giorno seguente apriamo il prodotto, non ci lascia appagati come pensiamo, bensì ci fa sentire quasi in colpa di aver ordinato l’ennesimo oggetto superfluo da aggiungere alla lista delle cose non necessarie, rimanendo così un vano tentativo di colmare un’assenza o una mancanza.

Il consumatore moderno

Secondo alcune statistiche, i consumatori sono oggi più stressati che mai e, solo negli Stati Uniti, il 60% dei clienti ammette di fare acquisti per alleviare lo stress o la tristezza, ma il fenomeno è globale, alimentato dalla crescita del commercio elettronico e dai social media che promuovono costantemente prodotti futili, rendendo così il proprio pubblico vittima del marketing. Dunque, dietro questa attitudine risiede una ricerca disperata di sicurezza e di sollievo, in un mondo che sembra fuori controllo; infatti, ch i cede a questo fenomeno, non lo faunicamente per il piacere di possedere un oggetto ma per cercare una consolazione temporanea.

Di rilevante importanza, inoltre, c’è da dire che non si tratta solo di psicologia individuale ma si potrebbe fare un discorso molto più ampio riguardo le implicazioni sociali ed economiche: questo comportamento, infatti, potrebbe portare ad una distorsione nei mercati, con grandi picchi di domanda per determinati prodotti, provocando così un forte innalzamento dei prezzi e una conseguente perdita di valore.

“Se comprare cose ci avesse davvero reso completi, allora ci saremmo fermati a quest’ora”, afferma Leach. Ma poiché il consumismo non soddisfa realmente i nostri bisogni, ci giriamo intorno, inseguendo le tendenze e lasciandoci sopraffare da questo fenomeno. La vera forza, allora, non sta nell’acquistare tanti prodotti per renderci visibili agli occhi degli altri, ma fermarsi davanti a un desiderio d’acquisto e chiedersi: “Ne ho davvero bisogno?”.

Foto: Pinterest

di Francesca Difano