La nostra voce ha un peso: basta all’astensionismo 

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L’astensionismo è un vizio molto italiano, e in quanto tale va combattuto con la consapevolezza, l’intelligenza e la conoscenza. Avere il diritto di esprimere la propria opinione, favorevole o contraria che sia, è un privilegio che non tutti hanno. In Italia abbiamo la possibilità di farlo, facciamolo

A 18 anni, in Italia, acquisiamo l’onore di andare a votare

L’importanza di poter esprimere la propria opinione la scopriamo, però, solo dopo i 18 anni. 

Alla prima votazione, che poterebbe essere un’elezione per alcuni, e un referendum per altri, siamo entusiasti e agitati allo stesso tempo, cerchiamo di informarci su tutta la storia della politica italiana in quelle poche settimane che precedono il richiamo ai seggi. Nonostante di storia ne abbiamo studiata, dalla prima elementare alla quinta superiore, di politica o cittadinanza non se n’è mai parlato. 

Ignari, veniamo buttati in un vortice di si e di no, di chi propone cose che più si avvicinano alle nostre idee e di coloro che invece le infrangono. 

Di una cosa però siamo sempre stati certi: NO ALL’ASTENSIONISMO.

Che fosse a scuola, in famiglia, in ambito lavorativo, ci hanno ripetuto migliaia e migliaia di volte, fin da piccoli, quanto sia importante esprimere la propria opinione, contraria o favorevole che sia, bisogna dirla. Questo diritto è stato guadagnato con il sangue, con il sudore, con le battaglie dei nostri nonni, bisnonni e dalle generazione del passato per permettere a noi, persone che nemmeno conoscevano, di essere libere, libere di esercitare la nostra sovranità e smettere di essere dei fantocci. 

Soltanto i loro gesti, dovrebbero far riflettere sul coraggio di metterci la faccia. 

In Italia abbiamo la fortuna di scegliere chi potrà governare e condurre il nostro Paese, di farci vivere meglio o peggio; in molti altri stati decidono in pochi e subiscono in tanti, il popolo è obbligato a sottostare ai più forti: niente manifestazioni, niente suffragi, niente diritti umani. 

In Corea del Nord, ad esempio, è obbligatorio votare un solo candidato. Se si decide di esprimere un parere contrario bisogna recarsi in un seggio apposito; il voto quindi non è più segreto e si è sottoposti al controllo delle autorità: praticamente è impossibile votare a sfavore di chi è già stato deciso da altri

In questi Paesi è concesso solo il silenzio. Un silenzio che conduce ad ingiustizie, supremazia e paura.

Ma si sa, quando si ha tutto, non ci si rende conto dell’importanza delle cose che si possiedono. Dobbiamo aprire gli occhi. 

Referendum 8/9 giugno

Questa mattina ci siamo svegliati tutti, o quasi, consapevoli di avere la possibilità di esercitare il nostro diritto di essere umani: andare a votare. 

Ci sarà chi eserciterà il proprio diritto e chi, ignaro del privilegio che possiede, andrà al mare, farà una grigliata o dormirà tutto il giorno, continuerà a vivere la sua vita come se nulla fosse. Perché tanto, chissà che cosa si vota oggi e chissà quali saranno le conseguenze?

I giovani sono gli adulti di domani, e in quanto tale sembrerebbe ovvio il loro interesse verso ciò che gli accade intorno

In quanto gen z veniamo chiamati spesso in giudizio per dire la nostra, per far valere la nostra voce e dare la nostra opinione. Siamo definiti i più attivisti, i nuovi giovani desiderosi di far valere la propria voce, che si impegnano per le battaglie dei vicini e non soltanto delle proprie… 

Io penso che, spesso, queste frasi siano una mera illusione, pour parler. Perché, se da un lato c’è davvero qualcuno interessato a cambiare le cose, dall’altro, gran parte dei ventenni non guardano al di fuori del proprio orto, o meglio, dei propri social. Si accontentano di fare bene il proprio mestiere, di uscire il sabato sera e di ciò che sta accadendo dall’altro capo del mondo non ne sanno minimamente nulla. È un problema. 

Questa seconda fascia di giovani indifferenti probabilmente non andrà neanche a votare, né oggi, né domani, perché tanto, a loro cosa potrà mai cambiare? Il loro lavoretto provvisorio continueranno ugualmente a farlo e andrà tutto bene. Di problemi non ne hanno. Adesso… Tra dieci, venti, trent’anni, quando avranno una famiglia alle spalle e si dovranno mantenere con il proprio mestiere ci penseranno due volte forse prima di astenersi

Secondo i sondaggi, nelle elezioni politiche del 2022 l’astensionismo è stato tra il 64 e il 57% nell’età che va tra i 18 e i 24 anni: 2 ragazzi su 3 non hanno votato.

A me spaventa il futuro

Immagino un Italia in cui i genitori insegneranno soltanto ad andare bene a scuola, portare a casa dei bei voti, guardare i siti web per imparare, e poco altro. Niente libri, niente conoscenza, soltanto click. Ma del passato? Delle battaglie dei nostri antenati? Chi ne parlerà? Gli ultimi testimoni non ci saranno più e ci saremo solo noi. Toccherà a noi ricordare e tramandare la loro voce, per fare in modo che certe cose non si ripetano e continuare ad essere liberi: perché la libertà di parola non è scontata. Forse sembra scontata, perché ci è stata donata, siamo cresciuti abituati a dire ciò che riteniamo giusto; non conosciamo l’Italia come dittatura, come monarchia, ma soltanto come democrazia, un Paese in cui non dobbiamo avere paura di dire la nostra. Siamo fortunati e non ce ne rendiamo conto. 

L’invito adesso è di prendere esempio da altri paesi nel mondo, che nonostante, per assurdo, non abbiano avuto la nostre stesse vicende e conseguenze storiche, hanno compreso il peso e il valore delle opinioni e lo hanno imposto alla società, affinché anch’essa ne comprendesse il significato

In Belgio votare è obbligatorio. Le sanzioni partono dai 40/80euro in seguito alla prima infrazione, per poi aumentare ad 80/200 per le successive. Inoltre, se non si volta 4 volte in 15 anni si perde il diritto al voto fino a 10 anni

Anche in Argentina sono abbastanza severi: recarsi alle urne e votare è obbligatorio dai 18 ai 70 anni; le sanzioni vanno da 50 a 500 pesos. E per rendere ancora le cose più chiare, fino a quando la multa non viene saldata l’individuo non può ottenere carta d’identità, passaporto, ricevere benefici statali, né partecipare a concorsi pubblici. 

Dal 1924 in Australia, nonostante si decida di non votare, è obbligato recarsi al seggio; in caso contrario si riceve una multa di 20$.

L’Italia ha quindi un grande vizio, chiamato astensionismo, che potrebbe essere anche visto come sinonimo di codardia

Giusto pochi giorni fa, ci siamo astenuti, insieme ad altri 11 paesi  –  tra cui Russia e Iran – su 135, in merito al piano globale proposto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per eventuali future pandemie. 

L’Italia, dopo aver fatto una serie di richieste che sono state anche accettate, tra cui il rispetto della sovranità razionale, il divieto di vaccinazione obbligatoria, ecc. ha deciso di astenersi. 

Un vizio per essere tale deve essere un’abitudine…

Infatti, la premier Giorgia Meloni, in merito al referendum per cui si vota oggi e domani, ha dichiarato che non ritirerà alcuna scheda per votare, sostenendo che “Astenersi è un diritto”, e che lei lo farà. 

Sappiamo bene che l’astensionismo – purtroppo- in Italia è previsto dalla legge e dalla costituzione, ma rimane pur sempre qualcosa di frivolo, inutile, e il fatto che personaggi politici, e soprattutto una persona che ci rappresenta agli occhi degli altri, lo sostengano e cerchino di diffonderlo è un problema.

Alla fine, l’astensione è già una scelta. È come scappare da un’interrogazione, da un problema relazionale o di lavoro, sarà ben più coraggioso chi ci mette la faccia e si prende le responsabilità delle sue scelte.

Il campanello d’allarme sta suonando da un po’, ma continuerà a suonare inutilmente se non facciamo qualcosa oggi e se non facciamo sentire la nostra voce. Per cambiare, non è mai troppo tardi. 

Figli dell’epoca –  Wislawa Szymborska

“Siamo figli dell’epoca,

l’epoca è politica.

Tutte le tue, nostre, vostre

faccende diurne, notturne

sono faccende politiche.

Che ti piaccia o no,

i tuoi geni hanno un passato politico,

la tua pelle una sfumatura politica,

i tuoi occhi un aspetto politico.

Ciò di cui parli ha una risonanza,

ciò di cui taci ha una valenza

in un modo o nell’altro politica.

Perfino per campi, per boschi

fai passi politici

su uno sfondo politico.

Anche le poesie apolitiche sono politiche,

e in alto brilla la luna,

cosa non più lunare.

Essere o non essere, questo è il problema.

Quale problema, rispondi sul tema.

Problema politico.

Non devi neppure essere una creatura umana

per acquistare un significato politico.

Basta che tu sia petrolio,

mangime arricchito o materiale riciclabile.

O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma

si è disputato per mesi:

se negoziare sulla vita e la morte

intorno a un rotondo o quadrato.

Intanto la gente moriva,

gli animali crepavano,

le case bruciavano

e i campi inselvatichivano

come in epoche remote

e meno politiche.”

Votate.

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