Dalla cameretta al grande schermo, Federica Pala si racconta ad AdlMag.
Diciotto anni ancora da compiere, un film al cinema, quattro serie tv, e la passione per l’atletica leggera: per Federica Pala, giovane promessa del cinema italiano, la recitazione è narrazione e divertimento, costruzione e sfida. Tra un ciak e l’altro, Federica ci ha dedicato un po’ del suo tempo, facendoci entrare nel mondo dello spettacolo con l’occhio della GenZ.
Puoi raccontarci come ti sei avvicinata al mondo della recitazione?
Mi piace dire di averlo fatto per gioco: avevo solo sette anni, mi sono avvicinata a questo mondo attraverso il consiglio di amici di famiglia che mi hanno iscritta alla mia attuale agenzia, lo Studio Ofelia. Ma né io né i miei genitori avevamo particolari ambizioni, io sono sempre stata una bambina molto attiva, e questo era un modo alternativo per divertirmi. Quando sono stata presa per il mio primo film, America Latina dei fratelli D’Innocenzo, ho iniziato a prenderla più seriamente. Lì ho capito che non era solo un gioco, ma che mi piaceva realmente, ed è diventato il mio sogno nel cassetto.
Pur recitando già da molto giovane, ti ricordi come ti sei sentita la prima volta che ti hanno comunicato di aver ottenuto una parte?
La reazione è più o meno sempre la stessa, ancora oggi inizialmente sono sempre incredula. Quando poi inizia il processo di realizzazione mi sento euforica, e curiosa. Curiosa di scoprire a fondo il personaggio, di costruirlo, metterlo in scena. Ad esempio per America Latina, quando ho scoperto di essere stata presa, la mia reazione è stata di totale shock!
Parlando proprio di America Latina, quali sono state le principali sfide che hai affrontato interpretando quel ruolo?
Per il ruolo di Ilenia è stato fatto un lavoro molto preciso dietro le quinte da parte dei registi che mi hanno accompagnata, ma sicuramente una difficoltà importante è stata l’utilizzo del pianoforte: io non suono il pianoforte, non lo avevo mai suonato prima di quella richiesta, quindi ho fatto un corso intensivo di un mese per imparare a farlo. Alla fine è riuscito così bene che nonostante sul set ci fossero delle controfigure, non sono state necessarie.
Hai interpretato Sarah Scazzi nella serie Qui non è Hollywood: come ci si prepara emotivamente per affrontare un ruolo così delicato?
Non c’è una vera e propria preparazione, soprattutto per un argomento così delicato, non c’è giusto o sbagliato. Il lavoro che è stato fatto non è stato solo il mio, ma degli autori Davide Serino e Antonella Gaeta. Mi sento soprattutto di dover dare il merito al regista Pippo Mezzapesa, insieme al quale abbiamo costruito il personaggio di Sarah sulla base delle poche fonti che avevamo. Volevamo costruire un personaggio con un’idea fissa, quella di renderle giustizia nel modo più sincero e delicato possibile.
Come hai vissuto il grande riscontro mediatico della serie, insieme ai tanti dibattiti che ha generato?
Abbiamo avuto un grandissimo riscontro mediatico, sia in positivo che in negativo. Non posso che dirmi perlopiù soddisfatta dei risultati ottenuti, perché hanno saputo restituire giustizia al grande lavoro svolto. D’altra parte, riguardo i tanti dibattiti, io sono dell’idea che tutti possano esprimere la propria opinione, positiva o negativa che sia, l’importante è che rimanga il rispetto verso gli altri.
Parlando più in generale, puoi condividere un aneddoto interessante o memorabile dal set di una delle tue produzioni?
Ho un aneddoto che viene dal set di Qui non è Hollywood. La terza puntata si apre con una scena molto importante, cruda. C’è la presenza di una formica che mi cammina sul viso: molte persone hanno pensato che la formica fosse stata aggiunta in post produzione, attraverso computer o effetti speciali, ma non è così. La formica era vera, verissima (ride, ndr), e quindi devo dire che è stata anche una scena complicata da girare. Non mi ero mai ritrovata in una condizione simile!
Hai altre passioni oltre la recitazione?
Sì, assolutamente. Sono una grande sportiva, faccio atletica leggera da quattro anni con il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, e sono specializzata nella velocità. In realtà adesso sono ferma a causa di un infortunio al piede, ma non vedo l’ora di tornare in pista, spero il prima possibile.
Se potessi scegliere di interpretare un personaggio di una serie TV amata dalla Gen Z, quale sarebbe e perché?
Sono una grande fan di Grey’s Anatomy e Friends, quindi volerei subito in America! Non saprei indicare un personaggio specifico, perché entrambe le serie hanno figure femminili con personalità molto forti. Probabilmente sceglierei una delle due serie e mi orienterei verso un personaggio principale. I protagonisti sono spesso i più complessi e, proprio per questo, più stimolanti e divertenti da interpretare. Più un personaggio è articolato, più diventa interessante entrare nei suoi panni.
Che consiglio daresti ai giovani che, come te, desiderano intraprendere la carriera di attore o attrice?
Il mio consiglio, per quanto possa sembrare banale, è sicuramente il più sincero: inseguite i vostri sogni, ma fatelo costruendo basi solide. Solo con fondamenta forti si possono creare vere opportunità. Studiare è fondamentale, ma allo stesso tempo è importante coltivare la propria creatività, restare originali e, soprattutto, non avere paura di essere diversi.
Il cinema, oggi, sta cambiando molto, soprattutto nel modo in cui racconta le tematiche sociali. C’è un argomento che ti sta particolarmente a cuore e che vorresti vedere più rappresentato?
Fortunatamente, il cinema sta iniziando a dare spazio a tematiche più delicate e profonde, e trovo che sia giusto sensibilizzare il pubblico su certi argomenti. Personalmente, sento molto vicino il tema della salute mentale negli adolescenti, forse perché faccio parte della GenZ. È un tema di cui si parla, sì, ma secondo me non abbastanza: non c’è mai un limite, non è mai “troppo”. È un argomento complesso, ricco di sfaccettature, e mi piacerebbe vederlo raccontato con maggiore profondità e verità, sia al cinema che nelle serie TV.
Per concludere: cosa diresti alla Federica di cinque anni fa, e come ti immagini tra cinque anni?
Alla Federica del passato direi di godersi ogni esperienza fino in fondo e di non preoccuparsi troppo: le grandi attese e il tanto lavoro verranno ripagati. Alla Federica del futuro auguro di realizzare i suoi sogni, di trovare la sua strada e, soprattutto, di rimanere sempre fedele a se stessa, senza lasciarsi travolgere dal mondo che la circonda.
by Manuela Somma e Greta Liberatoscioli.