L’estetica del Chaoscore: la bellezza del disordine

da | FASHION

Tra moda, ribellione e anti-estetica, il caos diventa un nuovo codice di stile che riflette il disordine del mondo

“Ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato” diceva lo scrittore Karl Craus. 

Oggi il disordine è il nostro nuovo ordine. Nel mondo della moda, l’estetica del chaoscore emerge in risposta al perfezionismo di massa e alle tendenze tradizionali, e lo fa dominando le maggiori passerelle del 2025\26, da MiuMiu e DSquared2, a Dolce&Gabbana e Balenciaga. Più che una semplice tendenza, il chaoscore è un invito a sperimentare e abbracciare il disordine come forma di espressione. Un modo per raccontare una storia unica di se stessi, dove ogni elemento diventa simbolo di personalità, senza paura di sbagliare o apparire incoerenti.

All You Can Wear è il nuovo mantra

Come sappiamo, la moda da sempre riflette la società del nostro tempo, e anche qui non viene a mancare. Il nostro pianeta è immerso in una crisi costante: un caos che si manifesta ovunque, segnato da guerre senza fine, disastri naturali devastanti e conflitti politici sempre più intensi. Un senso di irrequietezza che si rivela anche nella moda.

Girando per le strade delle grandi metropoli, infatti, è impossibile non notare come milioni di giovani creino look stravaganti e audaci mescolando capi apparentemente in contrasto tra loro, come se non seguissero una logica di abbinamento, caratterizzati da sovrapposizioni eccentriche e un mix & match quasi fuori contesto: elementi di epoche diverse, di colori diversi, e di tessuti e di natura differente.

Benvenuti nell’estetica del caos: dove il disordine visivo e stilistico racconta l’instabilità del nostro tempo.

Il mercato della moda riflette il caos del mondo

Questa particolare situazione viene certamente perseguita dalle logiche di mercato, che anche questa volta non si lasciano sfuggire l’occasione per vendere i propri prodotti e cercare — in maniera quasi ossessiva, potremmo dire –  un riscontro da parte dei giovani consumatori.

Dunque, come replica la moda all’estetica del Chaoscore? La risposta è semplice: proponendo sul mercato una grande, certamente eccessiva, cozzaglia di capi, di ogni genere e di ogni modello, sperando che qualcosa colpisca il desiderio dei consumatori. Per questo, la moda sta ponendo sempre di più l’accento sullo styling che sul design del singolo prodotto.

Il valzer dei direttori creativi: anche questo è caos

Una domanda sorge spontanea: sarà questo disordine la causa dei continui cambiamenti che scuotono il mondo della moda da mesi? Non c’è da stupirsi se il caos nei brand più affermati si traduca in una continua rotazione di direttori creativi. D’altronde, in un mondo sempre più frammentato e sempre più pieno di esigenze diverse da parte del consumatore, come fa un direttore creativo a vendere, pur mantenendo una linea coerente con il proprio brand e il proprio heritage

Così, le case di moda più influenti si trovano in continua ricerca di nuovi leader creativi, nel tentativo di rivitalizzare la loro immagine e risollevare le vendite. Questa strategia però non sembra aver funzionato. Anzi, ha snaturato gli stessi marchi, ridotti ad inseguire un target di riferimento troppo instabile e imprevedibile, e indebolendo così la figura del direttore creativo. Ormai non più demiurgo di uno stile che vuole farsi legge ma produttore in serie di abiti e accessori che hanno prima di tutto il compito di bucare uno schermo già saturo di immagini.

Ormai tutto è talmente fuori posto che più niente è fuori luogo.  Resta quindi da chiedersi: quale sarà il futuro della moda? Riusciranno i direttori creativi a mantenere la loro visione unica, o finiranno per essere schiacciati dalla pressione di un mercato che chiede sempre di più e in maniera sempre più dispersiva?

Foto: Pinterest