Il cinema ha sempre raccontato l’amore, e l’intimità ma a quale prezzo? Baci rubati, passioni travolgenti, scene di sesso iconiche. Il grande schermo ha sempre esplorato l’intimità, ma cosa succede veramente dietro le quinte?
Fino a pochi anni fa, le scene di sesso nei film e nelle serie TV erano spesso improvvisate, senza particolari protocolli di sicurezza o supporto per gli attori coinvolti. Risultato? Disagi, pressioni, e in alcuni casi, veri e propri abusi.
È qui che entra in scena l’Intimacy Coordinator, una figura che negli ultimi anni ha rivoluzionato il modo in cui il cinema e la televisione gestiscono le scene intime. Nato per garantire rispetto, consenso e sicurezza, il suo ruolo è ormai imprescindibile nelle grandi produzioni. Ma siamo sicuri che si tratti di progresso o rischiamo di perdere qualcosa nella spontaneità e nell’arte della narrazione?
Dal #metoo al set: come nasce questo ruolo?
Il movimento #MeToo, esploso nel 2017, ha scoperchiato il vaso di Pandora di Hollywood: testimonianze di molestie, pressioni e abusi hanno evidenziato un enorme vuoto nel settore cinematografico. Da sempre, gli attori e le attrici hanno dovuto affrontare scene di sesso con poca o nessuna preparazione, affidandosi all’improvvisazione e alla sensibilità del regista.
Ed è proprio in risposta a queste problematiche che nel 2018 HBO introduce ufficialmente la figura dell’Intimacy Coordinator, rendendolo obbligatorio per tutte le sue produzioni. Da lì, il trend si è espanso a macchia d’olio: Netflix, Amazon Prime, Disney+, e persino il cinema d’autore europeo hanno iniziato a includere questa figura nei loro set.
Ma cosa fa esattamente un intimacy coordinator?
Potremmo definirlo il “coreografo dell’intimità”. Il suo compito è quello di:
-Garantire il consenso: ogni scena viene discussa e pianificata nei minimi dettagli, così che gli attori sappiano esattamente cosa aspettarsi.
Creare un ambiente sicuro: nessuno deve sentirsi forzato o a disagio, e ogni tocco, movimento o gesto viene concordato in anticipo.
Utilizzare barriere fisiche e body suit: per evitare un contatto troppo invasivo e rispettare il comfort degli interpreti.
Lavorare con il regista per mantenere l’integrità artistica della scena, senza compromettere il benessere degli attori.
Insomma, l’Intimacy Coordinator non censura l’erotismo, ma lo gestisce con metodo, proprio come si fa con le scene d’azione, dove è impensabile girare senza uno stunt coordinator.
Quando il consenso era un optional
Per capire l’importanza di questa figura, basta guardare al passato. Famoso è il caso di “Ultimo tango a Parigi”, dove Maria Schneider, all’epoca appena 19enne, ha raccontato di essere stata traumatizzata dalla scena dello stupro con il burro, girata senza il suo consenso esplicito. Il regista Bernardo Bertolucci e Marlon Brando decisero di aggiungere quel dettaglio senza avvisarla, lasciandola in uno stato di shock.
E cosa dire di “Euphoria”, la serie HBO che ha fatto scalpore per le sue scene di sesso esplicite? Zendaya e il cast hanno più volte ribadito l’importanza dell’Intimacy Coordinator, sottolineando come la sua presenza abbia reso più sicura la realizzazione di scene altrimenti molto difficili da affrontare.
Ma l’arte ne sta perdendo? Il dibattito è aperto.
Non tutti però vedono questa figura come un’innovazione positiva. Alcuni registi e attori hanno criticato il ruolo dell’Intimacy Coordinator, ritenendolo un’ulteriore burocratizzazione dell’arte. Sean Bean, il Ned Stark di “Game of Thrones”, ha dichiarato che questo approccio toglie spontaneità e autenticità alle scene. Dall’altro lato, attrici come Emma Thompson hanno ribattuto che il consenso non è mai stato un ostacolo alla creatività, ma solo un mezzo per lavorare meglio.
E noi spettatori? Sentiamo la differenza? L’erotismo sullo schermo è diventato più freddo e meccanico o semplicemente più rispettoso?
L’italia è pronta per l’intimacy coordinator?
In Italia, questa figura è ancora agli albori. Se negli USA è ormai una prassi consolidata, nel nostro cinema la presenza di un Intimacy Coordinator è ancora rara. Eppure, alcuni registi più giovani e produzioni internazionali stanno iniziando ad adottarlo anche nel nostro paese.
Quindi, il futuro del cinema sarà davvero più etico e consapevole? O perderemo parte di quel fascino brutale e viscerale che ha reso immortali alcune scene della storia del cinema?
Di certo, una cosa è chiara: l’intimità, sul set come nella vita, non dovrebbe mai essere un salto nel vuoto.