L’amore liquido nel 2025

da | LIFESTYLE

“L’amore non è mai un solido. Ma la sua liquidità, oggi, è diventata un inganno.”

Zygmunt Bauman, Amore liquido

Zygmunt Bauman aveva visto tutto con largo anticipo. L’amore, un tempo solido e costruito per durare, si è trasformato in qualcosa di fluido, instabile, volatile. Non si tratta più di trovare qualcuno con cui condividere la vita, ma di qualcuno che sia compatibile con la nostra giornata. La relazione perfetta? Deve essere flessibile, senza troppe aspettative, adattabile alle nostre esigenze.

Viviamo in un’epoca in cui l’amore si consuma come un prodotto di mercato: si desidera, si ottiene, si scarta. Se un tempo l’amore era una costruzione lenta, fatta di sacrifici e incastri, oggi è un’esperienza da provare, ma senza garanzia. Gli incontri non si basano più sulla conoscenza profonda, ma sulla prima impressione. Basta un dettaglio fuori posto, una parola sbagliata, un messaggio con il tono errato, ed ecco che l’incanto si spezza. Perché investire tempo in qualcosa che potrebbe deluderci, quando abbiamo infinite alternative a portata di swipe?

Bauman parlava di legami deboli, di connessioni leggere come piume. Il problema è che, a furia di rendere tutto meno impegnativo, abbiamo reso tutto meno significativo. La paura più grande, oggi, non è perdere qualcuno, ma rimanere legati a qualcosa che potrebbe limitare la nostra libertà. Così corriamo in cerchio, cercando l’amore perfetto senza mai fermarci davvero ad amare.

E allora viene da chiedersi: siamo diventati più moderni, più disillusi o semplicemente più soli?

Bauman vs le relazioni nel 2025

Se Bauman avesse avuto modo di osservare le relazioni nel 2025, probabilmente non si sarebbe sorpreso. Anzi, avrebbe trovato ulteriore conferma della sua teoria. L’amore liquido di oggi è ancora più sfuggente di quanto lui stesso avesse previsto: connessioni sempre più veloci, rapporti effimeri che evaporano alla prima difficoltà, il concetto di “per sempre” che suona quasi anacronistico.

Oggigiorno, la tecnologia ha reso le relazioni più accessibili, ma anche più sostituibili. Se in passato si accettava l’idea che una relazione richiedesse impegno, ora ci basta scorrere il dito su uno schermo per avere l’illusione di una scelta infinita, un po’ come con il menù dell’ all you can eat. Dating app, social network, chat istantanee: tutto ci dà l’impressione di poter trovare sempre qualcosa di meglio, di poter evitare il conflitto e la complessità che ogni relazione autentica porta con sé.

E così, invece di costruire, consumiamo. Invece di approfondire, passiamo oltre. Il ghosting, il breadcrumbing, il love bombing sono solo alcune delle dinamiche tossiche che rivelano la fragilità delle connessioni moderne. L’altro diventa una presenza accessoria, un’idea di compagnia che deve adattarsi perfettamente ai nostri ritmi, senza mai risultare ingombrante. Il problema non è solo la mancanza di impegno, ma l’incapacità di tollerare il peso emotivo delle relazioni. L’amore deve essere immediato, senza attriti, senza il rischio di diventare un ostacolo alla nostra libertà individuale.

DTR: L’amore ai tempi delle etichette

Siamo diventati bravissimi a parlare di rispetto, bisogni emotivi, consapevolezza. I social sono pieni di post e video che analizzano l’amore con la freddezza di un report aziendale: red flag, green flag, relazioni tossiche, relazioni consapevoli, ci mancano solo i grafici a torta. Pretendiamo attenzioni, comunicazione, stabilità, ma poi, quando si tratta di metterci in gioco, siamo i primi a tirarci indietro. Sappiamo tutto sull’amore, ma sappiamo ancora amare davvero?

Viviamo nell’era dell’autoanalisi compulsiva, del “merito di più”, del “non mi accontento”. Ma dietro questa facciata di consapevolezza si nasconde un’altra realtà: la paura. Paura di fallire, di essere feriti, di non essere abbastanza. E così, prima ancora di provare a lasciarci andare, sentiamo il bisogno di DTRare tutto: Define The Relationship. Etichettare, catalogare, stabilire confini, come se senza una definizione precisa nulla avesse valore. Come se l’amore, per esistere, dovesse prima passare sotto un’analisi di mercato.

Ma da quando amare significa negoziare? Perché ci sentiamo obbligati a incasellare qualcosa che, per sua natura, è fluido e imprevedibile? Il bisogno di DTR non nasce dal desiderio di chiarezza, ma dal terrore di investire in qualcosa di incerto. Vogliamo garanzie prima ancora di sentire il rischio dell’amore. Vogliamo sapere a cosa stiamo andando incontro, come se una relazione potesse funzionare come un contratto con clausole e postille.

L’amore non si può controllare, si può solo vivere

E se invece ci buttassimo? Se smettessimo di proteggere ogni centimetro del nostro cuore con disclaimer e condizioni d’uso? Incolpiamo il mondo per la nostra incapacità di lasciarci andare, quando siamo noi per primi a costruire muri. Ci illudiamo che essere disillusi sia sinonimo di maturità, ma in realtà è solo paura travestita da cinismo.

L’amore è bello perché è pericoloso. È incerto, instabile, un salto senza paracadute. Possiamo continuare a proteggerci dietro scuse razionali, a credere che l’indipendenza significhi non aver bisogno di nessuno. Oppure possiamo accettare che, per quanto il mondo ci abbia insegnato a diffidare, a trattenere, a selezionare, l’amore non è fatto per essere controllato. È fatto per essere vissuto.

Da: Millo & Frank

Foto: Pinterst