La storia del modista che diede vita alla chapeau Couture: Philip Treacy, il re dei cappelli.
Negli anni ’90 venne presentato a Karl Lagerfeld da Isabella Blow: l’editrice di Tatler disse all’allora direttore creativo di Chanel che con quell’incontro, gli stava facendo un grande favore. Difficile crederlo all’epoca. Da una parte vi era il Kaiser della moda, dall’altra, uno studente appena laureato. Eppure quell’incontro, portò fortuna ad entrambi.
Sognando la moda
Philip Treacy nasce ad Ahascragh, un piccolo villaggio irlandese, ma sogna la moda fin da quando ha memoria. Quel mondo tanto lontano, quanto inaccessibile, si presenta a lui solo in rare occasioni, ma sono abbastanza da farlo innamorare. È grazie ai sontuosi abiti da cerimonia che ammira durante i matrimoni della chiesa di fronte casa, da lui definiti “l’equivalente di una sfilata”, che Treacy decide di seguire la sua vocazione.
Così, dopo il liceo si trasferisce a Londra, dove studia al Royal College of Art. Qui riesce a far recapitare un suo cappello ad Isabella Blow, che non solo lo introdurrà nel mondo della moda, ma gli darà anche un posto in cui poter sperimentare, lasciandogli gli spazi del suo seminterrato per poter allestire il proprio laboratorio. L’amicizia con Isabella Blow rappresenta un punto di svolta per la carriera di Treacy: a soli 23 anni infatti, inizia a lavorare per Chanel. La sua prima creazione per la maison francese, la Twisted Birdcage viene indossata da Linda Evangelista sulla cover di British Vogue, e gli varrà il British Fashion Council Award come miglior designer di accessori.

Negli anni, oltre a disegnare per le più importanti case di moda come Chanel, Ralph Lauren, Valentino e Alexander McQueen, farà anche sfilare la sua personale linea. Tra i cappelli più famosi troviamo le tante composizioni floreali, la fascia per capelli con la foto di Naomi Campbell indossata dalla modella stessa, e le infinite composizioni a spirale che sembrano sfidare la gravità.


La Chapeau Couture
Forse non gli viene rivolta la stessa attenzione di borse e scarpe, ma i cappelli in alcuni casi costituiscono l’intero look. Eccone alcuni visti in passerella. Per prime, non si possono non menzionare le creazioni per Alexander McQueen. Dal giardino orizzontale realizzato per Voss, la collezione Primavera-Estate del 2001, fino ad arrivare ai nidi di uccello e i mazzi di fiori creati rispettivamente per l’Autunno 2006 e la Primavera 2007.


Sempre per Alexander McQueen, ma stavolta mentre è alla guida di Givenchy, realizza i copricapi della collezione Couture del 1997. Le corna dorate della collezione entreranno nella storia del brand.


Il copricapo indossato da Claudia Schiffer, la “sposa” della collezione Autunno 1992 di Chanel, è opera sua, come tanti altri pezzi realizzati per il brand. Ancora, i cappelli delle donne-alieno di Mugler, per diverse stagioni, sono disegnati da lui, come le più recenti sculture di piume realizzate per Valentino.


La moda in passerella, molto spesso, ha preso vita proprio grazie ai copricapi: elementi tanto importanti quanto sottovalutati. Tanti di quei copricapi, hanno potuto sfilare grazie alla determinazione di qualcuno che la moda pensava di poterla vedere solo attraverso la propria finestra. Philip Treacy non solo è riuscito a vedere la moda da vicino, ma l’ha cambiata riscrivendone le regole, cappello dopo cappello.
Foto Credits: Vogue, Pinterest.