Era bella, la democrazia. Aveva il volto dell’utopia e la voce dei popoli liberi. Dicevano che fosse il governo del popolo, per il popolo, con il popolo. Dicevano che fosse il baluardo della giustizia, la garanzia della libertà.
Soffermiamoci per un momento e immaginiamo di essere nell’antica Grecia, dove il concetto di dēmokratía (δημοκρατία) nasceva circa 2500 anni fa. Un sistema in cui i cittadini – o meglio, quelli considerati degni di essere tali – prendevano decisioni collettivamente, partecipando attivamente alla politica del paese. Peccato che fosse una democrazia “d’élite”. Le donne, gli schiavi e gli stranieri non contavano nulla. Ma va bene, dettagli.
Col tempo, il modello si è evoluto: prima le monarchie costituzionali, poi le repubbliche, poi il suffragio universale. Finalmente, tutti potevano esprimere il loro voto, e la democrazia diventava sinonimo di libertà. O almeno, così ci hanno fatto credere.
Oggi, guardandoci attorno, sorge spontanea una domanda: dove s’è smarrita la democrazia? Che ne è stato di quella creatura tanto idealizzata? Esiste ancora o è solo una definizione usata per farci credere di essere artefici del nostro destino?
La verità è che la democrazia è diventata una farsa. Un rituale vuoto, un’illusione venduta a suon di propaganda. Votare è rimasto un atto simbolico, un’abitudine sterile, perché il vero potere non è più nelle mani del popolo. Il potere è delle élite finanziarie, delle lobby, dei burocrati invisibili che muovono fili, dietro spesse tende, protetti da schiere di servi in giacca e cravatta.
La volontà popolare? Una barzelletta. Buona solo per essere sventolata in campagna elettorale.
Dove sono finite libertà e giustizia?
Dov’è la libertà di pensiero, se oggi dire la verità è un reato?
Dov’è quella sovranità che dovrebbe appartenere al popolo, se le decisioni vengono prese altrove, dove al comune cittadino non è concesso entrare?
Dov’è la giustizia, se chi ruba milioni e si gode i frutti delle sue truffe su uno yacht e chi ruba ai ricchi per dare ai poveri – un po’ come un contemporaneo Robin Hood – marcisce in una cella?
Dov’è la dignità dell’uomo libero, se oggi è ridotto a un codice fiscale, a un ingranaggio utile finché serve, scartabile nel momento in cui decide di esercitare il suo diritto costituzionale di ribellarsi?
La politica è diventata uno show, con attori pessimi e copioni riciclati. I governi cadono e risorgono come marionette nelle mani di potenti burattinai invisibili. Elezioni pilotate, risultati prevedibili, leader che parlano ma non dicono nulla, che promettono e non mantengono.
E noi? Siamo spettatori inermi, convinti che mettere una croce su una scheda ci renda protagonisti del cambiamento. Ma il potere non è più nostro. Forse non lo è mai stato.
Democrazia o teatrino del consenso?
Se la democrazia fosse davvero viva, ci sarebbe spazio per il dissenso. E invece? Il dissenso è etichettato come pericoloso, destabilizzante.
Non sei d’accordo con la narrativa dominante? Sei un estremista.
Ti fai domande? Sei un complottista.
Vuoi più trasparenza? Sei un sovversivo.
Abbiamo scambiato la libertà di espressione con un like su un post, la partecipazione politica con una crocetta su una scheda, la sovranità con un gettone da inserire nel gioco dell’intrattenimento elettorale.
La verità è che la democrazia non è stata abolita. È stata addomesticata.
L’hanno trasformata in un prodotto da banco, qualcosa che puoi comprare, vendere e manipolare. Ti danno l’illusione della scelta, ma le opzioni sono sempre le stesse. Cambiano i volti, non il sistema.
E allora la domanda sorge spontanea: siamo ancora cittadini o siamo diventati solo spettatori?
La siesta è finita
Il vero problema della democrazia moderna non è solo chi la controlla, ma chi la subisce senza più interrogarsi, il totale disinteresse. La nostra rassegnazione, la nostra incapacità di immaginare qualcosa di diverso.
Ci hanno detto che questo è il miglior sistema possibile. Ma chi lo ha deciso?
Forse è tempo di riprenderci il diritto di porre domande, di scomodare le certezze, di mettere in discussione questo grande inganno.
La democrazia? Se davvero esistesse, non avremmo bisogno di chiederci dov’è.
Da: Frank & Millo