Sono stati diversi, e sono oggi sempre di più, i designer che seppur lavorando in case di moda altrui, danno vita alla loro etichetta. Chi sono? E perchè lo fanno?
A seguito dei recenti cambiamenti nel mondo della moda, per i designer senza alcun trono da poter occupare, i rumors sembrano puntare ad una sola soluzione: dedicarsi al proprio brand.
Dopo aver prima lasciato Celine, e poi fatto parte della rosa dei candidati alla direzione di Chanel senza alcun successo, Hedi Slimane rimane senza posto nel grande gioco delle sedie musicali di cui l’industria della moda è stata protagonista nell’ultimo anno. Ma intanto, il suo Instagram si riempie di una serie di post dei suoi più grandi successi. In molti, pensano stia celebrando il suo passato dandoci indizi sul suo futuro: un brand tutto suo.
Nel mentre, John Galliano scrive una lettera d’addio a Margiela e fa sapere che tutto verrà a suo tempo. Tra le speculazioni, quella che sembra farsi strada più di altre è l’idea che l’incroyable della moda torni a lavorare per sé stesso, dando nuova linfa al suo brand.
In quanti lo hanno già fatto?
Nel 1984, solo un anno dopo aver ricevuto in affidamento la direzione creativa di Chanel, che custodirà gelosamente fino alla sua scomparsa nel 2019, Karl Lagerfeld dà vita alla sua personale linea di moda, che sembra essere il giusto mezzo per una mente creativa che può avere libero sfogo, senza dover tener conto di tweed, perle e doppie C. Nello stesso anno, un giovanissimo Marc Jacobs fonda l’omonimo marchio e farà sfilare le sue collezioni, irriverenti e sfrontate, mentre il suo talento si dedicherà a brand quali Perry Ellis e Louis Vuitton. E continua a farlo tutt’oggi, quando e come vuole. Non segue alcun calendario, non crea in base ai trend e non si sforza di rendere i suoi look indossabili, crea per il puro gusto di farlo.
Con il desiderio di dar voce ad uno stile più indipendente, Miuccia Prada fonda Miu Miu nel 1993. Ciò che le permette di essere immediata è la modalità del processo creativo che risulta rapido e spontaneo. Queste peculiarità rappresentano una manifestazione fedele dello spirito della fondatrice.
Infine, c’è chi come Jeremy Scott o Tom Ford, ha fondato l’omonimo brand percependolo quasi come un’estensione del proprio lavoro in altre maison. I volumi improbabili e lo stile cartoon del Moschino di Scott, si ripropongono nella sua linea personale, e la sensualità minimalista e glam del Gucci di Ford, è presente tutt’ora nel marchio del designer, anche se non è più lui a farne capo.
Ce n’è davvero bisogno?
L’intento di potersi esprimere quanto più liberamente possibile, è sicuramente ciò che motiva i designer. Tuttavia, il sistema moda ha davvero bisogno di loro? Sono pochi i brand, fondati da designer già al lavoro in altre case di moda, che ce l’hanno fatta davvero. Il più delle volte, tendono ad essere messi da parte, o ignorati. Uno dei motivi potrebbe essere il sovraffollamento: di brand ce ne sono tanti, troppi, ed è diventato complicato saperli distinguere. Quando un designer lavora per una grande maison, è qui che l’attenzione è rivolta, come se fosse scontato che vi risieda il suo massimo potenziale.
Quindi, in definitiva, no, il sistema moda forse non necessita di ulteriori novità. Ma data la sua imprevedibilità, non ci resta che aspettare e vedere cosa succede.
Foto: Courtesy of Vogue, Instagram