Caro settore musicale, lo sappiamo: il talento dovrebbe essere il protagonista. Eppure, quando si tratta di donne, il talento sembra perdersi nel backstage di un’industria che non sa, o non vuole, valorizzarlo appieno.
Francamente, una delle semifinaliste di X Factor 2024, ha lanciato – dopo la sua esclusione dal talent show – un’accusa che vuole invitarci alla riflessione. Non contro la sua esclusione – come ha chiarito – ma contro il sistema musicale stesso. I dati non mentono: su 32 concorrenti quest’anno, solo 5 erano donne. Una percentuale imbarazzante che non rappresenta solo il panorama musicale odierno, ma una disparità strutturale che riguarda tutta l’industria della musica.
Lo squilibrio non si ferma ai palchi. Come riportano studi recenti, nelle sale di produzione solo il 2,5% dei professionisti appartiene alla quota rosa. E non è questione di talento, ma di percezione. Perché ci sorprendiamo ancora quando vediamo una donna montare un palco, suonare la batteria o dirigere un team tecnico, mentre non batte ciglio nessuno di fronte a una performer?
Questo stupore ci racconta che, per molto tempo, si è scelto di ridurre il ruolo delle donne a quello di interpreti, ignorando musiciste, produttrici, autrici, tecniche del suono.
Perfino Sanremo, simbolo della musica italiana, ha avuto solo una direttrice artistica donna in 74 edizioni. Questo è il problema: le donne non trovano spazio perché non vengono mostrate. E, come ha sottolineato Francamente, la rappresentazione conta. Per ogni donna che non vediamo dietro il mixer in una sala di incisione, dietro un pianoforte in fase di composizione o a ricoprire ruoli di spessore all’interno di questo carrozzone immenso, che è la musica.
Beh, cari amici, in questi caso ci saranno sempre più ragazze a non sentirsi a proprio agio, ragazze che non sentiranno mai la loro arte e le loro capacità rispettate, che non sentiranno mai che quella realtà appartiene anche a loro.
La musica, linguaggio universale per eccellenza, non può permettersi di essere un’esclusiva patriarcale. Non è un’industria per pochi eletti, non è un club per soli uomini.
Quindi sì, uno show con una risonanza e un’attenzione mediatica come quella di X Factor può fare qualcosa. Iniziando a selezionare più concorrenti femminili e premiando originalità e competenza, indipendentemente dal genere. Ma serve uno sforzo collettivo. Serve che le donne siano protagoniste a ogni livello, non solo sotto i riflettori ma anche dietro le quinte.
Francamente ha aperto una discussione che non possiamo lasciare a metà. L’industria musicale deve essere un palcoscenico per tutti, dove il talento può e deve emergere libero da pregiudizi o barriere.
Se oggi una sola donna arriva in finale su 32 partecipanti, dobbiamo domandarci: quanto talento stiamo lasciando indietro solo perché non abbiamo il coraggio di cambiare?
Perché noi, donne, dovremmo sentirci costrette ad idolatrare il prossimo “teen-idol” pronto a farci cadere come mosche sul miele, senza avere l’effettiva possibilità di sentire le nostre emozioni, rappresentate da ambasciatrici del nostro stesso universo rosa? Pensateci.
È ora di prendere posizione. Perché la musica o è di tutti, o non lo è.
By: Millo & Frank