Trash a Sanremo: L’Ariston diventerà un ring?

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Siamo vicini alla conclusione di questo 2024 e – proprio come accade per il Natale – inizia il conto alla rovescia per Sanremo 2025. Quindi sì, il celebre palco dell’Ariston si prepara ad ospitare la settantacinquesima edizione del Festival.

Dal 1° dicembre, non si parla d’altro che della rosa dei selezionati. La kermesse canora più famosa d’Italia – come ogni anno – promette scintille, musica e, diciamolo, un “pizzicone” di trash.

Le dita hanno già iniziato a digitare febbricitanti su media, magazine, blog di ogni genere.
Perché, vi starete chiedendo? Vi dico solo: Tony Effe e Fedez. A buon intenditore, poche parole. E se siete anche voi delle “Gossip Queen” – come la sottoscritta – G.L.S.

Ovvio che non vediamo l’ora di commentare i look degli ospiti, perché serpeggiare è lecito, ma durante la settimana del Festival lo è ancora di più. Quest’anno, però, sicuramente l’attenzione e la curiosità più grande si focalizzeranno sui due outsider del Festival.

I due rapper, che negli ultimi mesi si sono scambiati frecciatine con la grazia di due lottatori di wrestling, si ritroveranno presto sullo stesso palco.

La tensione si taglia con un plettro, e gli occhi di tutti sono puntati su di loro.

Ma se pensavate che le polemiche finissero qui, vi sbagliate di grosso. Perché mentre ci prepariamo a un Sanremo che promette scintillanti fuochi d’artificio (più scintillanti del tanto chiacchierato anello della De Lellis), il nome di Tony Effe ha già iniziato a far tremare la platea e infiammare gli animi.

Bannato qui, criticato là: il rapper è stato recentemente escluso dal concerto di Capodanno al Circo Massimo di Roma, con tanto di polemiche roventi. Poteva il Codacons esimersi dal protestare? Assolutamente no.

La motivazione? Le solite accuse: testi troppo espliciti, messaggi discutibili, e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, Tony è l’outsider per eccellenza, e questo non piace a tutti. Ma diciamolo: la storia di Sanremo non è mai stata immune da personaggi divisivi. 

È proprio per questo che lo guardiamo, no?

Ed è qui che entra in gioco Carlo Conti, il conduttore che quest’anno sembra essersi laureato con lode in “strategia mediatica avanzata”. Pensate davvero che non sapesse cosa stava facendo quando ha inserito Tony Effe nella lista dei partecipanti?

Poveri illusi noi…

Scegliere un personaggio come Tony, già al centro di polemiche e attenzioni, non è solo una mossa audace, è una tattica per far parlare del Festival come non mai. Perché, ammettiamolo, tutti amiamo un po’ di dramma sotto i riflettori dell’Ariston. E aggiungere Fedez nella stessa competizione è stata la ciliegina sulla torta.

Sanremo 2025: Dal Festival della Canzone Italiana al Festival del Trash Italiano?

Sanremo 2025 sembra avere tutte le carte in regola per essere un’edizione leggendaria.


Ma leggendaria per cosa?

Non più (o non solo) per la musica, ma per i teatrini, i gossip, e le polemiche che ne fanno da contorno.
E qui viene spontaneo chiedersi: stiamo perdendo il senso del Festival di Sanremo?

Dov’è finito il talento? Oggi non è più importante? Forse no. Oggi conta di più lo spettacolo, il drama, la capacità di attirare clic e like.

Certo, i riflettori sono accesi, i numeri ci sono, ma a quale costo?


Perché se siamo arrivati al punto in cui si sceglie di puntare su dissing e faide personali per catturare l’attenzione, forse qualcosa si è perso per strada. Forse non conta più il vero talento musicale, ma il talento di fare intrattenimento spicciolo.

E non fraintendetemi: Sanremo è sempre stato un po’ di tutto questo. Un misto di tradizione, spettacolo, musica e (inevitabilmente) trash.

Ma, onestamente, abbiamo già abbastanza spazi dedicati al trash, no? Non ci bastano il Grande Fratello, l’Isola dei Famosi e i reality show? Non ci bastano più TikTok e Instagram?

Temo sinceramente che Sanremo, ovvero, il Festival della Canzone Italiana, rischi di diventare sempre più il Festival del Trash Italiano. E per quanto sia divertente guardare i nostri beniamini litigare sotto i riflettori, la domanda resta: è davvero questo il palcoscenico giusto per farlo?

Dal palco al ring: il destino di Sanremo

Forse siamo noi, spettatori insaziabili di drama e polemiche, a chiedere inconsapevolmente tutto questo. Forse è il nostro bisogno di intrattenimento rapido a trasformare Sanremo in una versione deluxe del trash che già consumiamo a colazione sui social, tra uno scroll e l’altro.

Ma c’è un problema, signori, Sanremo non è nato per questo!

È nato per celebrare la musica e il talento italiano. Un palco che, in passato, ha contribuito a consacrare pezzi destinati a diventare la colonna sonora di intere generazioni, di periodi e fasi della vita.

E se perdiamo questo, cosa resta? Solo un altro contenitore di polemiche da consumare in fretta e dimenticare altrettanto velocemente.

Non fraintendetemi: un po’ di pepe ci sta, sempre. Ma quando il pepe diventa il piatto principale, forse è il caso di fermarsi e riflettere. Vogliamo davvero che il Festival di Sanremo diventi un’arena, un ring dove colpi di frecciatine e gossip sovrastano la vera protagonista, ovvero, la musica?


Forse, è proprio questo che vogliamo.

Perché se Carlo Conti ha ragione, se i numeri premieranno questa strategia, allora il messaggio sarà chiaro: il Festival della Canzone Italiana si è ufficialmente evoluto (o involuto, dipende dai punti di vista) nella “sagra del rumore mediatico”.

E ora? Prepariamoci al caos

Che ci piaccia o no, Sanremo 2025 promette di essere uno spettacolo. Un mix di musica e polemiche e, chissà, magari qualche sorpresa inaspettata.


Forse ascolteremo una canzone che ci farà emozionare davvero, o forse passeremo l’intera settimana a commentare chi ha detto cosa, chi ha guardato storto chi, e quale outfit era top e quale un flop.

In ogni caso, ci saremo. Perché Sanremo, qualunque cosa sia diventato, resta un appuntamento che non possiamo fare a meno di seguire.

E chissà, magari tra un dissing e l’altro, riscopriremo anche un po’ di quella magia che ci tiene incollati al televisore da 75 anni.


Per ora, l’unica certezza è questa: allacciate le cinture, perché l’Ariston sta per trasformarsi in un campo di battaglia!