La moda maschile propone il corsetto come accessorio cult della stagione. Molti vip lo indossano, ma non è nulla di nuovo.
Il corsetto, croce e delizia della moda fin dalla notte dei tempi. Rigido busto che il sociologo Veblen definisce “uno strumento di mutilazione al fine di ridurre la vitalità del soggetto e renderla evidentemente inadatta al lavoro”. Chiave dell’oppressione femminile attraverso il sistema vestimentario. Dal 1500 il corsetto è fiero sostenitore della fragilità naturale delle donne. Ammennicolo estetico utile a forzare non solo la silhouette, ma anche la mente di generazioni di donne convinte di averne bisogno per sorreggersi. Eliminato con fatica agli inizi del ‘900 e reintrodotto da Christian Dior, in una chiave meno dolorosa, negli anni ‘50. Oggi ce ne siamo nuovamente innamorati. Forse con poca coscienza storica oppure con la voglia di fare nuova linfa ad un pezzo storico del guardaroba femminile e non solo.

Ebbene sì, perché il corsetto non è mai stato esclusiva femminile. Contrariamente a quanto si pensa. Oggi rimaniamo di stucco alla visione di modelli sfilare in passerella avvolti in stringhe che assottigliano il busto, ma non c’è nulla di nuovo. Da qualche anno palcoscenici e passerelle vedono la comparsa di busti maschili. Famosa la collezione autunno inverno 2023-2024 di Dolce&Gabbana o ancora la strepitosa linea Artisanal di Maison Margela disegnata da Galliano per l’alta moda primaverile del 2024.


Collezioni immediatamente catapultate sui palcoscenici più importanti. In Italia a Sanremo 2023 fu Blanco ad indossare un corsetto firmato dal duo siciliano. Nell’edizione 2024, invece, è stato Mahmood ad interpretare l’alta moda di Margela durante il green carpet d’apertura. In realtà è da molto prima che tra passerelle e red carpet si scorgono tracce di questa tendenza. Pensate che, già nel 2013, Jean Paul Gaultier proponeva in passerella corsetti maschili. Al Met Gala 2022 poi, sono stati Lenny Kravitz ed Evan Mock a stupire con dei corsetti.



Il corsetto come pezzo del guardaroba maschile è affar medievale. Pensate che già al tempo, per necessità militari, sotto le divise i soldati portavano delle fasce rinforzate. Perché diventi accessorio estetico, anche per il sesso forte, però dovremo aspettare la seconda metà dell’800. La vita stretta e il “petto d’oca” erano fondamentali per l’estetica del dandy inglese. Ecco allora che, sotto il regno della regina Vittoria, l’uomo inizia a portare corsetti per stringere la vita ed evidenziare il petto. Busti di cui vediamo le reminiscenze ancora oggi, arriva da lì, infatti, il senso della fascia da smoking contemporanea. Seppur senza lo stesso sistema semantico anche l’uomo ha fatto parte della storia del corsetto. Capo di cui ci siamo, comprensibilmente, innamorati nuovamente. Pezzo storico tornato nei nostri guardaroba in seguito alla riscoperta pop del vintage e dei mercatini dove si riesumano corsetti e biancheria vintage come se piovesse.

Ecco che il corsetto per l’uomo diventa un vecchio ritorno mascherato da scoperta contemporanea. Una trovata di marketing di chi sa ben giocare con il grande pubblico a digiuno di storia della moda. Pronto a gridare allo scandalo per l’ennesimo capo femminile indossato dagli uomini. Che in realtà è sempre stato indumento unisex!
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