Sempre più spesso sentiamo notizie di ragazzi che protestano e manifestano in piazza. Ma cosa simboleggiano questi gesti e perché arrivare a tanto? E cosa si cela dietro questo fenomeno?
L’oggetto da analizzare è “l’attivismo”. Questo termine viene utilizzato per indicare una protesta contro il metodo del presente, una critica “attiva” alle abitudini e alle idee del passato, mirata a qualcosa di migliore e nuovo. I temi più comunemente discussi ad oggi sono quelli legati alla salvaguarda della flora e della fauna, o a manifestazioni volte all’inclusione sociale. Tuttavia, non vige alcun limite ai temi trattati dagli attivisti.
Ma la manifestazione è davvero un metodo efficace?
Come ogni rivoluzione che si rispetti, anche quelle del presente simulano in un certo senso quelle che sono avvenute nel passato. Dalle Suffragette che sfilavano nelle strade con rossetto rosso e bandiere tricolore, alla marcia per i diritti civili di Washington, oggi giovani e meno giovani continuano a battersi per le problematiche del nostro presente. Tuttavia, come insegna la storia e com’è percepibile anche oggi, alcuni disapprovano fortemente queste manifestazioni. Questo sentimento può essere scaturito dal disaccordo con i temi trattati o da episodi di violenza avvenuti in alcune manifestazioni. Tuttavia, la rivoluzione di pensiero non è lo scopo principale della manifestazione. Il consenso e il compiacimento vengono al secondo posto, poiché il principale obiettivo è quello di fare rumore, cercando di raggiungere più persone possibili e stimolando in questo modo un pensiero di riflessione.
Il rumore lo fanno solo nelle piazze e strade?
Con l’arrivo del web e successivamente dei social, anche l’attivismo si è adattato. La visibilità mediatica è forse più difficile da ottenere, ma se raggiunta allora è un grande successo. La viralità dei social non ha eguali e proprio per questo oggi questi strumenti sono diventati di sostengo per gli attivisti. Scendere in piazza e poi filmare l’evento non solo rende visibili nella stessa città, ma permette alla manifestazione di fare il giro del mondo, raggiungendo una visibilità imparagonabile.
Recentemente, la Fabbrica dell’Aria di Milano ha ospitato “The Sostainables”, un concorso dedicato ai giovani attivisti delle ultime generazioni. La vincitrice è stata una ragazza che si fa chiamare Lotta, la quale ha trovato un metodo tutto suo per lasciare il segno. Lotta racconta che urlare la rendeva solo parte della massa, nessuno l’ascoltava veramente. È così che ha iniziato a cantare. La musica è diventato il modo migliore per farsi ascoltare e così ha continuato, cantando in piazza e sui social.
Lotta, come tanti altri ragazzi che parlano sui social e scendono a protestare, ha come obiettivo quello di cambiare il presente, prendendo ispirazione dal passato e sfruttando le nuove tecnologie.
L’attivismo non è una moda passeggera, ma un forte strumento che, se sfruttato con intelligenza, può realmente ottenere un cambiamento sociale. L’attivismo dimostra di essere capace all’adattamento e di influenzare con destrezza il pensiero collettivo.
Foto: Google