Il 2024 è l’anno del surrealismo

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A 100 anni dalla stesura del “Manifesto Surrealista” la moda torna ad appassionarsi alla distorsione della realtà. Nulla di più nuovo e nulla di più vecchio: un rinnovato linguaggio, quello della tecnologia, che racconta qualcosa che già c’è stato.

Come si conoscono moda e surrealismo?

Cos’è la moda se non sogno? E allora come può non intrecciarsi alla perfezione con il surrealismo. Correva l’anno 1924 quando il poeta André Breton confezionava il “Manifesto Surrealista”. Un’arte, quella surrealista, influenzata dagli studi sui sogni di Sigmund Freud, un’indagine sul mondo onirico definita dallo stesso Breton come “automatismo psichico puro”. Insomma una traduzione figurativa di qualcosa che va al di là del tangibile, un’evoluzione del Dadaismo di cui la moda non poteva che innamorarsi.

Fu l’Italiana Elsa Schiaparelli a tessere i primi rapporti tra moda e surreale. Grazie alla sua amicizia con Salvador Dalì fu infatti in grado di costruire il ponte tra moda e arte figurativa. Con i suoi abiti raccontava nuovi mondi e andava al di là dell’intellegibile per trascendere in un’arte pura che nulla aveva a che fare con il mondo reale. Così nacque una delle maison parigine più magiche di sempre, un sogno tradotto in abiti che ha dato vita a pezzi indimenticabili della storia della moda.

Elsa Schiaparelli

Stiamo parlando della prima metà del ‘900, ma d’altronde si sa, come diceva Rose Bertin già nel 1700 “nella moda di nuovo c’è solo quello che abbiamo dimenticato” e allora anche il surrealismo torna a far sognare il fashion system. Non a caso lo fa nell’epoca moderna dove il confine tra reale e virtuale è sempre più labile. Nell’era delle realtà aumentata e delle immagini create con l’intelligenza artificiale come ci si può esimere dal parlare di surrealismo. Il mondo di oggi è alimentato dalla spinta di un rinnovato surreale. Un surreale non più governato dall’inconscio, un surreale al servizio della ragione che utilizza strumenti scientifici per dare vita a realtà fantastiche. Così potremmo azzardare a definire quello odierno un surrealismo matematico: una scienza al servizio dell’onirico.

Il nuovo surreale

Schiaparelli by Daniel Rosberry

E se è vero che la moda è registro del contemporaneo non può non fare parte di questa rivoluzione. Di questa nuova corrente che fonde gli opposti. Senza entrare nel merito dell’intelligenza artificiale tutto comincia, ancora una volta, da Schiaparelli, sotto la direzione di Daniel Rosberry. Con i suoi gioielli che prolungano il corpo Daniel risveglia il sentimento surrealista laddove è nato. Pendenti a forma di orecchio, borse con forma umana e scarpe che ricalcano le dita dei piedi. Insomma una pura interpretazione del surrealismo che racconta la distorsione della realtà.

Louis vuitton Champs-Elysèes

Sarà Coperni uno dei primi ad intrecciare, in epoca contemporanea, moda e tecnologia (anche se già McQueen l’aveva fatto nel 1999) proponendo per la FW23/24 una danza tra modelle e cani robotici indagando sull’impatto della tecnologia nelle nostre vite. Sempre più plateale la scelta di Louis Vuitton di sormontare il suo palazzo sugli Champs-Elysèes da una gigantesca Yayoi Kusama che dipinge pois. E poi come dimenticarsi le borse che sfrecciano per le strade parigine opera di Jacquemus. Realizzata con l’intelligenza artificiale la campagna spopola sui social che si chiedono se sia tutto vero oppure falso.

Campagna Jacquemus ai

Insomma pare che il 2024 sia l’anno buono per far si che la moda torni ad immaginare mondi sognanti ed alimentare la voglia di bello con un pizzico di follia surrealista che non guasta mai. Ma tra immagini create con l’intelligenza artificiale e capolavori umani riusciremo a distinguere il limite tra reale e surreale?

foto: Pinterest