È con questa frase che vengo accolta mentre entro nella sala in cui si svolgono gli incontri di Noir in Festival. La 33a edizione si svolge fino al 7 dicembre 2023 a Milano, per celebrare scrittori e registi thriller che hanno dato vita al mistero e al brivido in Italia.
La frase “Più scrittori, meno killer” fa riferimento al fatto che, nonostante gli autori di questi romanzi e gli sceneggiatori di questo particolare genere cinematografico raccontino delitti, misteriosi assassini e trovino mille modi per far morire un loro personaggio, sono persone buone e non malefici killer pronti a tutto.
Con questa prefazione apro la tematica del genere Noir.
Nella mia generazione, la Z, sono tanti gli appassionati di libri e film Noir, ma se chiedi ad un ragazzo della mia età “Ti piace il genere Noir?” lui ti guarderà stupefatto e ti dirà che non sa il significato di quello che gli stai chiedendo… Questo è quello che mi è successo parlando con miei coetanei quando gli ho nominato questa “misteriosa” parola – NOIR – .
Siccome il compito di questo magazine è informarvi, siamo qui per insegnarvi questo nuovo termine.
Noir
È un appellativo che la critica francese dette al cinema americano degli anni Quaranta, il quale metteva in scena il degrado sociale o psicologico, con personaggi al di fuori da ogni schema, spinti fino al crimine e al delitto.
Deriva dal colore noir, in italiano nero, ripreso dalla prima rivista pulp “Black Mask”, che conteneva racconti polizieschi, storie di avventura, di mistero e dell’occulto. Subito dopo anche in Francia nasce la collana “Série Noire”, composta da un lato di crime novel americana e dall’altro risente l’influenza dei modelli europei.
Ma i veri antenati del genere Noir sono identificati in William Shakespeare e nelle sue tragedie greche, nella tradizione ossianica e perfino in Edgar Allan Poe.
Oggi il Noir è un grande contenitore, un super genere che incarna lo spirito più oscuro della nostra società. Un genere a cui viene dedicato ogni anno, dal 1991, un grande Festival, rivolto a tutti coloro che amano il mistero e hanno una grande passione per il brivido.
Durante il Festival si susseguono eventi con tanti ospiti in giro per la città di Milano: Marcello Simoni, Cinzia Bomoll, Deepti Kapoor, e molti altri.
Un dialogo a specchio a Noir in Festival
Protagonista di questa edizione è stato l’incontro tra Donato Carrisi, veterano del thriller e autore di best seller internazionali, che ci ha raccontato la sua ultima uscita L’educazione delle farfalle, e Gianni Canova, Rettore dell’Università IULM e scrittore del libro Palpebre. Il tutto presentato da Giorgio Gosetti, co-direttore del Noir in Festival.
Nella doppia intervista, Gosetti fungeva da “arbitro”, come si è definito lui stesso, tra i “due contenti” che si sono giocati la palla tra riflessioni e pensieri sul futuro del crime.
Il Noir: un genere complesso
Come sostiene Carrisi, negli ultimi anni il Noir è cambiato tantissimo e in pochissimo tempo il crime non è più interessante, soprattutto nell’ambito del cinema, dove si sta trasformando in qualcosa di grottesco.
“Sta arrivando una nuova ondata di thriller basata o sull’orrore o sui sentimenti, in particolare sul melodramma; prima con il crime avevamo un idea precisa di dove stavamo andando, ora questa non c’è più. Se prima il noir era lo specchio di quello accadeva nella vita reale, ora ciò che accade nella vita reale è talmente forte che non riusciamo a rifletterlo, lo raccontiamo aggirandolo.”
Molti non capiscono che il lavoro degli autori noir è portare la realtà verso la finzione e non viceversa, come alcuni pensano.
Come ci spiegano i due autori, il genere Noir è molto difficile da costruire. È facile creare ed elaborare personaggi buoni, il difficile sta nel costruire il cattivo, “è il cattivo che fa la storia” e “non deve assomigliare agli altri cattivi”, la complessità sta nel differenziarlo da tutti gli altri, quelli già stati creati.
La parte fondamentale, invece, è contenuta nel finale, un finale efficace è quello che rimanere aperto, lasciando in questo modo che sia il lettore a trarre le conclusioni, rendendolo un partecipante attivo nel racconto. Sul finale, Canova ci svela che basta cambiare quattro righe finali per cambiare l’intera storia.
Ci congediamo ora con una frase da ricordare, come dice Honoré de Balzac: “Dietro ogni grande fortuna c’è un crimine“.
Immagini: https://www.noirfest.com