AI e fotografia: tra realtà e artificio

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Non sappiamo giù distinguere cosa sia reale e cosa sia artificio. In un mondo dove tutto può diventare realtà, anche l’immaginazione più astratta, e di cui l’Intelligenza Artificiale fa da padrona, come faremo a riconoscere cosa è frutto di una mente umana e cosa no? Ma, specialmente, sarà un problema o sarà la normalità?

La fotografia è un’arte e come tutte le arti, per essere definita tale richiede una mente umana che la plasmi, che le dia una forma e che la comprenda. L’arte nasce nel momento in cui il fruitore, alla visione di un oggetto, di un’opera o di una performance, viene folgorato da un’emozione, da un sentimento, che connette la sua personalità e il suo vissuto a quest’ultima. 

Molti credono che soltanto uno scatto umano possa suscitare quell’illuminazione, quell’intuizione profonda di cui parlavamo sopra. È davvero così?

Negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo modo di fare fotografia, grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale. Ritratti di persone e personaggi super-realistici, animali, luoghi pubblici, paesaggi, tutto curato al dettaglio: è questo il potere della nuova fotografia di oggi, che ci fa cascare tutti nell’inganno.

La prima cosa che ci viene in mente quando parliamo di immagini e AI è la foto del Papa con il piumino Moncler che circolava ovunque qualche anno fa. Ok, era un po’ strano vedere il Papa conciato da maranzetto, però in quanti ci hanno creduto? Era talmente realistico che ne hanno parlato anche al telegiornale.

Un passato anticipatore: AI e fotografia

Forse un’anticipo di questa nuova fotografia, lo abbiamo avuto con le fotografie di Oliviero Toscani. Ricordate la campagna del 2011, UnHate, dove, grazie al potere di Photoshop, l’illustre fotografo realizzò i baci più insoliti della storia? Il bacio tra un prete e una suora, quello tra Benedetto XVI e l’imam del Cairo, Ahmed Mohamed el-Tayeb, o quello tra Obama e il leader cinese Hu Jintao, o l’altro tra l’allora presidente palestinese Mahmoud Abbas e Netanyahu. Toscani utilizzò uno strumento tecnologico per dare una valore alle sua creazioni. Non c’era nulla di male, no?

Le immagini realizzate in modo generativo sono quindi molto simili alla realtà, tanto che spesso fatichiamo a comprendere quali sono reali e quali finzione. 

Per questo motivo, i “molti”, citati sopra, non esistano neanche un minuto a sminuire questa pratica alternativa, definendola un’inganno inutile e senza alcuno scopo. Eppure, se abbiamo spiegato che l’arte diventa tale nel momento in cui qualcuno le attribuisce questo termine e prova determinate sensazione alla vista, perché un’immagine realizzata con l’AI non potrebbe considerarsi una forma artistica?

Il buio della società

Come in ogni circostanza, anche in questo caso, grande responsabilità è attribuita alla società e ai preconcetti che vivono con noi da secoli – anzi, con cui siamo cresciuti. Più in generale, fotografia a parte, l’intelligenza non umana, fin dai suoi esordi, è stata percepita come una minaccia; da quando ha iniziato a circolare tra noi l’abbiamo guardata con sospetto, come un virus, un parassita da tendere sotto controllo. In seguito, dopo anni di sviluppo e di diffusione (Oggi è presente sui nostri iPhone a disposizione di tutti) si è iniziato a pensare che se utilizzata in modo corretto con i giusti studi potrebbe diventare un plus, uno stimolo, un valore aggiunto al lavoro di colui che già è un’artista. Come lo è stato Photoshop nel 2011 per Toscani. Dipende dai punti di vista.

Visto che la teoria senza la pratica non è completa, abbiamo deciso di presentarvi due diversi esempi di libri e raccolte di immagini realizzati grazie a queste nuove tecnologie: 

Positive Illusions di Benjamin Freedman

Palloncini colorati, frutti esotici, montagne russe e giocattoli. Sono tutte fotografie raccolte in Positive Illusions, un libro che racchiude i ricordi d’infanzia di Benjamin Freedman. L’artista,da bambino, ha vissuto momenti e situazioni che porta da sempre dentro di sé, soltanto nei suoi ricordi; non ha fotografie, né ricordi tangibili. Ed ecco l’intuizione: grazie alla CGI (Una tecnologia che, nonostante non sia un’intelligenza artificiale in sé, ma un campo della grafica che sfrutta l’AI per creare contenuti visivi) è riuscito a ricreare le immagini dettagliate di tutte le sue esperienze, esattamente così, come le ricordava, per poterle finalmente osservare tramite il senso della vista. Grazie a questo meccanismo è possibile realizzare immagini realistiche, ma anche surreali, che sarebbero impossibili da concretizzare con metodi tradizionali. Non vorreste, anche voi, riportare in vita un ricordo chiuso nella vostra memoria da anni?

Cursed di Charlie Engman

La seconda raccolta, esempio eclatante di unione tra arte, fotografia e intelligenza generativa, è Cursed. Realizzato dal fotografo e direttore artistico Charlie Engman, il progetto fa uso di immagini generate con Midjourney (AI per produrre immagini, disegni e illustrazioni) che ritraggono corpi in abbracci sbagliati, soggetti che potrebbero rassomigliare a essere umani, ma che non corrispondono alla realtà a cui siamo abituati. 

L’artista riprende il rapporto tra corpo e fotografia, già esplorato nell’altra sua opera, Mom, con cui ha per l’appunto lavorato con la madre.  

«L’intelligenza artificiale, addestrata con l’intero patrimonio creato dall’umanità, non dovrebbe proteggere solo gli artisti, ma tutti coloro che contribuiscono al lavoro collettivo che alimenta gli algoritmi». Ha affermato Charlie Engman in un articolo per Art in America

In conclusione

I due esempi riportati sopra sono entrambi progetti in cui l’AI è protagonista, ma che si differenziano nel risultato. Il primo ritrae la realtà così com’è, ci confonde; senza spiegazioni le immagini potrebbero a tutte gli effetti essere state scattate da un persona in carne ed ossa, quando in realtà sono solo il prodotto di un software. Mentre, il secondo, sì, si ispira a ciò che ci circonda e al nostro mondo, ma attraverso un’intelligenza non umana, crea realtà alternative. Sognare a volte ci vuole, ne abbiamo bisogno.

Questo per dirvi che se con l’AI non va guardata in malo modo, ma se utilizzata come strumento di supporto, può realizzare cose che neanche riusciamo ad immaginare. 

Immagini: Pinterest, IG @benfreed, IG @charlieengman, Rivista Studio

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