Gemelli: siamo ossessionati dal doppio

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Che siano alti, bassi, magri o biondi, i gemelli ci incuriosiscono da sempre, fin dalla mitologia greca, perfino nel medioevo. Identici dalla nascita, da sempre condizionano il nostro mondo culturale ed estetico.

Ma lo sapevate che a noi piace tutto doppio? Sarà colpa del consumismo, a cui a me piace particolarmente additare tutte le colpe possibili. Però pare che a noi le cose doppie piacciano da morire. Se una cosa ci piace tantissimo, ma non sappiamo in quale colore prenderla, semplice: la prendiamo in entrambe le varianti. Se una cosa ci piace un casino, torniamo nel negozio e la prendiamo doppia, “sia mai che si rompe, eh! Poi magari non è più disponibile”…spoiler, lo sarà.

Questa idea di accumulare è effettivamente appetibile, ma questo perchè il cervello ci frega convincendoci che così abbiamo risolto un problema e quando si romperà quella cosa saremo apposto. Inutile dirvi che quando quella cosa si romperà, non avremo idea di dove abbiamo messo il doppione e finiremo per dare vita a una famiglia allargata di oggetti che abbiamo in grande quantità. Ma sopratutto, le soluzioni al prendere il doppione di tutto ci sono eccome, poi magari i nostri gusti cambiano nel mentre e ci ritroviamo ad avere due cose che non ci piacciono nemmeno.

Ma sapete qual è una cosa che non ha mai smesso di piacerci, soprattutto se doppia? I gemelli!

Superando questa metafora degli oggetti, spostiamoci sulle persone: ma perchè siamo ossessionati dai “doppi”?

Sapevate che sembrerebbe che nel mondo non ci siano mai stati così tanti gemelli come negli ultimi anni? Nel 2021, la rivista scientifica Human Reproduction, ha riportato dati secondo cui ci sono 12 gemelli ogni mille neonati. Sembrerebbe essere un fenomeno causato anche dal fatto che si diventa genitori da sempre più anziani e si ricorre sempre più spesso alla gestazione per altri.

dipinto di due gemelli, sconosciuto (photo paintingz)

I gemelli, però, non sono solo tantissimi nei reparti neonatali, ma anche in tutti gli ambiti creativi e culturali intorno a noi. Indovinate a chi va il primato di questa partecipazione assidua di gemelli? Ma certo: la moda.

Ve la ricordate la sfilata Gucci SS23? (Se la risposta è no, cosa ci fate qui? Aprite i libri di storia!). Alessandro Michele, genio creativo, ha portato in passerella ben 68 coppie di gemelli identici. Quindi 68 volte il doppio di tutti i look.

Pensate che il casting per questa sfilata è stato fatto in un festival dei gemelli a Twinsburg, in Ohio, frequentatissimo.

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SS23 Gucci (photo Fashion United)

Ma l’amore per il doppio Alessandro ce lo ha dimostrato con l’apparizione di Jared Leto al Met Gala del 2019, quando l’attore-cantante ha portato con se una copia della sua testa, con tanto di chioma lunga e lucente. (Vabbè, quando le cose sono da fare tanto vale farle per bene). Questa coppia si è anche presentata al Met Gala di tre anni dopo vestiti completamente uguali, perfino il grooming era identico. Ve l’ho detto che è un’ossessione!

Sunnei nel 2023 porta in passerella di nuovo i gemelli che si alzavano a turno dalla platea e iniziavano a sfilare fino all’apparire del proprio…corrispettivo?! Si può dire?

I gemelli nel mondo della moda sono presenti da sempre, vi ricordate delle sorelle Mary Kate e Ashley Olsen? Dean e Dan Caten vi dicono nulla?

Dean e Dan Caten (photo Fashion We Like)

Ma non siamo noi fashionisti ad aver portato questo amore per il doppio e l’identico nel mondo della cultura. L’origine di questa passione sfrenata è da ricondurre all’antichità greco-romana. Nella mitologia erano diverse le coppie di identici, ad esempio Apollo e Artemide, Eracle e Ificle o anche più semplicemente Romolo e Remo. Queste coppie avevano spesso destini completamente diversi, ma questo perchè ai tempi piaceva fare le cose complicate e quindi tutti questi giri per raccontare della duplicità irrimediabile del fato. Vedi le dicotomie sole e luna, divino e mortale e compagnia.

Andando poi avanti con il tempo, nel periodo medioevale, la sopravvivenza dei gemelli era un evento più unico che raro. Anche perchè il tasso di mortalità infantile era agli stessi livelli di quello della frequenza di call che un social media manager deve affrontare in una settimana. Insomma, altissimo. Quindi, dato che i gemelli erano difficili da veder crescere, si dava vita a storie e iconografie che ne sottolineavano il prodigio, ovviamente a maggioranza in contesti aristocratici e di nobiltà.

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Cufaude, Francis; The Gosnall Twins; Colchester and Ipswich Museums Service; http://www.artuk.org/artworks/the-gosnall-twins-11474

Anche nella letteratura i doppi sono protagonisti di storie di alcuni dei più famosi scrittori, tra questi William Shakespeare, padre di due gemelli eterozigoti.

Nelle sue storie i gemelli rappresentavano temi come quello dello sdoppiamento o del travestimento. Come in “La dodicesima notte”, una storia di equivoci e amore che vede protagonisti due fratelli identici che si perdono dopo un nubifragio. Ma l’exploit di questa ossessione arriva con Erich Kastner che pubblica il romanzo “Carlotta e Carlottina” nel 1949. La storia parla di due sorelle gemelle separate da piccole che si incontrano anni dopo in un campeggio estivo, dopo essere state cresciute separatamente una dal papà e una dalla mamma. Le due decidono di scambiarsi d’identità per far riappacificare i genitori.

Scusate, avete colto la reference? Ma ovviamente si tratta di “Genitori in trappola” con Lindasy Lohan. Poi non è che sia tutto sempre rose e fiori, ve le siete scordate le gemelle di Shining? Beh, io dopo un paio d’anni in terapia.

Da Castore e Polluce alle inquietanti bambine di Kubrick, il doppio è da sempre un potente simbolo che ci incuriosisce da morire.

La presenza dei gemelli, in questo caso nelle storie o nei film, al di là di cast con Lindsay Lohan o le gemelle Olsen, è un elemento che ci fa riflettere su concetti come quelli di singolo e del doppio, sui contrasti della diversità. Anche i figli di Zeus, Castore e Polluce appunto, ce lo ricordano: uno un dio immortale, l’altro no. Quindi ancora la simmetria di due entità legate che però vivono una contraddizione fortissima.

I gemelli, infatti, vengono spesso concepiti come due entità parallele, inseparabili e senza la capacità di vivere senza la presenza dell’altro. Tra l’altro Polluce, nella storia, chiede a Zeus di condividere l’immortalità con il fratello ferito a morte o di farlo morire assieme a lui. Rappresentano quindi il simbolo di unione e di separazione contemporaneamente. Ora, non saprei dirvi se questi concetti sono gli stessi che si trovano dietro alla sempre più crescente fama dei gemelli anche nel mondo dei social e degli influencer, ma sicuramente in forma meno complessa il succo è sempre quello.

Il fascino del doppio c’è e ci piace da morire.

I gemelli, sono la più grande possibilità di rappresentazione estetica dell’idea di dualità. E le passerelle quando si tratta di estetica e rappresentazione non riescono a fare finta di nulla. Alessandro Michele, ai tempi della sfilata, si definiva come figlio di due madri che hanno fatto dell’essere gemelle l’essenza della loro esistenza. Un po’ come decidere di continuare a vestirsi identici superati i 3 anni. Pensate che sono già 4 stagioni di fashion week che mi trovo in coda per le sfilate con coppie di gemelle vestite completamente identiche. Ma glielo chiederanno i PR di farlo?

Ma tutto questo amore per il doppio già si mormorava nel 2004 con la SS di Undercover. Jun Takahashi porta dei gemelli vestiti prima per bene, poi sempre più succinti. Nel 2018 invece ri-sfila i gemelli vestendoli con una palette cromatica complementare a contrasto. Beh, come diceva la pubblicità del Maxibon: “Two is megli che uan” e a quanto pare siamo tutti d’accordo.