Parigi Fashion Week F/W 25: capitolo otto

da | FASHION

Nell’ultima giornata di moda Parigi di questa FW 2025, concludiamo con alcune delle collezioni più interessanti, più dirette verso una elegante femminilità. Chissà poi se siamo pronti a ritornare alla vita senza fashion week. Nel mentre ci gustiamo gli ultimi capi.

Il sipario si chiude oggi sull’ultima giornata di Parigi Fashion Week FW 2025. Chiudendo entrambi gli occhi sull’icona della giornata che ha aperto le sfilate di oggi, che vorremmo rimandare a settembre…Arriviamo a scoprire le collezioni che chiudono questo importante appuntamento fashion. Collezioni che celebrano la femminilità, tutte sotto una prospettiva diversa.

Tra i primi troviamo Kiko Kostadinov. Originario della Bulgaria, ha dato vita a un vero e proprio culto dell’originale, ma soprattutto della stravaganza. C’è da dire che anche per questa FW 2025 il suo spirito non è cambiato. Layering decisamente decisi (scusate il francesismo, doppio…), il mix di texture e colori, assieme alle trame, dà vita a una passerella decisamente eclettica. Una caratteristiche che per quanto ami, non apprezzo particolarmente quando si percepisce sconclusionata.

Alcuni dei look risultano originali al punto giusto, portando un mix and match di dimensioni e forme che tutto sommato funzionano.

Per altri abbinamenti, invece, fatico a consegnarli il lascia passare. Presenti tantissimi copricapi che vengono ornati di dettagli diversi che riprendono gli stessi presenti sui capi. La riga è la protagonista principale, rappresentata su buona parte degli abiti come pantaloni, maglie, gonne, vestiti e qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Gli accessori poi variano, sia in quanto a scarpe che a borse. Non supero la forma della cintura presentata su buona parte dei look, dal gusto retrò che non amo particolarmente.

Le designer della linea womesnwear del brand, Laura e Deanna Fanning, spiegano che la collezione si basa su una sola domanda: chi sei tra la notte e la mattina? Raccontano di come con i capi seguiamo la vita di Vali Myers, una ballerina australiana che si è mossa molto a Parigi. Alzata tutta la notte, svestendosi, bevendo champagne e muovendosi coraggiosamente per la città mentre il sole sorge. “Solo un cappotto sopra uno slip”. Molto simpatica leggendola in questo modo, ma disponibilissima ad andare oltre.

Tocca poi a Veronique Leroy, stilista belga che definisce il suo stile come un “ultrasexy normale”, per questa collezione ha presentato dei capi davvero interessanti.

Presenti alcuni modelli di hotpants che danno vita a dei look eleganti, ma mai noiosi. Ci sono poi anche dei modelli che definirei “onesie”, ovviamente elaborati in chiave “sfilata-Parigi”. Bello l’utilizzo della maglieria, che dà vita a abiti interi o completi dai dettagli vividi, ma mai esagerati. Si percepisce un’eleganza, un classico che però troppo classico non è. Le silhouette sono morbide, ma si particolareggiano in alcuni punti più esasperati come le spalle o i fianchi.

La palette colori è decisamente semplice, ma, anche qui, non scontata. Tanto grigio, in diverse gradazioni. Poi il bianco, il verde menta un po’ desaturato e il nero, con qualche tocco di marrone e di blu. La collezione è il trionfo di un femminile elegante che non rinuncia ad essere originale. La maglieria viene utilizzata, a mio parere, divinamente, risultando davvero di qualità e appetibilissima per i giorni in cui ci piace vestire qualcosa di più classico ed elegante, senza dover rinunciare al nostro animo particolare.

Ci spostiamo nei Balcani con Burc Akyol, designer dalle origini turche che presenta un’eleganza distintiva che sa davvero come farsi riconoscere.

L’idea alla base è molto interessante, una domanda che forse buona parte dei designer uomini non si fa o se se la fa, forse sbaglia i toni. La collezione si chiama “Fem” e si basa su quello che Burc indosserebbe se fosse donna. Burc spiega: “il modo più vicino per risolvere questa domanda possibilmente paralizzante è stato disegnare per la mia stessa femminilità dal girono uno. La donna che che vorrei essere. Non voglio essere davvero una donna, magari per un giorno o due, ma se fossi una donna so cosa vorrei indossare”. Racconta poi che è “vicino a un desiderio di performance, come andare su un palco”.

I look, a mio parere, sono bellissimi. Si presentano come look composti da elementi semplici che vengono coronati da alcuni elementi decisi, che spiccano. Un esempio sono i capi in pelo o pantaloni in mesh trasparente. Su altri capi si presentano degli elementi piccoli, ma coraggiosi come delle simil monetine d’oro applicate sulle frange di una giacca cropped in pelle, messi elegantemente e con ordine. O gli stessi aggiunti alla fine delle maniche di una maglia nera che potrebbe sembrare semplice, ma non lo è.

“La femminilità di un uomo è in qualche modo artificiale, e molto vicina a un’immagine fantastica, cinematica e da una cultura di immagini inculcate. La mia femminilità, mi sono reso conto, è fem. Fem come il gergo queer fem. Fem alla definizione di fem artificiale di Susan Sontag. Osservantamente e ampiamente fem”.

Per chi se lo chiedesse Susan Sontag è una scrittrice che delle donne ha scritto tantissimo. Quindi a noi arriva una femminilità libera, diversa, decisamente personale. Quello che forse avevamo bisogno di vedere in sfilate di collezioni che seguono quello che il mercato vuole, ma poco quello che il cuore davvero sente.

Insomma, questa giornata di sfilate non poteva avvicinarsi alla sua conclusione meglio di così. Con una collezione donna che la donna la studia e la rappresenta nel modo più innocente e puro possibile: immedesimandosi in quello che si vorrebbe indossare e cosa vorremmo sentire con i capi che portiamo se fossimo delle donne. Forse il modo più semplice e amabile di rappresentare una linea womenswear senza essere woman.