A dieci anni dal suo ingresso in Balenciaga, Demna sa ancora come far parlare di sé.
Mentre a Parigi prende vita l’ultima delle quattro settimane che compongono il mese della moda, Demna Gvasalia svela in anteprima la sua collezione Autunno Inverno per Balenciaga, e lo fa nel modo più Demna che ci sia: direttamente dalla galleria del suo telefono.
Le immagini scattate sono le tipiche foto “per uso interno”, quelle solitamente utilizzate per finalizzare lo styling dei look. Le ricopre una velata filigrana, ma quello che le rende uniche è il loro tratto un po’ voyeuristico. Sembra ci facciano introdurre di nascosto all’interno di un ambiente in cui non dovremmo essere, aprendo una finestra (o meglio, una fotocamera) su un dietro le quinte che sa di reale, lontano dai flash della passerella.
I look vengono mostrati nella loro forma più pura, spogli di tutto ciò che è in più, come trucco e scenografia, mentre sullo sfondo si intravedono appendiabiti colmi di vestiti ammassati, scarpe, fogli, e buste abbandonate sul pavimento. In alcuni scatti vi sono gli addetti ai lavori, intenti a svolgere i loro compiti. In altri, un alone rosato sembra fungere quasi da filtro, come una calda fonte di luce, ma altro non è che il dito dello stilista che immortala l’attimo con il suo telefono.


Lo immaginiamo più o meno così, comodamente seduto mentre scrolla le immagini della sua galleria foto. E trovando quelle fatte con il suo iPhone durante i fitting della collezione F/W 25, decide di condividerle. Dopotutto, perché no. Se si aggiunge alla lista di bravate del designer georgiano, questa non è di certo in cima. Anzi, non raggiunge nemmeno il podio.
Demnatamente scorretto
Da quando è diventato direttore creativo di Balenciaga, Demna Gvasalia ha più volte fatto parlar di sé. Se da un lato ha saputo rinnovare e rivitalizzare l’eredità di Cristóbal Balenciaga, donando anche nuova linfa alla Couture della Maison, lontana dalle passerelle dal 1968, dall’altro, sembra che lo scandalo continui a seguirlo come il peggiore degli ex. O forse è il contrario. Provocare è il suo credo, suscitare scompiglio il suo mantra. Ma il limite tra provocazione e nonsense sembra esser delineato a volte da una linea fin troppo sottile.
Criticatissime furono le Paris Sneakers Fully Destroyed, un paio di sneakers completamente distrutte, sporche, tagliuzzate: praticamente impossibili da indossare. Sotto quei brandelli di tela infangati si nascondeva però una critica rivolta alle stesse persone che li mandarono in sold out in pochi minuti. Con quelle scarpe il designer voleva infatti far luce sull’ipocrisia del lusso, dimostrando che c’è chi è disposto a spendere una fortuna per un oggetto di poco conto, che acquista valore semplicemente grazie al suo logo. Demna fu quindi in grado di vendere la presa in giro, ai presi in giro.
Ancora, la finta Birkin, il bracciale rotolo di scotch, la gonna asciugamano, e le collaborazioni di dubbio gusto come quella con Scholl. L’ultima trovata, inclusa nella collezione Autunno Inverno 2025, è il fan merch di alcuni dei più famosi testimonial del brand. Così, le graphic tees dal sapore Y2K in voga su TikTok tra la Gen Z, hanno ora il logo di un marchio di lusso. Ciò che fa discutere, in questa occasione come nelle precedenti è: ma cosa ne penserebbe Cristóbal?


La risposta più ovvia, immediata, e forse anche la più corretta, è semplice: no, molto probabilmente il Master della moda non sarebbe entusiasta delle borse a forma di sacchetto di patatine firmate Balenciaga. La domanda da porsi, è però un’altra: ha ancora senso chiedersi se il fondatore della Maison sarebbe d’accordo con la visione dell’attuale direttore creativo del brand? In questo caso, la risposta è più complessa.
Due animi sovversivi
La moda è specchio della società, dei tempi che cambiano, degli usi e costumi di chi la vive. Pretendere che non si evolva nel tempo, e che non osi, significherebbe snaturarla. Ma c’è di più: se è vero che da un lato i tempi sono cambiati, e questo ammetterebbe già di per sé il cambio di estetica del brand, c’è anche da sottolineare un altro aspetto. Molto spesso, quando si mettono a confronto il fondatore e il nuovo direttore creativo di un brand, si parla di similarità solo in termini di design, dimenticando cosa c’è dietro ad essi: l’intenzione.
Cristóbal ridefinì gli standard di eleganza della sua epoca, offrendo silhouette morbide in risposta alle strette vite segnate dai corsetti, e forme azzardate in alternativa ai dettami dei classici abiti della Couture del tempo. Rivoluzionario, sovversivo, a sua volta guardato con sufficienza da chi quel cambiamento non lo considerava moda. Lo stesso vale per Demna. Di poli opposti per ciò che riguarda l’estetica nella sua accezione pratica, ma uniti dallo stesso spirito, sia Cristóbal che Demna hanno avuto il coraggio di rovesciare qualsiasi precetto in favore della messa in discussione, e quindi della crescita, del concetto contemporaneo di moda. Può bastare un’intenzione comune a tener saldo un sodalizio le cui parti coinvolte sono l’una l’opposto dell’altra? Forse sì, o forse no.


Insomma, che piaccia o no, ma soprattutto, che abbia senso o meno, la strategia di Demna raccoglie i frutti sperati. A volte fa irritare, altre sorprende, però c’è da dirlo: funziona.
Foto: Balenciaga, Vogue, Pinterest.