L’importanza del fallimento

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Quello che spaventa di più i giovani è il fallimento, ma fallire e mettere da parte la paura è il vero atto rivoluzionario.

Era il 1992 quando Jovanotti cantava I giovani, dando voce alle inquietudini, incertezze e alla paura del fallimento di una generazione sfuggente e spesso fraintesa. Oggi, a più di trent’anni di distanza, la situazione non sembra cambiata: i giovani continuano a essere oggetto di un dibattito che spesso li esclude, mentre si ignora il loro rapporto con il fallimento. Crescono sentendosi ripetere che tutto è possibile, che ogni sogno può diventare realtà se affrontato con determinazione. Ma la verità è che, spesso, il solo timore di non riuscire a raggiungere quegli obiettivi tanto desiderati genera un senso di fallimento ancor prima di averci provato. E sebbene la paura di fallire sia universale, a soffrirne di più sono proprio loro: i giovani, intrappolati tra aspettative altissime e il timore di non essere mai all’altezza.

Quando la paura prende il sopravvento



L’atychifobia è il termine scientifico che descrive la paura intensa e irrazionale del fallimento. Il fallire è quasi sempre visto in modo negativo, associato a dolore e frustrazione. Per evitarlo, spesso si sceglie la strada più sicura, restando ancorati a ciò che è noto e rinunciando a nuove possibilità. Ma questa strategia si rivela controproducente: nel tentativo di proteggersi, si rischia di rimanere intrappolati in un circolo vizioso di auto-sabotaggio. Quando l’ansia per un obiettivo da raggiungere diventa opprimente, entrano spesso in gioco due meccanismi disfunzionali: l’evitamento e il perfezionismo.

L’evitamento porta a fuggire dal rischio di fallire, evitando del tutto la sfida e sacrificando così desideri e aspirazioni. Il perfezionismo, invece, spinge a un controllo ossessivo, alla ricerca di un risultato impeccabile, privo di errori. Ma la perfezione è un’illusione irraggiungibile, e il suo inseguimento genera ancora più ansia, frustrazione e senso di inadeguatezza. In entrambi i casi, il timore di fallire finisce per paralizzare, impedendo qualsiasi progresso. Eppure, la storia dimostra quanti fallimenti si sono trasformati in successi. Cristoforo Colombo, convinto di raggiungere le Indie, scoprì invece un nuovo continente. Walt Disney fu ritenuto poco creativo, e Steve Jobs venne licenziato dalla Apple prima di tornarci e rivoluzionare il mondo. Se si fossero lasciati bloccare dalla paura di fallire, oggi non conosceremmo le loro storie. Non tutti i fallimenti sono uguali, ma una cosa è certa: da questi si può sempre ripartire.

Il fallimento come chiave del successo



Come sottolinea il filosofo francese Charles Pépin nel suo libro Il magico potere del fallimento, la vera minaccia non è sbagliare, ma smettere di provarci. Il fallimento è parte naturale della vita, qualcosa che prima o poi tutti sperimentano. Eppure, perché fa così paura? Gran parte di questa ansia nasce dal continuo confronto con immagini di successo spesso irraggiungibili, amplificate dai social e dai media. Non è un caso che Instagram sia il social più amato dagli adolescenti: una vetrina di vite perfette, dove sembra non esserci spazio per la sconfitta o l’errore. Vediamo persone che appaiono sempre vincenti, sempre un passo avanti, e se non rispecchiamo quegli standard ci sentiamo automaticamente in difetto. Ma una società che esclude l’errore si priva della possibilità di imparare, di innovare e di trovare nuove soluzioni.

Se visto nella giusta prospettiva, il fallimento può trasformarsi in uno degli insegnamenti più preziosi della vita. Lo sa bene Silvio Campara, CEO di Golden Goose, che nel podcast Million$ di Joe Bastianich e Tommaso Mazzanti ha affrontato proprio questo tema. Campara ha sottolineato un concetto fondamentale: il fallimento non è una fine, ma un processo di apprendimento e crescita. Cadere e inciampare lungo il percorso può rivelarsi un’opportunità per chi è disposto a coglierla. Il fallimento insegna innanzitutto la tenacia: le persone resilienti sono quelle che, di fronte agli ostacoli, si rialzano e riprovano, anziché lasciarsi abbattere. Ma insegna anche l’umiltà e la gratitudine, aiutandoci ad apprezzare ogni traguardo senza l’ossessione di controllare ogni aspetto della nostra vita.

Liberarsi dalla paura del fallimento è forse uno degli atti più rivoluzionari che si possa compiere. Significa scegliere, con consapevolezza, di mettersi in gioco, di rischiare e trasformare ogni errore in un’opportunità. Perché il vero successo non sta nell’evitare le cadute, ma nel trovare sempre il coraggio di rialzarsi e riprovare. Accettare il fallimento non è una sconfitta, ma il punto di partenza per una crescita autentica.

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