Dimenticate orologi di lusso e supercar: oggi lo status symbol passa per un cappuccino con latte d’avena, vini naturali e yoga boutique.
Se un tempo l’opulenza si misurava in Rolex scintillanti, auto di lusso e ville con piscina, oggi il vero segno distintivo dell’élite giovane e benestante potrebbe trovarsi in un semplice bicchiere di cappuccino… con latte d’avena. Sì, avete capito bene. Nell’era in cui il consumo è diventato un linguaggio sociale e le scelte alimentari si caricano di simbolismo culturale, nasce la Oat Milk Élite, la nuova classe aspirazionale della Gen Z urbana.

Latte d’avena, brand di nicchia e minimalismo chic
Dimenticate gli status symbol tradizionali: l’ostentazione oggi passa per scelte di consumo apparentemente etiche, eco-consapevoli e hipster-friendly. Il concetto di Oat Milk Élite nasce nel 2020 grazie al giornalista olandese Jonas Kooyman, che conia il termine De havermelkelite per descrivere la generazione di giovani professionisti che popolano le caffetterie alla moda di Amsterdam. La bevanda scelta? Il latte d’avena, ovviamente. Ma non un qualunque latte d’avena, bensì quello artigianale, possibilmente biologico e servito in una tazza di ceramica dal design minimalista.
L’Oat Milk Élite non si ferma al cappuccino: il suo mondo è fatto di vini naturali, brand indipendenti di abbigliamento etico, yoga in boutique studio e candele profumate da 60 euro l’una. Il tutto con un’estetica curata e calibrata al millimetro, pronta per essere immortalata in un carosello di foto su Instagram, con caption pseudo-filosofiche sulla sostenibilità e la ricerca dell’autenticità.
Oat Milk Élite descrive un’estetica culturale e sociale associata ai giovani adulti tra i 20 e i 30 anni, residenti nelle grandi città, progressisti e attenti alla sostenibilità ambientale.
Essere, o meglio, consumare
Secondo il sociologo Pierre Bourdieu, il nostro habitus è il filtro attraverso cui interpretiamo il mondo e, soprattutto, ci posizioniamo nella scala sociale. Oggi, più che mai, l’identità non si definisce dal lavoro che facciamo, ma da ciò che consumiamo. Il consumo è diventato un mezzo per affermare appartenenza e status. Gli oggetti acquistati, i brand scelti e gli stili di vita esibiti diventano il modo in cui si presenta sé stessi al mondo.
Ma qui sta il paradosso: mentre l’Oat Milk Élite si proclama sostenibile e anti-capitalista, il suo stile di vita è accessibile solo a chi può permetterselo. Un caffè con latte d’avena costa più di uno con latte normale, lo yoga boutique è riservato a chi può sborsare 30 euro a lezione e il vino naturale ha un prezzo ben lontano dal cartone del supermercato.
Il dilemma della Gen Z: latte d’avena o rivoluzione?
L’Oat Milk Élite è solo un tassello di un puzzle più ampio, che racconta la lotta tra il desiderio di distinguersi e l’impossibilità di sfuggire alle logiche del capitalismo. Se un tempo il sogno era la casa di proprietà, oggi l’illusione di benessere passa per una colazione fotogenica e una borsa di seconda mano che costa più di un affitto.
Bauman direbbe che i nuovi poveri non sono più i disoccupati, ma i non consumatori. In un mondo in cui anche il latte che metti nel caffè dice chi sei, forse la vera ribellione è semplicemente, ordinare un espresso.
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