Gli aumenti dei prezzi nel lusso hanno raggiunto il loro picco, e ora le imprese affrontano il conto salato
Il lusso ha raggiunto ormai prezzi da capogiro. L’industria è andata fuori controllo, con una clientela che è diminuita di 50 milioni, tanto che il mercato sta strizzando l’occhio sempre di più ai cosiddetti VIC (Very Important Clients): un’èlite di acquirenti molto ristretta nei numeri che detta le nuove regole del gioco.

“L’aumento dei prezzi? È il fallimento più totale del nostro lavoro”, commenta aspramente il CEO del gruppo Prada, Andrea Guerra, durante il suo intervento all’Osservatorio Altagamma 2024, svoltosi a Milano. “Perché così facendo..” continua “..abbiamo tradito il consumatore, per il quale il valore percepito del prodotto non si riflette nel prezzo”. E ora, c’è un conto salato da pagare.
Il consumatore e l’ascesa dei prezzi stellari
Se fino ad oggi gli acquirenti avevano accettato silenziosamente gli aumenti progressivi dei prezzi dei beni di lusso, attualmente, a causa della riduzione del potere d’acquisto, hanno tirato il freno a mano. La famosa goccia che potrebbe aver fatto traboccare il vaso, sarebbe legata alla qualità. Se oggi alcuni compratori sono disposti a pagare più di 1.000 euro per una borsa che nel 2020 ne costava solo 500, forse è perchè ci si aspetta che il cuoio sia fatto con la pelle di unicorno e che le cuciture siano realizzate con fili d’oro. Ma la verità è che quella borsa non è affatto più bella o resistente di quanto non lo fosse 3 anni fa. Parliamo di un “aumento di valore” che non ha alcun fondamento, se non nell’illusione di far sembrare più “esclusivo” ciò che, in fondo, è diventato solo più costoso.


Lusso second-hand: un’alternativa accessibile
Oggi, il mercato del lusso si confronta con una nuova realtà: l’accessibilità dei prodotti di seconda mano.
Sempre più persone infatti si rivolgono al vintage e al second-hand per acquistare articoli di alta moda, senza dover svuotare completamente il proprio portafoglio. Questo fenomeno ha preso piede non solo per motivi economici, ma anche per un crescente interesse verso la sostenibilità e la moda circolare. Che senso ha, dunque, spendere 2000 euro per una borsa di marca quando si può acquistare lo stesso modello usato, ma ancora in buone condizioni, a meno della metà?
Le mani invisibili del Made in Italy
C’è un lato oscuro nel lusso che pochi conoscono: dietro le borse griffate da 1.200 euro ci sono mani che guadagnano a malapena 25 euro per modello.
“Il nostro guadagno è una miseria. Quando va bene, riusciamo a guadagnare abbastanza per sopravvivere” raccontano i produttori delle borse firmate.


Le ore di cassa integrazione autorizzate in Italia sono aumentate del 200% nel 2024, e le Marche hanno visto la chiusura di ben 700 aziende, con altre 304 in Toscana. Il risultato? Migliaia di posti di lavoro persi, con intere famiglie che si trovano a dover fare i conti con la dura realtà. Dietro ai numeri ci sono le storie dei “terzisti” del lusso, che, mentre il marchio lucra, si accontentano di briciole.
Il Made in Italy è il cuore pulsante del settore luxury, e purtroppo le mani che lo realizzano faticano a sopravvivere. Questo è il vero prezzo (da pagare) del lusso.
Cosa dicono i dati?
Il settore moda è il secondo comparto manifatturiero italiano dopo la meccanica: con un giro d’affari che sfiora i 96 miliardi di euro, contribuisce per il 5% al PIL nazionale. Ora però sta affrontando una crisi esistenziale. Secondo le stime di Confindustria Moda, infatti, ha chiuso il 2024 con una flessione del fatturato del -6,1%, pari a 59,8 miliardi di euro.
A soffrire in particolar modo è la filiera della pelletteria, che produce per i colossi come Kering e LVMH, con un calo del fatturato dell’8,4% e una diminuzione dell’export del 9,7% nei primi nove mesi del 2024.
Stando alle previsioni della Camera Nazionale della Moda, il settore allargato a occhiali, gioielli e beauty ha chiuso il 2024 in calo del 5,3% rispetto al 2023.

Per questi motivi, Confindustria Moda e la Camera Nazionale della Moda hanno avviato un tavolo di discussione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha annunciato un finanziamento di 250 milioni di euro per il settore nel 2025.
Alla luce di tutti questi dati, l’unica cosa che i leader del lusso possono fare per tentare di riprendersi e cambiare rotta, è approfittare di questo rallentamento per riflettere e rimoderarsi.
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