A portata di mano, di costi ridotti e creatività illimitata: la moda trova nell’IA il suo migliore alleato
Quando si parla di intelligenza artificiale, molto spesso se ne ha una visione distorta o meglio, lontana. Tra gli ipotetici scenari apocalittici degni d’un film di fantascienza, e le domande su una possibile sostituzione da parte dell’IA di lavori e attività umane, si perde puntualmente il focus su ciò che realmente sta succedendo. Più che un miraggio, è infatti una realtà: l’intelligenza artificiale non è il futuro, piuttosto, il presente.
La moda è da sempre uno dei settori più all’avanguardia: la sua capacità di reinvenzione e adattamento ai cambiamenti ha pochi rivali. Questo vale anche per l’IA. Con l’arrivo dell’intelligenza artificiale, piuttosto che guardarla con spavento o prenderne le distanze, la moda vi si è tuffata dentro. Programmi come ChatGPT o Dall-E rappresentano solo la punta dell’iceberg delle infinite modalità d’impiego dell’IA. E la moda, anche in questo, può fare da esempio.
Come la moda mette al lavoro l’IA
Non è un segreto che il settore del lusso e della moda sappiano sfruttare le nuove tecnologie. Fino ad ora, hanno utilizzato mezzi come gli NFT o il Metaverso per migliorare alcuni aspetti della comunicazione e del marketing. Brand come Valentino, Balenciaga o Prada ad esempio, in collaborazione con Meta, hanno lanciato avatar brandizzati. In poche parole, se non puoi permetterti un total look Valentino, il tuo avatar su Instagram potrebbe.

Ma non è tutto. L’IA generativa, ad esempio, viene sfruttata da molti brand per le relazioni con i clienti: migliorando la comunicazione tramite la creazione di contenuti appositi per ciascun contatto con l’audience, si può avere un approccio completamente personalizzato durante tutta l’esperienza di acquisto.
Ancora, nel settore tessile ci si avvale dell’intelligenza artificiale per automatizzare alcune fasi del processo produttivo: è infatti in grado non solo di gestire il ciclo produttivo del capo d’abbigliamento, ma anche di prevedere le tendenze future.
Le campagne pubblicitarie
Tuttavia, quando si parla di IA, il campo nel quale la moda sperimenta di più è sicuramente quello delle campagne pubblicitarie. I vantaggi in effetti sono notevoli. A contenuti avanzati, corrispondono costi notevolmente più bassi: i modelli diventano avatar fotorealistici, e i set vengono ricostruiti artificialmente. Come viene messo insieme il tutto? Con algoritmi capaci non solo di creare combinazioni inaspettate, ma di realizzarle in base ai dati di mercato e anticipando i gusti dei consumatori.
Tantissimi sono i brand ad aver già messo alla prova l’intelligenza artificiale in questo senso. Prada, per la sua linea beauty, ha presentato una campagna pubblicitaria scattata da Johann Besseha, e rielaborata dall’IA, le cui protagoniste sono le fragranze più celebri della maison. Valentino, d’altro canto, punta sul menswear: il progetto Maison Valentino Essentials è una campagna social maschile i cui asset, creati dall’IA, partono da un reale set e modelli. In questi due casi, infatti, il focus è quello di dimostrare come questa tecnologia possa essere d’ausilio all’esperienza umana, piuttosto che sostituirla. Questo il principio alla base della campagna Moncler Genius: fondere il DNA del brand con le infinite frontiere immaginative dell’IA.


La campagna per promuovere la collezione P/E 2024 di Etro, invece, sfrutta l’IA nella sua forma più completa. Per presentare i nuovi capi, le immagini ritraggono luoghi immaginari, scenari inesistenti e testimonial artificiali. Non a caso, la campagna è intitolata “Nowhere”: è proprio in nessun luogo, infatti, che ha preso vita.


La linea sottile tra realtà e finzione
Quante volte capita di guardare un contenuto e domandarsi: sarà vero, o è IA? È sulla base di questa riflessione che la creatrice di contenuti Sybille de Saint Louvent ha dato vita al suo progetto AI Playground, una campagna di scatti fittizi realizzati per grandi marchi. Prada, Loewe, Loro Piana e Burberry sono solo alcuni dei tanti brand che si sono visti esser protagonisti di campagne mai scattate, che sfidano la linea ormai sempre più sottile tra realtà e finzione.



Potrà mai l’IA sostituire l’uomo in un mondo tanto creativo quanto sfaccettato come quello della moda? Di sicuro, può essere di grande aiuto. Tuttavia, un settore così pionieristico e rivoluzionario è diventato tale proprio grazie alle tante persone che lo hanno plasmato. Grazie alle loro interazioni, ai loro punti di vista, alle loro provocazioni e ai loro sentimenti. Poichè, per quanto sia semplice dimenticarsene in un momento delicato come questo, nel quale i profitti sono l’unica guida che il settore sembra avere, la moda è soprattutto sentimento. Questo non potrà mai costituire alcun prompt da analizzare, da alcun algoritmo.