Milano moda uomo: come si vestiranno i maschietti nel 2025?

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Tra vip e matrimoni finisce la moda uomo milanese. Milano promette il ritorno ad un glamour d’altri tempi ridefinendo un uomo che è stato e che sarà.

Quello della moda uomo meneghina è un calendario particolarmente povero. Sono tante le mancanze in questa fashion week (che poi sono solo 5 giorni) e pochissimi gli show. Ormai i brand si sono spostati sulle sfilate co-ed e, per i più giovani, una sfilata è troppo costosa. La maggior parte preferisce infatti la formula delle presentazioni, meno dispendiose e più utili ai fini di pubbliche relazioni. Dalla poche sfilate che animano la città si legge la voglia di tornare al ben vestire. L’uomo del prossimo inverno lascia da parte felpe e pantaloni over, preferisce eleganti abiti da sera e si scalda con folte pellicce, indiscutibile trend anche per la moda maschile.


Sono gli uomini divi firmati Dolce&Gabbana a dominare il panorama Milanese. Sommersi dai flash dei paparazzi i modelli del duo siciliano riportano in auge completi dal sapore felliniano, come fossero usciti dalla Roma della Dolce Vita. Sono sicuri, seducenti e ben vestiti gli uomini della prossima stagione, osano ma con garbo. Accanto a rigorosi completi spigati, cappotti in pelliccia e gilet abbottonati c’è spazio per un guizzo di fantasia. Perfino Armani, nella sfilata dell’Emporio, si concede un tocco di animalier in passerella, unico elemento che lascia aperta la discussione sul nuovo uomo 2.0. Per il resto segregata in completi sagomati da maschio alpha.


Mentre i più grandi restaurano la moda maschile la decostruzione continua nelle griffe più giovani. Secondo i brand emergenti l’uomo è dolce, sentimentale e romantico. All’apice di questa narrazione la scelta del duo Jordan Luca di celebrare il proprio matrimonio alla fine dello show. Un’inno all’amore dall’anima punk che si riflette in una collezione ben studiata che fonde classico e dirompente allo stesso tempo. Dalle t-shirt “I hate love” alle oxford con lucchetto incorporato, tutto grida amore alla maniera di Jordan Luca. Parla d’amore e di nostalgia anche la presentazione di Federico Cina in Fondazione Sozzani dal titolo “Assunta e Giacomo”. Un dolce ricordo dei nonni che trasforma la sua presentazione in una performance teatrale da togliere il fiato. Un geniale mix di quadri che fanno da cornice ad una collezione matura e ben fatta che, di fronte ad una apparente semplicità, non lascia nulla al caso.


Non si può parlare di nostalgia senza citare Luca Magliano, il suo show è sempre tra i più attesi della settimana e, anche quest’anno, non delude affatto. La sua sfilata cristallizza il tempo in un limbo spazio temporale di poetica nostalgia aiutato dalla scelta, sempre puntuale, della colonna sonora. I modelli chiudono lo show sfilando sulle note di “Dio come ti amo” di Domenico Modugno. Stessa poesia raccontata nelle scelte dei tessuti etnici e ricamati di Pierre Louis Mascia che torna indietro nel tempo, al rinascimento. Quando la moda maschile era fatta di ricchezza e decorazione e, soprattutto, non temeva la crisi della mascolinità.


Fin qui sembrerebbe che la moda abbia definitivamente archiviato il capitolo streetwear, ma tra gli show più riusciti c’è senza dubbio quello di PDF, il progetto di Domenico Formichetti che esordisce, per la prima volta, con una sfilata più tradizionale. Formichetti è ancora uno dei pochissimi designer a catalizzare realmente della nuova generazione della moda, e non solo. Nel front row c’è tutta la scena rap italiana, non manca nessuno. Ma non è solo Formichetti con PDF a difendere lo streetwear. In una galleria d’arte sotterranea nel centro di Milano è Noskra a raccontare una storia simile con i suoi volumi over che, per la prima volta, debuttano nella maglieria.


Anche il caos trova spazio nella moda uomo meneghina. Prada invita a vestirsi senza regole, mixando con fantasia i capi del nostro guardaroba. La moda del Prada firmato Miuccia e Raf Simons è un inno all’istinto, alle scelte impulsive e sprovvedute che, pur sembrando assurde, si rivelano le migliori. Non può mancare poi lo show di Simon Cracker con il suo casting unico di modelli presi dalla strada e gli abiti senza apparente senso di esistere. “Perle ai porci” è il titolo della sfilata di Cracker che porta, nuovamente, l’upcycling in fashion week ribaltando gli schemi del sistema.

Ma allora come si vestiranno i maschietti nel 2025?

Non c’é regola, non c’è un vero gusto comune alla fine di questa micro fashion week. Pare però essersi arrestato il cammino di decostruzione del maschile in favore di un ritorno alla sua classicità, seppur mediata da contaminazioni.

Foto: Vogue

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