Nagoro, Shi Cheng, Salar de Uyuni e Oradour-sur-Glane. Il nostro pianeta custodisce luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato
Oggi viaggiamo attraverso Nagoro, il villaggio delle bambole viventi in Giappone, Shi Cheng, la città sommersa della Cina, il Salar de Uyuni, lo specchio celestiale della Bolivia, e Oradour-sur-Glane, il villaggio francese congelato nel ricordo di una tragedia.
Nagoro: Il Villaggio delle Bambole Viventi
Incastonato tra le valli dell’isola di Shikoku, in Giappone, si trova Nagoro, un villaggio quasi disabitato che è diventato una straordinaria galleria a cielo aperto di bambole a grandezza naturale. Un tempo animato da centinaia di abitanti, Nagoro ha seguito il destino di tanti villaggi rurali giapponesi, abbandonati per le grandi città. Con la partenza degli abitanti, si sono spente le voci nelle strade, lasciando spazio al silenzio e alla rovina.
Ma nel silenzio di Nagoro è germogliata un’idea: quella di Ayano Tsukimi, un’artista che ha fatto ritorno nel suo villaggio natale per trasformarlo in un luogo unico. Ayano, in dieci anni, ha creato oltre 350 bambole, ognuna rappresentante un ex abitante o una scena di vita quotidiana. Le bambole, posizionate alle fermate degli autobus, tra i banchi di scuola o nei giardini, raccontano una storia di assenza e di ricordo.
Il documentario The Valley of the Dolls di Fritz Schumann ha acceso i riflettori su questa iniziativa, portando Nagoro al centro dell’attenzione internazionale. Visitare il villaggio significa immergersi in un’atmosfera di malinconia e bellezza, in cui le bambole, mute testimoni del passato, danno nuova vita a un luogo che altrimenti sarebbe stato dimenticato.

Shi Cheng: La Città Leone Sommersa
Nelle profondità del lago Qiandao, in Cina, si nasconde Shi Cheng, conosciuta come la Città del Leone. Un tempo centro pulsante della provincia dello Zhejiang, Shi Cheng fu inghiottita dalle acque nel 1959, quando il fiume Xin’an venne sbarrato per costruire una centrale idroelettrica. Il lago artificiale che ne risultò, lungo 100 km e largo 30, sommerse interi villaggi, costringendo 290.000 persone a lasciare le loro case.
Per decenni, la città rimase dimenticata sotto le acque, fino a quando, nel 2001, i subacquei iniziarono a esplorare le sue rovine. Ciò che scoprirono fu sorprendente: mura, templi e decorazioni in pietra perfettamente conservati, nonostante la pressione e la torbidità dell’acqua. Camminare tra le strade sommerse di Shi Cheng, a una profondità di 25-40 metri, è come sfogliare un libro di storia antico, con ogni edificio che racconta una parte della sua grandezza.
Mentre il governo cinese progetta modi innovativi per rendere il sito accessibile, Shi Cheng rimane un mistero affascinante, una testimonianza di come la natura possa preservare ciò che l’uomo dimentica. Per ora, solo pochi fortunati subacquei hanno potuto ammirare questo spettacolo nascosto.

Salar de Uyuni: Lo Specchio del Cielo
Nel sud-ovest della Bolivia, il Salar de Uyuni si estende per oltre 10.000 chilometri quadrati, la più vasta distesa di sale del mondo. Durante la stagione delle piogge, un sottile strato d’acqua trasforma questo luogo in uno specchio naturale perfetto, in cui cielo e terra si fondono in un gioco di infinito. Ma il Salar non è solo una meraviglia naturale: è anche avvolto in miti e leggende.
Secondo una delle storie più famose, la dea-montagna Tunupa, abbandonata dal marito Kusku, pianse lacrime di dolore mentre allattava il loro bambino. Le sue lacrime e il latte si riversarono sulla terra, creando l’immensa distesa salina. In molte culture indigene, Tunupa è ancora venerata come figura divina, e c’è chi sostiene che il deserto dovrebbe portare il suo nome: Salar de Tunupa.
Altre leggende parlano di dèi trasformati in montagne, che versarono lacrime durante una disputa, e persino di un gigante pietrificato, punito per un amore proibito. Questi racconti conferiscono al Salar un’aura di sacralità e misticismo, rendendolo una meta non solo per gli amanti della natura, ma anche per chi cerca connessione spirituale e riflessione interiore.


Oradour-sur-Glane: città congelata nel tempo
In Francia, il piccolo villaggio di Oradour-sur-Glane è diventato un simbolo tragico degli orrori della guerra. Qui, il 10 giugno 1944, le truppe della 2° Divisione Corazzata SS Das Reich uccisero 642 civili, tra cui donne e bambini, in una brutale rappresaglia. Le case furono bruciate, gli uomini fucilati e le donne e i bambini asfissiati e bruciati nella chiesa.
Dopo la guerra, Charles de Gaulle decise che Oradour-sur-Glane sarebbe rimasto com’era, un memoriale congelato nel tempo. Oggi, le strade del villaggio sono fiancheggiate dai resti anneriti di case e botteghe. Oggetti personali, automobili arrugginite e biciclette abbandonate testimoniano la vita quotidiana bruscamente interrotta.
Camminare tra le rovine di Oradour-sur-Glane significa confrontarsi con l’orrore della violenza e riflettere sull’importanza della memoria. Un museo commemorativo all’ingresso documenta gli eventi di quel giorno, trasformando il villaggio in un monito eterno per le generazioni future.
Questi luoghi, ciascuno con la sua storia unica e struggente, ci invitano a riflettere sul tempo, sulla memoria e sulla resilienza umana. Che si tratti di bambole che ripopolano un villaggio, di una città sommersa che riaffiora dalle acque o di un villaggio congelato in un giorno di orrore, ognuno di questi luoghi ci racconta storie che vanno oltre la superficie, rivelando il cuore del mistero e della bellezza del nostro mondo.

