Quando il marketing fallisce: le peggiori pubblicità

da | CULTURE

Lavorare al reparto pubblicitario può essere molto divertente, oppure no, soprattuto quando si utilizzano i giochi di parole sbagliati.

Giorni fa scorrendo su Instagram mi sono imbattuta in un post che mostrava un comunicato stampa degli anni ’80 per pubblicizzare il World Trade Center. Era accattivante, si parlava di quello che l’edificio avrebbe rappresentato e come ogni pubblicità c’era una frase catchy per condire il tutto. “In the evening don’t get too close to the stars“, sottolinenando l’altezza all’avanguardia delle due torri. Ma ancora: “the closest you’ll get to heaven”.

(via Reddit)

Il World Trade Center era un complesso di sette edifici costruiti a New York dall’architetto Minoru Yamasaki. il complesso era situato nella parte sud dell’isola di Manhattan ed era famoso per lo spiccare delle Twin Towers inaugurate il 4 aprile del 1973. Ora, non penso serva vi racconti il resto della storia, ma la presenza delle Torri Gemelle era considerata straordinaria per la loro altezza, un vero gioiellino del paese e per l’ambito dell’architettura.

Le torri gemelle appaiono in tantissime pubblicità di vario tipo, la cosa “macabra” sono i riferimenti alla loro distruzione nella maggior parte di queste.

Una pagina Reddit @r/vintageads le ha raccolte in un post. Troviamo il Cookie Monsters di Sesame Street che per pubblicizzare il programma mostra il mostro affamato mangiarsi le due torri. Un’altra è dedicata all’amianto. Nel volantino a grandi lettere leggiamo: “when the fire alarm went off, it took two hours to evacuate New York’s World Trade Center”. Presente un’intera descrizione del materiale e di come il suo utilizzo sia vantaggioso, conclusa con uno slogan “quando la tua vita dipende da questo, usa asbestos”.

Altre sono meno macabre, a posteriori. Bacardi dedica un’immagine che mostra le due torri gemelle che oscillano perchè abbastanza brille. Un’altra vede un cestista dell’epoca che si appoggia alle Twin Towers.

Presente anche una pubblicità dedicata alla tecnologia aerospaziale utilizzata per produrre energia: mostra un aereo che velocemente si dirige verso le torri illuminate.

I commenti sul post di Reddit dedicato a queste pubblicità ci fanno riflettere. Effettivamente il simbolismo degli aerei associati alle Torri Gemelle aveva tutt’altro significato prima dell’11 settembre. Concettualmente spesso si utilizzavano gli aerei per sottolineare la grandezza delle Twin Towers, anche se i complottisti ci si attaccano volentieri suggerendo una premeditazione giocata davvero molto in anticipo.

Giusto in questi giorni è stata divulgata un’immagine pubblicitaria usata dalla Pakistan Airlines per la ripresa dei voli verso Parigi. Questi erano stati sospesi per quattro anni per via di problemi di sicurezza. Nella foto un aereo che vola molto vicino alla Torre Eiffel e per questo motivo è stata criticata e additata come di cattivo gusto. Lo slogan: “Paris, we’re coming today”.

(via Mint)

Il premier del paese ha ordinato un’indagine, il vice primo ministro del Pakistan ha criticato l’annuncio. Il ministro delle Finanze l’ha definito “una stupidità”.

Insomma, non è finita bene.

Già da prima di sapere di questa notizia, scorrendo i vari opuscoli del World Trade Center mi sono chiesta: ma quante pubblicità finite male esistono? Beh, molte. Vi stupireste della quantità…

Le peggiori, se posso dire, sono quelle degli anni ’60. Un continuo di affermazioni aberranti sulle donne, i loro corpi e sulla precisa divisione di generi e ruoli che ai tempi vigeva sovrana. Altre più assurde e “simpatiche” sono quelle dedicate alle innovazioni tecnologiche o ai prodotti che uscivano ai tempi, privi di qualsiasi precauzione : “The best things in life come in Cellophane”, mentre una cicogna tiene in bocca un bambino in un fagotto di plastica. Chissà cosa ne avrebbe pensato Greenpeace…

La Coca-Cola ha un posto speciale. In alcune si legge di come i test di laboratorio, ai tempi, consideravano ottimale dar da bere ai bambini la bibita gassata perchè avrebbe aumentato la loro autostima nella fase imbarazzante dell’adolescenza. “Promuove uno stile di vita attivo, aumenta la personalità e dà al corpo gli zuccheri essenziali”...davvero?

Un’altra “bella” invenzione dell’epoca è una planetaria, considerabile l’antenata del Bimby attuale, chiamata Chef. L’azienda per promuoverla dice: “Chef fa tutto tranne cucinare – per quello esistono le donne!”. Sì, certo…

Ma c’è anche chi riesce a unire il pregiudizio di genere con la discriminazione fisica, hurray!Rimani al passo con i lavori di casa mentre mantieni basso il tuo peso”, questo per pubblicizzare cereali con vitamine, sullo sfondo una donna che pulisce i vetri. Ovviamente non manca la sessualizzazione, tranquilli sempre e solo delle donne! Per le sigarette abbiamo “sbuffale in faccia e ti seguirà ovunque”. Per le compagnie aeree una pubblicità dedicata a come nella scelta delle hostess si mettano sotto tantissima pressione tutte le ragazze che passano alla selezione. Chi non passa? I perdenti. Quindi non preoccupatevi, avrete una hostess, rigorosamente donna, davvero ben preparata.

Negli anni ’30-’40, invece, l’ossessione era legata alla pelle e all’igiene personale. Si parla molto di come non si debba trascurare la nostra pelle per non rischiare che invecchi troppo. Ovviamente vale sempre e solo per le donne. Si parla di creme e saponi. “Tuo marito sembra più giovane di te?”. Oppure: “Sei ad un contest di bellezza ogni ora di ogni giorno”. Insomma, fondamentale la cura di se stessi. A quanto pare l’igiene intima femminile parrebbe un argomento in auge.

In queste pubblicità si danno consigli alle donne, in base ai prodotti da sponsorizzare, su cosa usare per interfacciarsi con gli uomini, quasi sempre i mariti attuali o futuri.

Quelle che ringraziamo sono quelle che risultano più assurde e ci fanno giusto fare una risata. Ad esempio quelle legate alle anfetamine, di cui si consiglia l’uso per dimagrire e rimanere in forma.

Ma se pensate che tutto questo sia solo nel passato vi sbagliate. Esistono pessime campagne pubblicitarie anche nel 21esimo secolo, nonostante la disponibilità continua di computer e browser di ricerca con cui informarsi prima di parlare. Un’azienda di sapone, per esempio, decide di mostrare come il suo sapone igienizzante fa davvero la differenza. Come? Sullo sfondo un omicidio, sul davanti una mano insanguinata.

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(via Dettol)

Nel 2020 una palestra decide di postare una challenge mensile e invece di chiamarla con un nome qualsiasi che sottolinea la difficoltà di andare in palestra, decidono di battezzarla con il nome del loro film preferito: “12 anni schiavo“. Figurarsi se poteva essere “Alla ricerca di Nemo”. Ma non finisce qui e la palestra commenta con: “la schiavitù era dura, come questo workout”.

Durante il periodo delle proteste legate al movimento Black Lives Matter diverse aziende hanno deciso di sfruttare l’occasione per pubblicizzare veramente male i propri prodotti.

Un’azienda di alcolici ha subliminalmente inserito una bottiglia di gin fotografata solo per 1/4, poco sopra un panno che si intuisce essere inserito nella bottiglia. “Votato il gin No 1 dai protestanti per il suo mix naturale e l’alta infiammabilità”. Ma la peggiore è stata Pepsi che ha mostrato una Kendall Jenner giuliva che entra in una situazione di manifestazione che sembra star andando verso il peggio. Passa una pepsi a un poliziotto e per magia la violenza e le discriminazioni razziali scompaiono. Certo!

Insomma, sicuramente le aziende farebbero di tutto per pubblicizzarsi, ma forse a volte è il caso di contare fino a 5 e chiedere a chi ci sta vicino se quello che stiamo per postare è una cavolata in piena regola. Soprattutto se sul contratto siamo inseriti come “social media manager” o “marketing specialist”. Non tutti possiamo essere Taffo, a volte va bene anche solo descrivere il prodotto senza doppi sensi o metafore. Non c’è problema, non lo compreremo lo stesso!