Demi Moore trionfa agli Oscar con The Substance

da | BEAUTY

Prima di The Substance pensava di essere arrivata al capolinea e invece la sua vittoria è un messaggio contro i pregiudizi

Dopo 40 anni di carriera, la celebre attrice statunitense conquista il primo riconoscimento grazie a una performance magnetica in The Substance, un film che fa luce su uno dei grandi tabù della società: l’ageismo. C’è qualcosa di profondamente simbolico nel trionfo di Demi Moore agli Oscar. Nella pellicola, veste i panni di Elisabeth Sparkle, un’ex star televisiva Hollywoodiana che, proprio il giorno del suo cinquantesimo compleanno, viene brutalmente estromessa dalla trasmissione che conduceva con successo. Il motivo? È considerata “troppo vecchia” e viene sostituita da un volto più giovane. Nella realtà, invece, è lei a salire sul palco, stringendo tra le mani la statuetta dorata all’età di 62 anni. 

Il contrasto è più eloquente di qualsiasi discorso. La vittoria di Moore non è solo un tributo al suo straordinario talento ma un potente messaggio che demolisce i pregiudizi di un’industria – e di una società – spesso pronta a etichettare le donne come “superate” una volta oltrepassati i 50 anni. Un ribaltamento degli schemi che dimostra che la vita non è definita da limiti arbitrari o da imposizioni sociali. 

Demi Moore, un tempo considerata “attrice da popcorn”, ha smentito tutti coloro che la credevano capace solo di film di successo commerciale, ma non di un riconoscimento serio. Oggi, la sua vittoria non è solo personale, è un inno universale alla possibilità di riscrivere le regole, a qualsiasi età.



Il paradosso tra realtà e finzione

Ma c’è un altro contrasto degno di nota, quello che si evidenzia tra la sua dichiarazione durante la premiazione dei Golden Globe e il personaggio che ha interpretato in The Substance. Sul palco, Moore ha affermato con forza: “Puoi arrivare a riconoscere il tuo valore solo se smetti di misurarlo”. Nel film, invece, il suo personaggio, Elisabeth, non faceva altro che valutarsi attraverso la bellezza, come se fosse l’unico parametro per definire chi fosse, quasi una religione a cui dedicarsi senza riserve.

Elisabeth, combatte disperatamente contro il peso dell’invecchiamento, fino al punto di assumere una sostanza misteriosa che le permette di sdoppiare la sua esistenza tra una versione “giovane” e una “vecchia” di sé stessa. Questa ossessione per la giovinezza, però, la trascina in un incubo dal quale non riesce a sfuggire, evidenziando i limiti e i pericoli di una società che impone standard impossibili di bellezza e perfezione.



Il fenomeno di The Substance

Il body horror è diventato un fenomeno sociale e culturale. Con un incasso di 1,9 milioni di euro nelle prime settimane nei cinema italiani e una presenza costante nei trend social, il film ha catturato l’immaginario collettivo. Su TikTok, l’hashtag #TheSubstance è diventato virale, generando discussioni che hanno messo in luce una netta differenza di percezione tra uomini e donne.

Molte ragazze, infatti, spiegano che il messaggio del film non colpisce gli uomini nello stesso modo. Razionalmente, lo comprendono: è esplicito e diretto, quasi didascalico. Ma emotivamente non li coinvolge, perché non è pensato per loro. Non c’è confronto tra il modo in cui uomini e donne vivono l’invecchiamento. Se per alcuni uomini l’avanzare dell’età può essere percepito come qualcosa di sgradevole, per molte donne è spesso vissuto come un vero dramma. Questa differenza di percezione riflette l’impatto emotivo del tema: le donne si sentono coinvolte in prima persona mentre gli uomini osservano la protagonista con una sorta di compassione distaccata, percependo la sua dipendenza dalla bellezza come un problema individuale.

Per molte spettatrici, Elisabeth rappresenta una versione iperbolica ma dolorosamente familiare di una realtà che vivono quotidianamente, la pressione costante a conformarsi a standard estetici irraggiungibili. 

Il film ha suscitato emozioni forti, in particolare tra le esponenti femminili, evidenziando quanto sia difficile spiegare agli uomini lo sguardo severo e spietato che rivolgono a se stesse.



Non più solo una prerogativa femminile

Eppure il controllo maniacale dell’aspetto fisico non è più appannaggio esclusivo del “gentil sesso”. Anche gli uomini, un tempo percepiti come meno attenti alle questioni estetiche, sono sempre più ossessionati dal proprio corpo. Secondo un sondaggio condotto da Central YMCA e Succeed Foundation, l’87% degli uomini intervistati si dichiara insoddisfatto del proprio corpo, rispetto al 75% delle donne. Sorprendentemente, il 38% sarebbe disposto a sacrificare un anno di vita per ottenere un corpo perfetto.

I capelli diradati, la pancetta e le rughe sono per gli uomini fonte di disagio, proprio come cellulite e chili di troppo lo sono per le donne. Questa nuova realtà dimostra che la pressione sociale legata all’estetica non fa discriminazioni.

La “malattia della bellezza”: un fenomeno culturale pervasivo

La società odierna sembra soffrire di una vera e propria “malattia della bellezza”. Per le donne, questa ricerca è spesso più intensa e radicata: la bellezza è stata a lungo considerata una delle principali fonti del loro valore. Numerosi studi mostrano che le ragazze ricevono commenti sul proprio aspetto con maggiore frequenza rispetto agli uomini, alimentando insicurezze e comportamenti rischiosi, come diete estreme o ricorso eccessivo ai trattamenti estetici.

Nonostante la consapevolezza che i canoni imposti da alcuni stereotipi, siano irrealistici, molte esponenti femminili continuano a desiderarli. Questa tensione crea un ciclo distruttivo che influenza l’autostima e la percezione di sé. Per alcune, la bellezza diventa un obiettivo totalizzante, a scapito di altri interessi e ambizioni.

L’influenza dei social: il contagio della perfezione

La diffusione dei social media ha esacerbato il problema. Filtri, fotoritocco e pose studiate non sono solo strumenti di espressione, ma vere e proprie maschere dietro cui nascondere insicurezze. È come se, con un volto che non ci appartiene, trovassimo il coraggio di mostrarci al mondo. Ma a che prezzo? A volte, rischiamo di perdere noi stessi, fino a sembrare estranei allo specchio, irriconoscibili persino ai nostri occhi.

Questa ossessione, ormai, è parte della vita quotidiana.



The Substance: un messaggio per il futuro

La vittoria di Demi Moore agli Oscar per The Substance è un faro che illumina un tema universale: la ricerca incessante della bellezza e il suo impatto sulla nostra identità. In un’epoca in cui uomini e donne si confrontano sempre più con una perfezione estetica irraggiungibile, il film e la sua protagonista offrono una riflessione potente e necessaria.

La storia di Elisabeth Sparkle è un invito a ripensare al nostro rapporto con il corpo e il valore che gli attribuiamo. La statuetta d’oro nelle mani di Moore rappresenta un riconoscimento anche della capacità di affrontare con coraggio argomenti scomodi e profondamente radicati nella nostra società.

La vera liberazione non risiede nel cercare di adattarsi agli standard ma nel trovare il coraggio di abbandonarli. Riconoscere che il nostro valore non è definito dall’apparenza, è il primo passo verso un mondo in cui la forma conta meno e la sostanza conta di più. E, forse, questo è il messaggio più potente.

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