Capodanno: ma perchè lo festeggiamo?

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Capodanno è la festa più aspettata dell’anno (forse), ma perchè lo festeggiamo, e sopratutto, perchè non vediamo l’ora di un nuovo inizio?

Buon anno! Un altro anno è passato, riuscite a crederci?! Beh, io sì. È letteralmente scienza, astronomia se volessimo essere più precisi. La terra fa un giro completo intorno al sole e al quasi compimento totale di questo giro, tutti quanti ci vestiamo bene, bevucchiamo un po’ e saltiamo felici. Capodanno: un altro anno, un nuovo inizio, un nuovo noi, sbaglio?

Ma perchè si festeggia Capodanno?

Capodanno è una festa che buona parte del mondo festeggia il 1° gennaio. Spesso lo associamo al 31 dicembre che no, non ha lo stesso nome, a rigor di precisione sarebbe la notte di San Silvestro. Ad ogni modo, le origini di questa festività si ritrovano nella Roma precristiana, sotto il calendario giuliano. Questo giorno era dedicato a Giano: il dio degli inizi, da cui prende nome anche il mese di gennaio.

Capodanno

Da quel momento in poi la festività si è spostata in diversi giorni come il 25 dicembre, il 1° marzo e il 25 marzo, oltre che con la festa di Pasqua. Poi in realtà la data del capodanno si è definita una volta per tutte, a seconda dalla cultura e dalla religione.

Il 1° gennaio si festeggia sia nel calendario gregoriano che in quello giapponese, chi segue il vecchio calendario giuliano lo festeggia il 14. Quello cinese, invece, può cadere tra il 21 gennaio e il 20 febbraio. Per quanto riguarda quello islamico, Capodanno si festeggia il primo giorno del mese di muharram.

Prima che però ci mettesse la mano Giulio Cesare, con l’introduzione del suo calendario, il primo giorno dell’anno cadeva il primo giorno di marzo. Quindi i festeggiamenti si associano a una festa pagana in onore del Dio romano Giano, che avvenivano dopo i Saturnali, le feste romane dedicate all’omonimo Dio che rappresentavano la chiusura dell’anno.

È stato Papa Innocenzo XII nel 1691 a decidere che il Capodanno venisse festeggiato il 1 gennaio, in tutti i paesi europei.

Per quanto riguarda il come, in realtà, siamo tutti quanti abbastanza d’accordo. Fuochi d’artificio, musica, cenoni e così via. Ci sono anche diversi riti scaramantici molto simpatici che non perdo l’occasione di presentarvi.

La tradizione italiana prevede che la notte del 31 dicembre si debba vestire biancheria intima di colore rosso. La stessa sera si devono mangiare le lenticchie per una maggiore ricchezza nell’anno che verrà e ci si dovrebbe anche baciare sotto il vischio, in segno di buon auspicio. Un’altra tradizione, che però si è andata un po’ a perdere, sarebbe quella di buttare le cose vecchie dalla finestra. Sarà colpa dell’AMSA?

In Spagna si devono mangiare dodici chicchi d’uva allo scoccare della mezzanotte. In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si deve aprire la porta così da far entrare l’anno nuovo. In Ecuador e in Perù, si mettono fuori dalla propria casa sei manichini di cartapesta riempiti di petardi per farli, poi, esplodere a mezzanotte. In Giappone, invece, ci si reca nei templi a bere sakè e ascoltare i 108 rintocchi delle campane che annunciano l’arrivo del nuovo anno. Questo perchè si pensa che il numero corrisponda ai peccati originali della fede buddista.

Ma sono sicura che a tutti, al di là del paese di provenienza, venga chiesto, già da settembre, la fatidica domanda: “ma cosa fai a Capodanno?”.

Panico. A quanti sarà capitato di sentirselo chiedere ancora prima di dover passare ai maglioni dalle maniche corte. Forte sicuramente dello stesso meccanismo della FOMO, a Capodanno si deve per forza fare qualcosa e rigorosamente organizzato mesi prima. Chi fa la festa in casa, chi va alla casa in montagna, chi ha organizzato la serata in discoteca, nessuno può scampare a questi festeggiamenti.

Con il passare del tempo, però, ammetto che molte delle persone intorno a me hanno ammesso che di Capodanno non gli importa poi così tanto (me compresa). E questa necessità di fare qualcosa si sta piano piano trasformando in: mah, penso che dormirò. Figuratevi che spesso sento di amici che si sono scordati di festeggiarlo e si sono addormentati bellamente alle 10 di sera (beati loro).

Capodanno

Possibile che il Capodanno stia perdendo di importanza?

Non saprei. Anche perchè effettivamente, tante altre persone fanno coincidere l’inizio dell’anno nuovo a un vero e proprio tasto restart. Un modo per ricominciare da capo, tirare le somme e riorganizzare meglio le cose.

Con il finire dell’anno vecchio e con il cominciare di quello nuovo, sentiamo questa esigenza di fare un bilancio ripassando in rassegna gli ultimi dodici mesi. Secondo la psicologia abbiamo la necessità di inserire una specie di punteggiatura nello scorrere del tempo, che passa anche senza il nostro permesso. Questo perchè quando sentiamo di avvicinarci alla fine di qualcosa, la nostra mente tende a guardare indietro. Un processo che ci permette di trarre insegnamento da quello che abbiamo vissuto.

In un certo senso questo è un ancorarsi all’anno appena passato, ma allo stesso tempo ci dà come uno slancio verso il nuovo. Perchè come sentiamo la fine di un qualcosa, abbiamo anche la necessità di sentire nuovi inizi e questi ci danno la sensazione di poter ricominciare di nuovo. Una nuova speranza, nuove energie, che finalmente potrebbero farci realizzare quello che ancora non abbiamo ottenuto.

Una soluzione per non guardare con rammarico al tempo ormai andato, è rivedere il modo con cui viviamo il senso di fallimento che potrebbe arrivare quando ci rendiamo conto che l’anno, dopotutto, non è andato come avremmo voluto.

Sempre la psicologia, ci dice che sarebbe meglio domandarsi, più che altro, perchè questi buoni propositi non si siano avverati. A volte la risposta è più confortante di quanto ci si aspetti: siamo troppo ambiziosi. Così ci focalizziamo sui nostri limiti, senza vedere, invece, quanto abbiamo raggiunto. Sembrerebbe che questo succeda perchè in realtà i buoni propositi non sono davvero nostri.

La psicologa e psicoterapeuta Lucia Montesi, a riguardo, ci spiega come i buoni propositi siano sempre gli stessi in generale: andare in palestra, dimagrire, smettere di fumare o lavorare meno. “Sono obbiettivi che appaiono stereotipati: è così che si deve fare. Sono perseguiti solo per senso del dovere e non per un sentito desiderio, oppure per accontentare altri e soddisfare le loro aspettative”. Così però saranno quasi probabilmente destinati a fallire.

Capodanno

Quindi è importante che i nostri buoni propositi siano davvero nostri o saranno molto probabilmente destinati a non realizzarsi.

Se non siamo onesti almeno con noi stessi, è improbabile che riusciremo davvero a cambiare le cose nella nostra vita. Questi cosiddetti “buoni propositi”, non riusciranno a venire salvati nemmeno da tutte le lenticchie e chicchi d’uva del mondo. Per quanto mi riguarda, per questo anno nuovo mi impongo di non comprare più scarpe…beh, a ognuno il suo.