Il capoluogo lombardo risulta il migliore in quanto a qualità della vita, eppure per chi a Milano ci vive non sembra lo stesso.
A novembre è stato pubblicato l’annuale indagine sulla qualità della vita nei diversi capoluoghi italiani. Realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications, il primo un quotidiano e la seconda un’agenzia di comunicazione, ha visto al primo posto la città di Milano.
Secondo l’indagine Milano vince il primato per qualità della vita.
Seguita poi da Bolzano e Monza, la città meneghina risulta essere la migliore in quanto a condizioni di benessere dei propri abitanti. L’indagine non è che viene redatta proprio a caso, ma segue nove diverse dimensioni di analisi. Affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, turismo, reddito e infine, ricchezza.
Ora, sui dati non si discute, è il bello della scienza: è fattuale. Però un paio di domande ce le facciamo. Per me che vivo a Milano e ho assistito a un’aggressione per una collanina proprio poco tempo fa, a un orario normale e in un posto abbastanza ben collocato, mi viene da storcere il naso. Anche perchè quasi dieci mesi fa, la stessa città viene “premiata” dalla classifica sull’inquinamento atmosferico su scala mondiale. Oggettivamente quella delle polvere sottili è una situazione grave e da affrontare. Poi sicuramente non ci avviciniamo allo smog di Tokyo, ma non si respira di sicuro aria buona. In realtà gli effetti di quest’aria inquinata ci sono e spesso si associano a morti premature, ahimè, soprattutto infantili.
<< E’ più inquietante che i bambini nati a Milano abbiano un’aspettativa di vita ridotta oppure l’ipotesi che qualcuno si allunghi a rubarmi il portafoglio durante un tragitto in metropolitana?>>
Questo dice Benedetta Barone su Elle. Un po’, anzi molto, ci invita a riflettere su come Milano sia invivibile ben oltre l’evidente e chiarissimo problema di sicurezza. A riguardo abbiamo finalmente l’ammissione di Beppe Sala che alla fine dichiara: << i problemi ovviamente ci sono >>. Si parla poi di microcriminalità e delle violenze di scippi e borseggi. Inoltre promette più di tremila vigili entro la fine del mandato, che ci auguriamo di vedere presto. Poi comunque esiste anche altro al di là della “piccola” criminalità. C’è anche un problema di associazione mafiosa: quasi una settimana prima dall’uscita dell’indagine arriva l’arresto di 43 persone tra Palermo e Milano, appunto.
Pensiamo poi anche al reddito e alla ricchezza, inevitabilmente. Inevitabile perchè Milano l’è un gran Milan e da sempre si porta la nomea di città ricca delle firme e della grande moda. Prima dell’uscita dei risultati dell’analisi, Via della spiga viene ufficializzata come la via più cara al mondo con affitti da 20mila euro al metro quadro. Nel senso, non ci potremmo permettere nemmeno un quarto di monolocale senza avere almeno un cugino alla lontana ben inserito in Luxottica.
Ma se il milanese dallo stipendio medio non si può permettere di uscire a cena, come si arriva al metro quadro più costoso del mondo?
Non che nessuno esca fuori a cena, certo che c’è chi lo fa! Però spesso la scelta ricade su una vita socialmente appagante o la possibilità di mettere da parte quello che alla fine del mese si riesce a racimolare. Eppure la città è piena di cose da fare, di eventi da vedere, di posti che sono aperti tutto il giorno tutti i giorni. Ma il costo degli affitti è una piaga che si sparge tra tutti quanti e il divario tra quello che si incassa e quello che si spende è sempre più ampio.
Certo che c’è l’imprenditore o l’avvocato ben inserito che si porta a casa il bel gruzzoletto. Ma se prima si vedeva Milano come la nostrana concrete jungle dalle mille possibilità, ora la jungle c’è ancora, ma vige più una lotta alla sopravvivenza che alle opportunità.
La sicurezza percepita è ai minimi storici per la città, ma anche questo dato è frutto della precarietà sociale, economica ed ambientale.
Se la situazione non dovesse cambiare si pensa a Milano come un parco giochi per ricchi che girano per nuovissimi locali subentrati alle storiche attività familiari di quartiere. Nessuno ce l’ha con loro, ma è fattuale che non tutti si potrebbero permettere un affitto in Via della Spiga e che chi può farlo non appartiene sicuramente al ceto medio. Dati alla mano con l’analisi di Coldiretti stilata sui dati ISTAT secondo cui in Italia 8,8 milioni di persone vivono da sole e si scontrano con uno costo della vita raddoppiato rispetto alla spesa di un componente di una famiglia media di tre persone.
Insomma, i dati dicono qualcosa e la realtà un’altra, possibile? Viene da chiedersi a chi è stato somministrato il questionario alla base di questa analisi. Ridendo con una collega ci siamo chieste: sarà la Ferragni o magari direttamente Beppe Sala. Che sia qualche possessore dell’ambrogino d’oro. Io l’ambrogino lo darei a chi si spacca la schiena in una realtà precaria travestita da Disneyland senza perdersi d’animo. Ma sarò io…Ovviamente a Milano non gira le spalle nessuno e tutti ringraziamo il suo essere (ora e anche prima) all’avanguardia su quasi tutto, ma come si legge su Marie Claire in un articolo di Cristina Manfredi: <<Cara Milano, “io non ce la faccio, non ci sto, voglio scendere”>>.