Il concetto di genere nella moda è un fatto di convenzioni, i falsi storici sul tema si sprecano…ecco i più sconvolgenti
Come siamo arrivati a dare un genere a dei pezzi di tessuto cuciti insieme è un mistero estremamente complicato. Non da sempre, ma quasi, la moda si è distinta tra abiti maschili e femminili. Compatibilmente, molto spesso, con i ruoli che la società imponeva ai due generi. Ruoli che, nel corso del tempo, sono drasticamente cambiati, così come gli abiti indossati dai due sessi. Dovete sapere, infatti, che la maggior parte di ciò che oggi consideriamo appannaggio femminile è, in realtà, stato pensato per gli uomini. In un tempo in cui quello femminile era considerato il sesso debole certo non era il maggiore interesse quello di vestirlo. Se non per creare capi talmente scomodi ed importabili da obbligare le donne a stare in casa. Per il resto è stato tutto pensato per gli uomini. Insomma la storia della moda è piena di falsi storici.
Rosa o azzurro?
L’associazione dei colori ai sessi è una delle cose più stupide che siano mai esistite eppure anche una di quelle più radicate. Oggi l’azzurro è il simbolo dei “maschietti” mentre il rosa quello delle “femminucce” e guai a scambiarli. Soprattutto se si tratta di bambini a cui se no verrebbero “confuse le idee”, così dicono. Dovete però sapere che un tempo è stato l’esatto contrario. Per secoli il rosa è stato considerato colore maschile in quanto parte della scala dei rossi. Mentre l’azzurro elemento femminile in ricordo del manto della Vergine Maria.
Sulle pagine della rivista Earnshaw’s Infants’ Department, nel 1918, scrivevano: “La regola generalmente accettata è che il rosa sia per i maschi e il blu per le femmine. Questo perchè il rosa, essendo un colore più forte e deciso, è più adatto a un maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, è più adatto per le femmine”. Le cose, insomma, sono cambiate solo dopo la seconda guerra mondiale quando negli Stati Uniti il marketing e la pubblicità iperfemmilizzarono il rosa rendendo la chiave dello stereotipo della donna, vivo ancora oggi.
E le scarpe con il tacco?
Quanto a falsi storici anche la storia del tacco non scherza. La calzatura oggi simbolo del mondo femminile è nata, in realtà, per tutti altri scopi. Dovete sapere, infatti, che nel mondo antico i primi “tacchi” li usarono gli antichi egizi. Erano dei platform che servivano un po’ per evitare di sporcarsi troppo, un po’ per simboleggiare uno status sociale di livello. Poi sono stati i cavalieri dell’Impero persiano ad appropriarsi del tacco, usato per affrancare il piede alla stava quando cavalcavano. I tacchi diventano poi di uso comune in periodo rinascimentale per uomini e donne aristocratiche. Indossare le scarpe con il tacco significava, letteralmente, innalzarsi rispetto alla plebe.
Questa calzatura ha, infatti, un ruolo fondamentale alla corte di Re Sole. A Versailles gli uomini più importanti e vicini al Re dovevano indossare scarpe con il tacco, meglio se rosso, il preferito da Luigi XIV. Più era alto il tacco più era alta la carica ricoperta. In tempi più recenti, in seguito alla Rivoluzione Francese, il genere maschile ha abbandonato l’interesse per la moda e il tacco è rimasto appannaggio del sesso debole. Anche se il mondo della musica e dello spettacolo non hanno mai abbandonato veramente il tacco maschile. Dagli anni ’70 del ‘900 ad oggi la musica ha tentato di sdoganare le calzature con il tacco per la moda maschile. E pare ce la stia facendo.
Il paradosso del pantalone
Alla storia dei pantaloni e delle gonne abbiamo dedicato un intero articolo direttamente indirizzato al Generale Vannacci. Interessante come, in effetti, l’unico capo ideato precisamente per gli uomini sia oggi di appannaggio comune per il genere femminile. Ancor più incredibile che nessuno se ne stupisca, visti i tempi che corrono. Quella del pantalone femminile è stata una lunga conquista simbolo di una rivendicazione di libertà ed emancipazione genere. Assurdo come siamo riusciti a far diventare unisex un pezzo pensato per gli uomini, mentre ancora fatichiamo a riconoscere alcuni capi pensati, in origine, per gli uomini come tali. Forse con la grande Rinuncia abbiamo davvero segnato un momento senza punto di ritorno. Forse davvero la moda maschile non si muoverà mai realmente, ma noi ancora poi speriamo.
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