Hai presente quella sensazione quando stai scrollando Instagram e, all’improvviso, vedi quel vestito? Ce l’hai presente vero?
Quello che sai benissimo che non ti serve, ma improvvisamente diventa indispensabile. Lo aggiungi al carrello, premi “compra ora” e per un secondo, uno solo, ti senti felice. Poi ti passa.
Ma sai cosa non passa? La consapevolezza che hai appena alimentato una macchina gigantesca, creata -appositamente- per farti sentire così.
“Buy Now: L’inganno del consumismo”, è il documentario firmato Netflix, che sta facendo parlare e discutere tutti. Perché? Beh, perché senza scrupolo, ci mette davanti a una realtà scomoda -anzi scomodissima- il consumismo. Che non è solo “binge shopping”. È un sistema pensato per manipolarti, farti sentire perennemente incompleta e venderti la soluzione al prezzo di una spesa online. E il peggio? Ci caschiamo tutte.
Compra ora: non sei mai abbastanza
È il gioco più vecchio del mondo: il marketing punta dritto alle tue insicurezze. Non sei abbastanza cool? Ecco la borsa che ti farà sembrare una It-Girl. Ti senti stanca? Una crema miracolosa ed è fatta. È una giostra senza fine, perché una volta salite, non ne scendiamo più.
Il documentario lo spiega bene: non stiamo comprando solo prodotti, stiamo comprando illusioni. E le aziende? Lavorano 24/7 per farci sentire esattamente così: mai abbastanza. E così clicchiamo, ancora e ancora.
Ma c’è di più. Dietro quei prodotti che arrivano in un pacchetto carino, c’è spesso una realtà che non vogliamo vedere: salari da fame, emissioni folli di CO2, montagne di rifiuti. Il fast fashion, in particolare, non è solo “veloce”. È spietato.
La maglietta a 10 euro? Ti costa il doppio. Solo che non lo paghi tu lo scotto più alto: lo pagano l’ambiente e le persone sfruttate per produrla.
Ma perché ci caschiamo sempre?
Semplice: ci caschiamo perché è facile. Il sistema è progettato per farti pensare che un acquisto possa migliorare la tua giornata. Ti senti giù? Compra qualcosa. Hai avuto una giornata pesante? Treat yourself. È così che il consumismo si infiltra nelle nostre vite, non come un bisogno, ma come una risposta emotiva.
E allora, come ne usciamo? Perché ne usciamo, vero?
Come ribellarsi ma senza rinunce
Non si tratta di smettere di comprare. Non viviamo in una grotta e non possiamo pretendere di essere perfette. Ma possiamo fare meglio. Possiamo comprare con più consapevolezza e meno impulsività.
Ecco alcune mosse semplici:
Chiediti: Mi serve davvero? Se la risposta è no, lascia perdere.
Scegli meglio: Investi in capi di qualità, fatti per durare. Non servono 10 magliette scadenti, te ne basta una buona.
Second Hand Is Cool: Il vintage non è solo chic, è anche sostenibile. Ed è il modo migliore per distinguerti senza seguire i trend di massa.
Informati: Conosci il brand, la sua storia, i suoi valori. Se un prodotto costa troppo poco, qualcuno o qualcosa sta pagando il prezzo.
C di consapevolezza…
Il consumismo non è una questione di moda o necessità. È una questione di mentalità. Viviamo in un sistema che si nutre delle nostre insicurezze e ci fa credere che un oggetto possa cambiarci la vita. Ma è davvero così? No, non è così.
La prossima volta che senti quella vocina che dice “compra ora”, fermati. Chiediti: mi serve o sto solo riempiendo un vuoto? Ogni volta che scegli di dire no, stai mandando un messaggio. A te stessa, al sistema, al mondo.
Non si tratta di essere perfette. Si tratta di essere consapevoli. Perché il vero cambiamento non inizia con un carrello pieno, ma con quello che scegliamo di lasciare vuoto.
Foto: Google