Zara ha conquistato anche Kate Moss

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Kate Moss firma una party collection con il colosso di Inditex Zara. Continua la strategia di riposizionamento del brand e le domande si fanno sempre più interessanti.

Zara procede a gonfie vele nel tentativo di cambiare il proprio posizionamento. È ormai chiaro che il colosso del gruppo Inditex non voglia più apparire come brand fast fashion. Per farlo sceglie la rigogliosa strada delle collaborazioni. Non solo con personaggi pop, ma anche con interni al settore, religiosamente rispettati dagli addetti ai lavori, come è stato con Stefano Pilati. Questa volta è il turno di Kate Moss. La top model è stata il volto del fashion system dagli anni ’90 in poi. Icona di quell’estetica grunge che h fatto scuola nell’ultimo decennio del 20esimo secolo. Oggi, insieme alla sua storica stylist Katy England crea una collezione party per Zara. Con tanto di campagna scattata da Mert Alas e Marcus Piggott, con cui la modella collabora da ormai 25 anni. Al centro degli scatti, oltre i capi, la disarmante bellezza della top model, chiaramente protagonista della campagna.

Si tratta dell’ennesima collaborazione di Zara con colossi della moda. Una strategia ben riuscita che migliora, senza ombra di dubbio, la credibilità del brand e ne giustifica il continuo aumento dei prezzi. Oggi fatichiamo a considerare Zara parte di quel mondo fast fashion tanto criticato. Dopo le collaborazioni con Manteco, la linea di maglioni in Cashmere e tutte le altre strategie attuate da Inditex Zara sta riuscendo nel suo progetto di posizionamento. Comprare Zara non è come comprare un altro brand fast fashion. Nonostante l’aumento dei prezzi è diventato quasi imprescindibile nell’armadio di chiunque. La collezione sarà disponibile online in Store selezionati a partire dal 30 novembre e, senza dubbio, andrà a ruba.

Fa riflettere la scelta, da parte di queste personalità, di instaurare una collaborazione con una realtà fast fashion come Zara. Eppure sono sempre di più i creativi e i socialite che non sfuggono all’occasione di collaborare con questo brand. Per non parlare di chi scatta le campagne del brand. Nomi di fotografi tra un più importanti del panorama moda. Sarà una questione di notorietà, economica oppure ancora di democratizzazione della moda. Eppure la domanda sorge spontanea: ma tutto questo cambiamento sta avvenendo anche a livello produttivo? Il fast fashion non è solo una questione d’immagine, ma anche e soprattutto un fatto di produzione. E allora ci si chiede se il cambio di rotta di Zara sia vero oppure no. Se tutte queste collaborazioni patinate abbiano, o meno, un risvolto nel paradigma del fast fashion.

In attesa di risposte siamo certi che la collezione andrà sold out in tempo record, così come è stato con quella di Pilati. E se di tratta di un cambiamento vero, di un cambio di vedute consapevole è tutto guadagnato. Perchè è il sistema che deve muoversi nel verso giusto, non solo i compratori. Tendenzialmente responsabilizzati anche più del dovuto, per certi versi.