Ripescando cimeli dai primi anni Duemila, ci siamo imbattuti nelle discriminazioni sociali che si vivevano e che ora tornano in auge assieme all’estetica tipica.
La nostalgia degli anni 2000 è una costante che abbiamo visto apparire e scomparire negli ultimi anni. Glitter, vestiti mini, unghie a papera, vita bassa, jeans stretti e boy band. Ma quanto ci piace decorare il cellulare con gli sticker e le borse con i portachiavi. Gli anni 2000 hanno un’estetica tutta loro e ci piace un kasino. Ma il periodo y2k non è solo glitter e musica emotional.
Una grossa piaga degli anni Duemila è stato il pregiudizio. Ma non solo.

Basta pensare all’enorme caos che c’era sugli standard di bellezza. La vita doveva essere stretta, il make-up non troppo complesso, le sopracciglia finissime, le gambe strette e le braccia magre. E di quei tempi o eri così o nulla, non c’erano mezze misure. Era il periodo dei gruppi, dei club, delle divisioni sociali basate su meri gusti musicali o apparenze estetiche.
Le discriminazioni sociali erano al loro apice durante gli anni Duemila. Per non pensare ai nascenti “social” che davano il via alle prime gogne mediatiche. Che fosse una dichiarazione andata male o semplicemente un pettegolezzo che gira per tutto il mondo, quando per mondo si intende la piccola realtà sociale che ci circonda.
C’è chi dice “ai miei tempi non sareste sopravvissuti” e quando si parla di social e netiquette forse è proprio così.


E’ un meme che gira e riguarda i precedenti social che la nuova generazione non ha mai vissuto e mai capirà, ma che noi vivevamo come un vero e proprio ring. Tumblr e ask.fm erano solo alcuni, o meglio, i più temibili.
Sul primo nascono le prime incitazioni all’anoressia o alla violenza auto inflitta e soprattutto si creano i primi codici stilistici che decretavano se IN o se OUT. Il secondo, invece, dava il via ai primi leoni da tastiera, i primi bulli senza nome. Erano tempi duri, pieni di cose che ora non potremmo dire o fare mai. C’è una certa consapevolezza in più ora su certe cose, ma neanche troppo.
Degli anni Duemila non abbiamo preso solo i glitter, ma anche alcuni brutti vizi.

Nei primi anni post 2015 si è iniziato a rendersi conto che qualcosa andava cambiato ed ecco che subentra la body positivity. I sentimenti iniziano a non essere più un qualcosa di cui vergognarsi e lo stesso le emozioni. Certe cose hanno fatto stroppiare il vaso e le regole cambiano.
Sembrerebbe quindi a primo impatto che le cose stessero davvero cambiando a botte di film e serie tv più counscious. E invece no. Perché di tutto questo “finto perbenismo” ne abbiamo capito ben poco. Con tutti i ninnoli degli anni 2000, stanno girando anche tutti i difetti sociali che caratterizzano quegli anni.
Dopo tanti passi avanti, stiamo di nuovo tornando indietro.

Di nuovo il bel fisico è magro e veste a vita bassa. Di nuovo le taglie anche un loro peso, anche se meno esplicito. Si contano le calorie, si discrimina chi veste o ascolta un certo qualcosa. Perfino chi millantava uno stile alternativo ora non guarda di buon occhio chi non lo fa.
Ma davvero non ci abbiamo capito nulla?
Sono state tantissime le lotte fatte per cambiare le cose e di tutti quegli sforzi ricordiamo solo gli album e i film più cult. Ma nulla più. È che si sta andando a delineare di nuovo un ideale del bello e dannato o della bella e cattiva. Ci piace sentirci superiori e ahimè per farlo sembrerebbe che ancora oggi vada di moda sminuire gli altri.
Ma non era meglio riportare solo Hello Kitty?