Fotografare quadri e opere d’arte è un’abitudine che abbiamo quasi tutti. Ma vi siete mai chiesti perché lo facciamo?
Fino a qualche tempo fa, scattare una fotografia all’interno di un museo era severamente vietato, soprattutto se con il flash.
Quante centinaia di volte vi sarà capitato di leggere il cartello NO FLASH all’interno di un’esposizione?
Tutti diamo per assodato che “il flash rovina un’opera d’arte”. Ma quali sono le fondamenta di questa teoria? Sarà vero?? Ci saranno realmente delle basi scientifiche?
Secondo Martin Evans, studioso dell’Università di Cambridge, NO.
Tramite uno studio, ha voluto dimostrare che «L’uso del flash elettronico da parte del pubblico rappresenta un pericolo trascurabile per la maggior parte delle esposizioni museali».
Ma non è l’unico a sostenerlo. Nel 1995 alla National Gallery di Londra è stato organizzato un esperimento per comprendere realmente se questa teoria fosse vera.
Utilizzarono due potenti flash elettronici, situati a circa tre metri dai pannelli, scagliandoli su di essi per mesi ogni sette secondi. Dopo oltre un milione di lampi, analizzando i dati, è stato dimostrato che nessun quadro era stato danneggiato in modo visibile.
Oltre alla questione del danneggiamento dell’opera, tempo fa, con l’inizio della diffusione dei social media, i musei temevano che molti visitatori non si sarebbero più recati di persona nelle gallerie, se avessero potuto ammirare le opere su internet o dai cellulari. Ma oggi ci si è resi conto del contrario. Sono gli stessi musei che pubblicano le immagini dei loro dipinti e delle esposizioni, perché, nonostante tutti possiamo osservare un quadro con una semplice ricerca su google, l’esperienza fisica e reale di ammirare una tela dal vivo è ancora una cosa che ci sta molto a cuore. E osservarla inizialmente su uno schermo, accende in noi il desiderio di vederlo fisicamente.
Pensate che in molti, davanti alla Pietà di Michelangelo, si emozionano e piangono… sarebbe possibile davanti ad uno schermo piatto?
Ti ricordi quello che hai visto?
Nella mia concezione la parola arte è sinonimo di contemplazione e di silenzio. Quando visito un museo (oltre al fatto che prima di decidere con chi andarci, ci rifletto molto bene, e scelgo solo coloro che sono sicura che fruiscano al mio stesso modo: in silenzio e impiegandoci il tempo necessario) mi sono abituata, in primo luogo, a leggere tutte le parti scritte dal curatore, che narrano la vita dell’artista, il periodo storico e quant’altro. In un secondo momento, il titolo dell’opera, e solo alla fine mi fermo ad osservare la tela.
Rimango lì, ferma, in silenzio, e cerco di comprendere cosa voleva comunicarmi l’artista; è una sorta di meditazione, un flusso interiore di pensieri che si fanno largo nella mia mente. Se conosco già l’opera, cerco di cogliere ciò che ho studiato e che mi è stato spiegato su di essa, mentre, se non la conosco, la osservo e cerco di memorizzarla, per mantenerne il ricordo.
Una volta uscita dell’esposizione, contenta di aver arricchito il mio bagaglio culturale, proseguo con la mia vita.
A distanza di giorni, mesi, anni, ricordo quel pomeriggio, in quel museo… aspetta com’è che si chiamava? Ah si ora ricordo… Ma quali opere avevo visto? Ah, esatto, mi ricordo quella che mi aveva colpito di più, e anche un’altra… Ma tutte le altre? Avevo fatto forse qualche foto? Ed è in quel momento che comprendo quanto probabilmente sarebbe stato utile scattare qualche fotografia: per mantenere vivo il ricordo.
Fotografare quadri in una galleria d’arte vi sembrerà normale. Ma avete mai pensato al perché lo fate?
Io me lo sono chiesta poco tempo fa, mentre stavo osservando un dipinto di Munch, in esposizione al Palazzo Reale di Milano. Ho bisbigliato al mio accompagnatore «Secondo te qual è la necessità di scattare foto a dei quadri? Forse l’unico fine è creare l’ennesimo contenuto sulle nostre storie di Instagram? E una volta postato, eliminiamo il contenuto dalla galleria?».
Poi pensavo “Ma interesseranno ai nostri follower tutti questi quadri? Se vogliono vedersene uno possono tranquillamente scrivere il titolo su google e questo apparirà in due e due quattro…”
Ero confusa, e la mia mente annebbiata dalla società dell’estetica, ma il mio accompagnatore mi ha illuminata, rispondendomi «Il mio unico fine di scattare una fotografia ad un quadro, non è far vedere agli altri che sono acculturato perché vado a vedere un quadro o una mostra, ma è tenerne fresco il ricordo per me stesso. Non sarà mai come ri-vederlo dal vivo, ma quando ripenserò a questo giorno e a questa esposizione ricorderò tutte le opere che ho potuto ammirare, e al momento necessario, potrò sfoggiare le mie conoscenze».
Ci sono persone che scattano al fine ultimo di dimostrare che sono state in quel posto, altre, che invece lo fanno unicamente per se stesse: è anche questa una forma d’arte.
Concezioni diverse
Il divieto di fotografare blocca automaticamente il nostro desiderio di registrare visivamente le nostre vite, per poi poterle ricordare. Quante ricordi avete di quando eravate piccoli? Pochi. E quei pochi sicuramente derivano delle fotografie che vi avevano scattato in quel momento e che avete visto e rivisto; senza di esse non vi ricordereste quasi niente, soprattutto dell’infanzia.
Dopo averlo vietato per anni, oggi sempre più musei permettono al pubblico di scattare fotografie alle opere esposte.
Il Museo Reina Sofía di Madrid, ha tolto il divieto di fotografare “Guernica” di Pablo Picasso, in quanto, secondo un portavoce del museo, «consentire che si scattino fotografie di “Guernica” ha lo scopo di migliorare l’esperienza della visione del quadro, avvicinandolo al pubblico e permettendo ciò che è stato possibile fare in altri musei per molto tempo».
Il Natural History Museum di Rwanda, permette di scattare tutte le foto che vogliamo, solo dopo aver pagato una tassa, la «photography fee».
Anche il Metropolitan Museum of Art di NY e il Museum of Fine Arts di Boston hanno deciso di concedere ai visitatori di fare fotografie in alcune parti delle loro collezioni permanenti, ma lo hanno invece vietato nelle mostre temporanee.
Chissà se nel 2074 staremo ancora facendo lunghe file per scattare fotografie ad un opera di Leonardo Da Vinci o se invece gli smartphone saranno banditi per sempre da questi luoghi di culto…
Immagini: Pinterest.it