La risposta è: Forse! Ma non è tutta una questione di like
“Dipingo quello che vedo, dipingo quello che ricordo e dipingo quello che sento.” Claude Monet.
L’artista impressionista di fine Ottocento riassume in una frase l’intero significato dell’arte. Il suo modo di dipingere ci porta a identificarlo come il pioniere di Instagram.
In effetti l’impressionismo, che riunisce artisti quali Monet, Renoir, Degas e molti altri, partiva dalle sensazioni e visioni della vita quotidiana, proprio come il social network più famoso. Alla vista di un tramonto, di un bar affollato, durante momenti di festa della bohème parigina, gli artisti riuscivano ad infondere i propri sentimenti istantaneamente sulla tela, con l’intento di cogliere l’attimo fuggente come in una fotografia, per imprimerli nella storia e lasciarne un ricordo.
Non a caso, la prima mostra impressionista avviene nello studio del fotografo Nadar, 35 di Boulevard des Cappucines, nel 1874.
Appassionato di ritrattistica, Nadar crede e supporta questa corrente, di cui ne è mecenate. Sostiene l’arte e viene paragonato, lui stesso, ad un pittore. Riusciva, tramite il dialogo, ad entrare nell’interiorità e nell’anima del soggetto, riportandola nei suoi scatti.
Il legame tra fotografia e arte ha radici profonde. Nel corso della storia sono stati molti i momenti di unione fra le due arti. Basti pensare a Pablo Picasso, che si serviva della fotografia per dividere lo spazio in molteplici parti, per poi ricomporlo attraverso sfaccettature e forme diverse. Il Dadaismo, avanguardia di inizio Novecento, che usava le immagini prese da riviste di attualità e le scomponeva per creare qualcosa di nuovo e diverso.
Già gli uomini primitivi, attraverso la pittura rupestre, esprimevano la volontà di ricreare la mimesi di una realtà che apparteneva loro. Così come, anni dopo, gli artisti del Rinascimento, inventarono una tecnica in grado di portare l’architettura e la profondità sulla tela, per creare ambienti più realistici, nei quali far vivere i loro personaggi: la prospettiva.
Solo nel 1827, un ex combattente appassionato di chimica, Joseph Nicéphore Niepce, sperimentò un nuovo apparecchio con cui scattò “Vista dalla finestra a Le Gras”, la prima eliografia della storia.
Niepce apre le porte ad un nuovo modo di vedere il mondo.
Perciò la domanda è: la fotografia può essere considerata una forma d’arte? Oggi la fotografia non è più uno strumento per pochi, usato in particolari occasioni. Grazie ai telefoni cellulari, facciamo foto a tutto quello con cui entriamo in contatto ogni giorno, per conservare il ricordo del momento che stiamo vivendo. Da una vacanza ad Ibiza, al capodanno in montagna, ad un aperitivo sulla barca, fino ad una semplice cena tra amici, attraverso i social network, Instagram, Facebook e il neo BeReal mostriamo a tutta la nostra rete di contatti cosa facciamo 24h al giorno. Le immagini sono diventate espressione di status, perché, con queste, possiamo far vedere solo la parte più interessante e che preferiamo di noi stessi, nascondendo chi siamo veramente dietro uno schermo e dietro quei numeri, che possono sembrare insignificanti, ma che determinano una condizione di visibilità e popolarità: i “like”.
Questa mania di fotografare e postare ogni cosa, ha dato il via ad un nuovo mestiere. Da molti considerata come una perdita di tempo e un impiego da nullafacenti, la figura dell’Influencer può, però, essere considerata una nuova forma d’arte grazie alla fotografia, in grado di sfruttare il potere dei social e delle immagini per istruire e comunicare in modo più veloce, diretto e comprensibile. Come ci insegna Chiara Ferragni “Non mi è mai piaciuta l’idea di scattare una foto solo per se stessi. Penso che tutto sia migliore quando è condiviso”.
In questa pagina trovate un ritratto del fotografo Thierry Mugler.
Foto 1: «Vista dalla finestra a Le Gras» Joseph Nicéphore Niépce da Frammentirivista.it , Foto 2: «Impression soleil levant» Claude Monet da Pinterest.com, Foto 3: Pixabay.com