Dalla passerella all’oceano: l’invasione della plastica nella moda
Negli ultimi anni, le passerelle hanno visto un’esplosione di tessuti sintetici, con un raddoppio dell’utilizzo di fibre artificiali nel settore della moda. Un fenomeno che, se da un lato ha aperto nuove frontiere per il design e la produzione, dall’altro pone seri interrogativi sull’impatto ambientale e sulla sostenibilità di questo trend.
Il fast fashion: il motore dell’invasione
Il fast fashion, con la sua produzione di massa e la continua ricerca di novità a basso costo, ha giocato un ruolo cruciale in questa tendenza. La plastica, sotto forma di poliestere, acrilico e nylon, offre infatti numerosi vantaggi dal punto di vista produttivo: è economica, resistente e versatile. Tuttavia, la sua produzione e smaltimento generano un’enorme quantità di rifiuti plastici, contribuendo all’inquinamento degli oceani e all’emissione di gas serra.

Perché la plastica ci affascina?
Ma perché la plastica ha conquistato un posto così importante nel nostro guardaroba?
Per il costo. Perchè i tessuti sintetici sono spesso più economici da produrre rispetto a quelli naturali.
Per la performance visto che offrono caratteristiche come impermeabilità, leggerezza e resistenza alle pieghe.
Ed infine, l’estetica. Consentono di creare effetti e texture uniche, difficilmente replicabili con fibre naturali.
Il dibattito naturale vs. sintetico
La scelta tra tessuti naturali e sintetici è complessa e non ammette risposte univoche.
I tessuti naturali sono biodegradabili, ma, la loro produzione può essere intensiva dal punto di vista ambientale. Oltre a richiedere grandi quantità di acqua. Mentre i tessuti sintetici sono resistenti e versatili, ma non biodegradabili e contribuiscono all’inquinamento.
Le alternative sostenibili
Fortunatamente, esistono sempre più alternative sostenibili:
Come fibra riciclata, ad esempio ottenuta dal riciclo di bottiglie di plastica e altri rifiuti plastici. Ci sono i tessuti biologici: Prodotti con materie prime coltivate in modo sostenibile.
Ed infine, i materiali innovativi, che, dobbiamo dirlo stanno prendendo piede. Come il Tencel, derivato dal legno, o il Piñatex, ottenuto dalle foglie d’ananas.


Il futuro della moda
Il futuro della moda passa necessariamente attraverso una maggiore sostenibilità. L’industria tessile deve impegnarsi a ridurre il consumo di risorse, a innovare i processi produttivi e a sviluppare nuovi materiali eco-compatibili.
L’attenzione di designer, e, brand alla sostenibilità non è nuova. Da anni ci sono designer, come Stella McCartney, che seguono una scia di pensiero dedicata alla salvezza del nostro pianeta. L’impegno di Stella McCartney nel campo della moda sostenibile non ha eguali e lo dimostra la timeline del percorso compiuto dal brand.
Oltre ad aver reso bella e desiderabile la moda sostenibile, sin dai primi anni 2000.
Tuttavia, se andiamo a guardare gli ultimi trend, non è solo nell’uso di materiali innovativi, nuove fibre e similari che dobbiamo cercare un futuro, ma anche in ciò che era.

Parliamo, infatti, del mercato del second hand. Negozi vintage e mercatini dell’usato hanno come attore principale la GenZ.
Sono tante le sfumature di questa evoluzione nel mondo della moda, e, proprio per questo forse dovremmo interrogarci su quanto -davvero- sia necessario seguire la scia di un’impronta del fast fashion. Con la scusa della sostenibilità.
In conclusione
La diffusione della plastica nella moda è un problema complesso che richiede soluzioni innovative e collaborative. Come consumatori, abbiamo il potere di influenzare le scelte delle aziende e di contribuire a costruire un futuro più sostenibile. È arrivato il momento di dire basta alla fast fashion e di abbracciare una moda più consapevole e rispettosa dell’ambiente.
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