Con un forte sentimento di nostalgia, espresso anche attraverso alcuni dei look presentati, l’ultima giornata di Parigi Fashion Week arriva al termine.
Ebbene sì, tra presentazioni, critiche e apprezzamenti siamo arrivati all’ultima giornata di Parigi Fashion Week. Se posso dire, un giro di applausi a tutti quanti per essere arrivati alla fine di questa settimana della moda senza grossi drammi. Sarà forse l’allure chic della città che impone un galateo rigido e preciso?
L’ultima giornata di moda francese la apre uno dei mostri sacri della città: Chanel.
Se uno dovesse analizzare i look in quanto look Chanel, se ne potrebbe dire davvero poco. I look sono in pieno, pienissimo, stile con la casa di moda. Gli elementi ci sono tutti: il fiocco nero, il tweed, la camelia e le silhouette lunghe e ampie. Proprio per questo motivo mi viene da dire, ancora? Mi spiego meglio: i look sono obbiettivamente belli, eleganti e funzionano tantissimo, ma ogni anno vediamo sempre le stesse cose con un qualcosa di lievemente diverso. Ora, se uno volesse attaccarsi all’heritage le ultime collezioni sono da considerarsi impeccabili. Ed effettivamente Chanel è uno di quei brand che segue fedelmente la sua fetta di mercato e la sua storia. Però che noia…
Alcuni dei look riescono comunque a spiccare più di altri. Una menzione speciale sicuramente va ai colletti che risultano un elemento molto interessante che viene reinterpretato con dimensioni e tessuti diversi a seconda del look. Apprezzo molto anche le tute intere che sembrano riuscire a “svecchiare” la collezione, se non fosse che vengono completate con cinture per nulla al passo con i tempi e molto più pesanti. Gli accessori, parlando di borse e gioielli, sono elementi iconici, come sempre spiccano più del resto e ci restano nel cuore molto più facilmente. Altra menzione speciale: il denim, questo effettivamente inaspettato e apprezzatissimo, ora però datecene di più!
Chanel si riconferma Chanel, ma noi preferiremmo venire stupiti con un qualcosa di più sovversivo, magari.
Lasciamo la classica eleganza di Chanel per entrare nella realtà alternativa di Peter Do. Per questa collezione il designer porta la sua elegante geometria con una vibe più quiet. I look sono sì eleganti e particolari, ma non sfociano in un’eccessivo di nessun tipo. Non si possono definire propriamente minimalisti, ma nemmeno troppo estroversi, si collocano nel giusto equilibrio per essere “semplicemente” una collezione interessante. La potremmo definire il safe place di questa settimana della moda.
Anche con Peter Do i trend della stagione sono presenti: trasparenze e fiori. Notiamo anche una scritta su uno dei look: “Vietnam 24-25”, luogo natio del designer. I colori che sfilano sono i big 4 della moda minimalista: bianco, nero, marrone (con tutte le sue tonalità più tenui) e grigio. I capi riportano delle colorazioni ombré create con processi diy di diversi tipi. Presenti anche delle stampe astratte e linee geometriche dritte e pulite.
Andiamo avanti con le sfilate e troviamo Kiko Kostadinov con la sua moda in movimento. I look si presentano, infatti, con accessori, come alcuni scialli, che simulano il movimento del vento, dell’aria, della velocità…chissà cosa sarà. Ecco la spiegazione: “stavamo pensando all’identità in momenti di transito e transitorietà”. Nella sfilata sono nascosti diversi personaggi, uno di questi si porta con sé dettagli legati al mondo dell’aviazione. Un altro personaggio è il raccoglitore di ricordi, rappresentato con le stampe postali presenti su vestiti, giacche da moto e jeans sviluppati in collaborazione con Levi’s. Un terzo personaggio è stato rinominato “il guerriero”: vestiva dei capi in mesh che rassomigliavano vagamente il metallo delle armature.
Alcuni dei capi sembrano decostruiti partendo da uno stile legato alle moto, ci si sposta di capo in capo verso vestiti dal taglio in sbieco in satin. “Abbiamo pensato al movimento e a come a volte possa essere molto difficile occupare spazio e o sentirsi come se non dovessi occuparlo”, ci racconta la designer. Notando i capi double-face e i cappotti bi-colore ci sembra di trovarci in un mondo governato da un futurismo nostalgico.
“La sfilata era una precisa e pilotata esplorazione di un liminalismo massimalista intriso di nostalgia”, ecco come la descrive Luke Leitch su Vogue.
E dal futurismo passiamo allo sportswear e al retrò con Miu Miu. Brand più amato dell’anno, di nuovo, la sfilata era un altro degli eventi più attesi di questa settimana. Focolaio vivo di trend ne sfrutta uno come concept per la propria sfilata: l’endcore. Miuccia racconta che ultimante poco riesce a stupirla, ma l’endcore l’ha fatto. Il termine descrive la sensazione estesa che una volta consideravamo immutabili stanno ora cambiando. Sentiamo che la fine sta per arrivare, ma in qualche strano modo non arriva mai e quindi continuiamo ad aspettare.
I look iniziano con capi di intimo vestiti in modo diverso, come capi da mettere per ultimi e sopra tutto. I cappotti sportivi dividono e fanno scorgere dei costumi da bagno che si inseriscono nella danza dei capi. Troviamo anche delle uniformi scolastiche di scuole privare e delle stampe geometriche del 1970 riprese da una collezione Miu Miu del 2005. Era un mix-and-match di cose che non dovrebbero stare insieme, ma che invece funzionano alla grande. Il sentimento riguardo ai capi da esterno e sportivi è molto simile a quello della scorsa sfilata. Il layering è ancora la parola chiave e in questa stagione vale anche per gli accessori.
Cinture, costumi, layering e giacche sportive, non ha senso, ma poi ha senso e funziona: ecco lo styling Miu Miu.
Nel pomeriggio poi tocca a Lacoste. Il brand sta seguendo un rebranding interessante presentando capi e look molto più eleganti e particolareggiati. Si sta andando a rafforzare il focus-core del brand che dagli inizi è sempre stato chiaro e deciso. I colori tenui e il bianco si uniscono al giallo e al verde dai sottotoni fluo. Poi le nuove stampe e i nuovi loghi, più grandi e più definiti. Il coccodrillo si fa sempre più dettagliato e interessante.
L’abbigliamento è decisamente sportivo, giustamente, ma i look proposti presentano anche qualche eccezione adatta alla strada senza mai mancare di “sportività”. Anche gli accessori si fanno interessanti, soprattutto le borse e le scarpe. Presenti e sull’attenti le polo che in alcuni casi diventano vestiti interi. La nuova stagione Lacoste si fa sempre più dettagliata ed eleganti. Se il minimalismo e il tennis hanno avuto un grande impatto sui trend dell’anno, Lacoste ha saputo farli diventare elementi chiave della collezione e del suo design.
Il coccodrillo Lacoste affila i denti con i suoi look, e azzanna con forza i trend attuali riposizionandosi nei primi posti per il cuore degli amanti della moda.
La giornata viene chiusa da un altro colosso della moda francese: Louis Vuitton. Anche per la grande maison francese lo stile bohèmien si inserisce tra i look. Si dà il benvenuto a un massimalismo più esplicito con spalle larghe e particolari lucenti e sfavillanti. Presenti delle stampe a righe dai colori accesi e dalle linee definite. Poi troviamo del tweed, del satin e dello chiffon. I look si compongono di divertenti sovrapposizioni.
I capi trasudano eleganza, ma rifiutano quella più minimalista e pulita per concedersi dei ninnoli e delle stampe esose che non passano affatto inosservate. Molto presente l’uso della geometria. I capi sono ben lontani da quello che ci aspettavamo da Louis Vuitton che stava prendendo una coerente linea di design. Alcuni dei capi ci ricordano un qualcosa di passato, di “vecchio”, di vintage.
L’eleganza dei look di Vuitton incontra una mescolanza di colori e di stampe che rendono la collezione decisamente particolare.
Sembra impossibile, ma anche questa settimana della moda è giunta al termine. Una Parigi vissutissima, da dopo le olimpiadi a oggi con la Fashion Week, si può dire quasi pronta a riprendere respiro, fino alla prossima catwalk. I trend di queste sfilate sono chiari, evidenti ed espliciti, oserei dire. Ma la vera domanda è un’altra: riusciranno a sopravvivere?