L’era d’oro dei costumisti: quando il cinema creò la moda

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Negli anni ’30, mentre il mondo cercava di rialzarsi dalle macerie della Grande Depressione, ad Hollywood fioriva un’industria che avrebbe cambiato il volto della cultura pop per sempre: il cinema.

Le luci dei set cinematografici illuminavano non solo le star del grande schermo, ma anche una nuova figura creativa che stava emergendo con forza: il costumista. Oltre ai registi e agli attori, questi visionari dietro le quinte diedero vita a personaggi iconici che avrebbero attraversato le generazioni, lasciando un segno indelebile nella moda e nel costume.

Costumisti: costume come forma d’arte

Costumisti
Via col vento

In quegli anni, Hollywood non era solo la capitale del cinema, ma anche il laboratorio di una nuova estetica. Film come Via col vento, Il mago di Oz e i grandi musical del periodo non avrebbero mai raggiunto lo stesso livello di magia senza il tocco artistico dei costumisti. Una su tutte, Adrian Adolph Greenberg, meglio conosciuto semplicemente come Adrian, è ricordato come uno dei grandi geni della moda cinematografica. Fu lui a creare l’iconico abito bianco a sbuffo indossato da Joan Crawford nel film Letty Lynton, che lanciò una vera e propria tendenza negli anni ’30, con migliaia di imitazioni.

Ma Adrian non fu solo: nomi come Edith Head, vincitrice di ben otto premi Oscar, contribuirono a trasformare il mestiere del costumista in un’arte. Head, con il suo occhiale scuro e il taglio di capelli riconoscibilissimo, vestì alcune delle star più grandi del cinema come Audrey Hepburn in Sabrina e Grace Kelly in La finestra sul cortile. La sua attenzione ai dettagli, l’abilità nel far risaltare i personaggi attraverso i loro abiti, ha reso le sue creazioni immortali.

Costumisti
Edith Head

Costumisti: costume come riflesso della società

Il genio dei costumisti degli anni ’30 e ’40 non si limitava solo all’estetica. Attraverso i loro abiti, raccontavano il contesto storico e sociale. Gli abiti opulenti e sontuosi di film come Via col vento riflettevano un desiderio di evasione dalla dura realtà della crisi economica e dalle incertezze politiche. Le dive hollywoodiane diventavano icone aspirazionali, simboli di una vita più lussuosa e perfetta, mentre le tendenze della moda si ispiravano direttamente ai look visti sul grande schermo.

I costumisti, dunque, non si limitavano a vestire gli attori, ma traducevano in tessuti e linee la psicologia dei personaggi e il contesto storico del film, influenzando direttamente anche la moda fuori dal set. Le donne dell’epoca non desideravano solo “sembrare” come le star, ma adottavano interamente il loro modo di vestirsi, facendo dei cinema veri e propri saloni di moda virtuali.

Un’eredità che vive ancora oggi

La grandezza di questi pionieri della moda cinematografica non si è fermata agli anni ’30. Il loro lavoro ha tracciato la strada per una lunga tradizione di costumisti che continuano a influenzare le tendenze e a definire il modo in cui pensiamo ai personaggi sullo schermo. Oggi, nomi come Colleen Atwood (Chicago, Alice in Wonderland) e Jacqueline Durran (Anna Karenina, Piccole donne) continuano a essere celebrate per la loro capacità di trasformare la moda in narrazione visiva.

Il confronto con il presente è inevitabile: se negli anni ’30 il cinema dettava le regole della moda, oggi lo scenario è cambiato. Il costume cinematografico rimane centrale, ma il suo potere di influenzare la moda quotidiana è stato in parte soppiantato dalle serie televisive e dai social media, dove influencer e celebrità giocano un ruolo determinante nel creare e diffondere nuove tendenze. Basti pensare al fenomeno delle serie come Euphoria, dove lo stile esuberante e innovativo dei personaggi ha influenzato l’estetica di un’intera generazione.

Se Adrian o Edith Head oggi lavorassero a Hollywood, probabilmente si troverebbero non solo a creare costumi per il cinema, ma a interagire con piattaforme digitali, influencer e brand di moda per creare esperienze di stile che vivono ben oltre il grande schermo. Tuttavia, la loro visione pionieristica continua a risplendere: l’abito giusto può ancora definire un personaggio, raccontare una storia e, perché no, influenzare la moda del nostro quotidiano.

Foto: Google

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