Ancora, in alcuni locali, viene pubblicizzato l’ingresso gratuito alle serate per le donne in discoteca. Perché è un problema? Cosa si nasconde dietro questo meccanismo?
Se girate per locali, ovunque in Italia, vi sarà capitato di imbattervi in discoteche che proponevano l’ingresso gratuito per le donne, magri entro un certo orario. Che siate a Milano o in un piccolo paesino di provincia le distinzioni di genere in discoteca sono all’ordine del giorno. In alcuni locali un gruppo può entrare solo se, almeno la metà dei componenti, sono di sesso femminile. In altri casi, invece, alle donne è riservato un prezzo ridotto o, addirittura, l’ingresso omaggio oppure ancora l’accesso gratuito in alcune zone tendenzialmente a pagamento.
Si tratta di un meccanismo che nasce, circa, negli anni ’80 quando i proprietari delle discoteche volevano bilanciare il numero di uomini e donne nei locali. Molto spesso, infatti, nelle discoteche vi era un pubblico quasi esclusivamente maschile e, per incentivare la presenza femminile e, di conseguenza anche quella maschile, alcuni locali iniziarono a proporre delle agevolazioni per le donne. Chiaramente si tratta di un sistema particolarmente discutibile. Figlio di una cultura patriarcale che vede la donna come la preda dell’uomo.
Ragionando, infatti, sul senso di questo escamotage è facile arrivare alla conclusione. L’idea sulla quale si fonda questa strategia è che una grande presenza femminile in un locale porti, di conseguenza, un importante presenza maschile. Seguendo questo ragionamento, dunque, le donne, che non pagano, diventano l’attrazione per il pubblico maschile pagante. “Se non stai pagando per un prodotto, allora il prezzo sei tu” dicono nel documentario “The social dilemma”. Citazione che potremmo ben applicare, anche a questa situazione.
In effetti le ragazze, non paganti, diventano il motivo che spinge i maschi a pagare per entrare nel locale. Suona male, ma è precisamente così. Si tratta di una velata mercificazione del corpo femminile che, in linea di massima, le donne accettano senza portosi troppe domande. Certo che fa comodo pagare meno o non pagare proprio per entrare in un locale, ma il gioco ne vale la candela?
Molto spesso, inoltre, questa situazione viene citata per attaccare e smentire le accuse sul patriarcato. Nell’ordine di idee secondo cui il fatto che una donna non paghi per entrare in un locale sia sintomo di una cultura sempre a favore del sesso femminile. A dire il vero, però, è esattamente il contrario. Questo meccanismo malato è, di fatto, il risultato di una società macista che vede l’uomo come predatore e la donna come preda. Se ci pensate non ci sono locali in cui succede l’inverso e il motivo è molto semplice. Questo sistema è subordinato all’idea che un uomo abbia più disponibilità economica di una donna. E soprattutto che una donna non pagherebbe mai per vedere degli uomini.
Il grosso problema di tutto questo è che buona parte del genere femminile si assoggetti a questo sistema pensando perfino di guadagnarci. Certo forse risparmierà qualche euro, ma quei soldi valgono la propria integrità? È la stessa idea che sta alla base dei milioni di favoritismi fatti alle donne in quanto donne. Briciole di un sistema che, in linea generale, le vede sempre svantaggiate. Eppure i drink offerti, le multe risparmiate e gli ingressi gratuiti fanno sembrare tutto più bilanciato, anzi, a volte addirittura sbilanciato verso di loro agli occhi miopi del genere maschile.
Perché forse è vero in molte situazioni del quotidiano le donne paiono avvantaggiate. Ma sempre in funzione di un sistema che le svaluta come oggetti e non soggetti senzienti. Sono solo ed esclusivamente illusioni contro un mondo che continua a valutare il genere femminile come il sesso debole. Un meccanismo talmente sedimentato che nemmeno ce ne si accorge più. Perfino le donne parlano del “potere femminile” in riferimento a queste briciole illusorie che il patriarcato lascia loro.
Insomma fino a che non scardineremo queste piccolezze non si faranno mai dei veri e propri passi avanti. Perché le grandi battaglie perdono di senso quando non si rinuncia ai vantaggi frutto dello stesso sistema che si vuole combattere.