La città svizzera Vernier dice addio alle affissioni pubblicitarie. “Troppo inquinamento visivo e pubblicità che creano bisogni inutili “.
Riuscite ad immaginare Milano, Roma o Napoli senza alcun tipo di affissione pubblicitaria? Senza manifesti, né poster né cartelloni, contenenti inserzioni? Le metropolitane vuote e buie, con le pareti dipinte di rosso, di verde o di giallo, senza alcuna scritta né immagine? O ancora meglio: pensate a Time Square a New York. Non tutti ci sono stati, ma quante volte in tv o sui social avete visto degli scatti di questa piazza con luci colorate, video e immagini. Time Square senza i cartelloni pubblicitari animati e digitali non esisterebbe nemmeno.
Vi sembra impossibile immaginare anche solo una piccola cittadina di periferia bandita da qualsiasi genere di comunicazione a fine commerciale. Ebbene è successo.
La prima città a dire BASTA ai cartelloni pubblicitari e a qualsiasi altra forma di inserzione per le strade, sui muri dei palazzi, alle fermate dell’autobus, comprese quelle montate sulle proprietà private, è stata Vernier, vicino a Ginevra, in Svizzera. La sentenza della Corte Suprema, che ha sostenuto le richieste del comune, ha ritenuto giusto rimuovere dalla città più di tre quarti dei 172 cartelloni pubblicitari, lasciando soltanto lo spazio a pubblicità culturali e sportive.
Secondo le istituzioni di Vernier, siamo bombardati passivamente da annunci che “Creano bisogni inutili”; perciò, eliminando ogni traccia di advertising, i cittadini avranno “l’opportunità di scegliere di non ricevere pubblicità indesiderata”. Si tratta, inoltre, di una strategia per “combattere l’inquinamento visivo”.
L’inquinamento visivo: il suo impatto sulla società
Per inquinamento visivo si intende l’eccessiva presenza di oggetti o elementi artificiali, percepibili tramite il senso della vista, che danneggiano l’ambiente naturale e i paesaggi, che creano disagio e risultano fastidiosi all’occhio dell’osservatore. La maggior causa dell’inquinamento visivo è da ritrovarsi nei cartelloni, nelle affissioni pubblicitarie per le città e nelle insegne luminose – da qui si sviluppa anche l’inquinamento luminoso -, ma non è solo questo. Si manifesta anche tramite la cementificazione, ossia la costruzione massiccia o indiscriminata di edifici, senza avere riguardo per l’equilibrio ambientale; l’eccesso di rifiuti in luoghi non appositi e la mancanza della giusta manutenzione del territorio.
Questo tipo di inquinamento è parte di una categoria più ampia, quella dell’inquinamento ambientale. Il problema visivo ha conseguenze che si ripercuotono sia sul paesaggio – modificando l’habitat degli animali, danneggia e riduce la biodiversità – sia sugli individui.
I disturbi legati all’individuo riguardano la difficoltà di concentrasi e la mancanza di sonno; per non parlare dei problemi che si sviluppano a lungo andare inerenti alla salute mentale, e quindi che influenzano lo stile e la qualità di vita.
Sembra questa la questione molto cara ai sostenitori del provvedimento preso a Vernier.
“Non abbiamo riconosciuto alcun interesse pubblico nell’avere dei cartelloni pubblicitari”, sostiene Mathias Buschbeck,il consigliere comunale della città. “Con questa misura vogliamo combattere il consumo superfluo”.
La comunicazione è parte di noi
Ma come ci insegna la storia, la comunicazione, in generale, è nata con l’uomo. Già i primitivi, nonostante non avessero la parola, comunicavano tra loro tramite segnali di fumo e graffiti. I graffiti raffiguravano principalmente animali e le impronte delle loro mani, a simboleggiare la loro presenza, in quel determinato spazio e tempo.
Anche le antiche civiltà, per esempio gli egizi con gli scribi, avevano compreso il potere della comunicazione: coloro che sapevano scrivere potevano tramandare e raccontare (anche a modo proprio) la storia e gli avvenimenti. C’è stata poi la censura, messa in atto dalla chiesa: un’altra di dimostrazione che saper comunicare indicava istruzione, e quindi controllo.
Insomma, siamo arrivati alle prime trasmissioni radio fino ai programmi tv e ad internet, e abbiamo compreso, con gli anni e con la storia, di quanto il saper comunicare correttamente e saper utilizzare i giusti termini potesse cambiare le sorti di una nazione e del mondo intero.
Oggi siamo talmente bombardati dalla comunicazione espressa in ogni modo possibile, che non ci rendiamo più conto di quanto siamo influenzati. Avviene tutto inconsciamente.
Secondo i dati riportati da OMNICOM MEDIA GROUP, promotori dello studio Beyond Visual Attention, sono oltre 33.000 i messaggi pubblicitari che riceviamo ogni giorno.
Esistono anche gli ADV interattivi, che, attirando molto l’attenzione e facendo divertire le persone, risultano molto più efficaci.
Cosa succederà?
Stiamo tornando indietro? Il mondo di oggi ci spaventa? Siamo talmente invasi da informazioni di ogni genere che non le vogliamo più? Forse ci siamo stancati?
Anche la pandemia, nonostante tutti i suoi contro, ha portato a qualcosa di positivo. Ci ha fatto comprendere che la semplicità, la fisicità e il contatto umano sono le cose che contano davvero.
Siamo arrivati ad un punto di non ritorno? O ci siamo vicini? Ci sarà un momento in cui tutto improvvisamente tornerà indietro o la comunicazione commerciale è ormai qualcosa di inevitabile e consolidato nella società?
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