Le settimane della moda, sono davvero tante. Dal prêt-à-porter maschile e femminile alla haute couture, sfilano ogni anno, centinaia e centinaia di brand in tutto il mondo. Tutti i più grandi marchi propongono ogni anno una collezione per il prêt-à-porter e una per la haute couture; ma perché investire tutto questo denaro? Qual’è la sostanziale differenza tra queste due materie? E quando e dove sono nate?
La haute couture
Facendo un lungo salto nel passato, atterriamo proprio nella Francia di fine 1700. Marie-Jeanne Bertin, la “ministra della moda” francese, fu la prima vera e propria madre dell’attuale haute couture. La giovane sarta progredì nella sua carriera creando abiti su misura per Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI. Proprio in quel periodo, in cui lo sfarzo e l’opulenza era all’ordine del giorno, nasce la concezione dell’abito di alta moda. Capi realizzati al minimo dettaglio, con le più alte tecniche sartoriali e materiali preziosi.
Sarà solo verso la metà dell’ottocento che nascerà la figura del coututirer: a presentarlo fu proprio Charles Frederick Worth. Lo stilista britannico rivoluzionò il settore della moda nel 1858, quando, mettendosi in proprio aprì il primo atelier al n. 7 di Rue de la Pax. Charles Frederick Worth, oltre ad aver realizzato maestosi e memorabili abiti per le più celebri donne di corte d’Europa, è stato anche pioniere del marketing e delle pubbliche relazioni. Introdusse la sua personale etichetta all’interno delle sue creazioni e diffuse la moda della stagionalità delle collezioni.
E il prêt-à-porter?
Nella metà del 1800, dopo l’inizio del forte progresso della rivoluzione industriale, le nuove tecnologie arrivano anche nel settore tessile. Questo, se pur estremamente rivoluzionario, fu un duro colpo per l’alta moda, in quanto, avvicinò il settore sempre di più all’industrializzazione, allontanandolo dall’ hand made.
I sistemi per la produzione in serie e le nuove tecnologie portarono all’affermazione definitiva, nel 1960, del prêt-à-porter e della produzione di massa. I brand iniziarono ad investire nella quantità, rivoluzionando il settore per sempre.
L’introduzione della moda di massa, come anticipato, fù un duro colpo per la haute couture, ma non ne sancì la fine. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, la collezione New Look di Christian Dior, fece scattare la scintilla per riaccendere l’ardente passione dell’alta moda. Da quel momento in poi, anche altri brand iniziarono a produrre le loro collezioni di haute couture, dando vita ad un intrinseco legame tra due modi diversi di fare moda, due espressioni di verse legate dallo stesso denominatore.
Sé il prêt-à-porter negli anni ha continuato a mostrare la parte più “commerciale” dei brand, la haute couture si è sempre più astrattizzata, portando in auge temi più profondi e delicati. Attraverso le loro collezioni i band riflettono la loro interpretazione dei cambiamenti culturali, tecnologici e sociali. La haute couture e il prêt-à-porter coesistono, rappresentando due facce della stessa medaglia. Da un lato, la haute couture esprime l’apice dell’arte sartoriale, un terreno di sperimentazione e creatività senza limiti. Dall’altro, il prêt-à-porter rende la moda accessibile a un pubblico più ampio, pur mantenendo qualità e stile. Entrambi continuano a influenzarsi reciprocamente, alimentando un dialogo continuo tra tradizione e innovazione. Le settimane della moda, con il loro caleidoscopio di sfilate e presentazioni, celebrano questa diversità, facendo sognare e ispirando milioni di appassionati in tutto il mondo.
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