Dal trapezista Jules Léotard ai club di burlesque. Senza genere e senza confini, la storia del body e delle sue infinite personalità.
Solo un capo di biancheria intima? Le passerelle e lo street style del 2023 sostengono fermamente il contrario, e donano un ultimo scorcio inedito nella storia di un capo essenziale ed onnipresente. Il body, con il suo DNA da protagonista, oggi è nel mirino di una trasformazione radicale che converte la biancheria intima in outerwear dalla personalità raffinata.
Abbinato a collant e capispalla, il body si conferma il personaggio principale della mezza stagione, assecondando una tendenza sensuale che ama sovvertire i capi più basici del guardaroba. Il segreto del body risiede nella sua ineguagliabile versatilità, che lo conduce in pianta stabile negli armadi di tutte le donne, di tutte le età. Eppure la storia insegna che il suo utilizzo, fin dagli esordi, non era affatto femminile.
Come nasce il body?
In italiano viene soprannominato comunemente “body”, ma il suo vero nome in realtà è “leotard”. Alcune enciclopedie della moda appuntano che il body affonda le sue radici fin nel 1600, comunemente abbinato a calzamaglia e pettorine. Ma la genesi del suo nome proprio avvenne in realtà qualche secolo dopo, in onore dell’acrobata e trapezista che lo portò al successo. Si tratta del francese Jules Léotard che era solito indossare questo indumento aderente per esibirsi negli spettacoli con il trapezio. Inventato esclusivamente per le sue esigenze, il body era originariamente appiccicoso e si adattava al corpo delineando i muscoli ed assecondando ogni tipo di movimento. Jules Léotard chiamava il suo indumento da esibizione ‘maillot’ – che in francese oggi viene indicato per i costumi da bagno – e qualche anno dopo la sua morte, in sua memoria, il body venne battezzato ufficiosamente con il suo cognome.
Il body rimase un indumento unicamente maschile fino agli anni Trenta del Novecento: la modestia era fondamentale per le donne, e le acrobate erano solite indossare abiti al ginocchio anche durante le esibizioni. Il suo ingresso ufficiale nel guardaroba femminile avvenne in un epoca in cui le donne cominciarono a rivendicare pubblicamente la loro libertà stilistica. Dalle signore dell’alta borghesia fino alle stelle di Broadway e i club di burlesque, il body arrivò finalmente anche nell’abbigliamento canonico delle ginnaste, di pari passo con lo sviluppo di discipline sportive più serie ed intense.
Negli anni Sessanta e Settanta, furono poi stilisti come Pierre Cardin e Rudi Gernreich a realizzare i primi prototipi di biancheria intima, basandosi sulla silhouette versatile del body. Raggiunse l’apice del successo definitivo negli anni Ottanta, portato in auge da Jane Fonda e dalla nuova moda technicolor, che non risparmiava su nuance intense e decorazioni appariscenti.
Il body invade le passerelle
Immancabile sulle passerelle di Mugler, grazie alla recente diffusione della tendenza balletcore il body è stato il personaggio principale delle collezioni per il 2023. Prima fra tutte Dolce & Gabbana, che per la Primavera Estate 2023 ha proposto il body nella sua iterazione più seducente, come vuole la signature della maison. Tra stampe animalier e allacciature a corsetto, il body si è confermato un alleato di seduzione irrinunciabile sulla passerella del marchio italiano. Ci riporta al balletto invece la collezione Primavera Estate di MM6 Maison Margiela, con body genderless, sbottonati e caoticamente chic dalle nuance delicate.
Non rinuncia al body nemmeno Chet Lo, con la sua passerella dedicata alle nuance vivaci e alle texture popcorn, mentre per Han Kjøbenhavn il leotard si trasforma in una maestosa scultura. Nel frattempo, sono sempre di più le star che sperimentano con la sua silhouette pratica e sensuale: da Kendall Jenner a Chiara Ferragni, il 2023 ha sancito l’inizio di una nuova era anche per il body, che arriva a sostituire anche l’abito.
La storia d’amore tra il body e le pop star
Scrollando i social media, sarà capitato anche a voi di assistere a un tripudio di body indossati dalle regine del pop impegnate sui palcoscenici di tutto il mondo.
Da quelli sfoggiati da Beyoncé, che ha cominciato in grande stile le date del suo Renaissance World Tour anche attraverso una serie di modelli avvolgenti e spettacolari griffati Loewe, Courrèges, Thierry Mugler e David Koma. Perfettamente modellati sulla tracklist e all’estetica del suo ultimo album dal Dna disco, a Taylor Swift che nel The Eras Tour ne indossa di ingioiellati e luccicanti griffati Atelier Versace e Oscar de la Renta.
Il body è decisamente tra le eredità di stile più forti nel panorama pop: per questo dobbiamo ringraziare Madonna.L’aver indossato l’oggi mitologico capo realizzato da Jean-Paul Gaultier, rosa pastello con reggiseno conico, durante il suo Blonde Ambition Tour negli anni 90, ha messo in moto l’ingranaggio per la conquista del mondo della musica attraverso questo indumento più di ogni altro.
Al tempo, però, quel look era esclusivo e legato a stretto giro con l’immagine di Lady Ciccone. La diva lo ha poi riportato sotto i riflettori nel decennio successivo, nel 2005, con Hung Up, questa volta in versione aerobica anni 80. Ma è il 2006 il punto di partenza della love story, ancora fortissima, tra il pop e il body. L’emergente Lady Gaga ne indossa di ogni specie, Rihanna si mostra con un modello stile smoking, Jennifer Lopez nei suoi show ne fa un punto fermo di carica hot. Le cantanti cominciano a liberarsi dei pantaloni in scena e l’outfit aiuta sempre più a creare presenza scenica.
Nel 2016 sul magazine Racked la giornalista Rebecca Jennings si domanda se, dopo dieci anni il trend del body sul palco abbia raggiunto il massimo picco e stia andando naturalmente verso una fase discendente. Dopo altri otto anni, non mostra segni di cedimento.
Crediti
Body realizzati dagli studenti del secondo anno di Fashion styling and Communication di Accademia del Lusso
Photo: Marco Ruffini
Modelle: Daria Malchuk (26models), Unge Kiosyte (Olympia model)
MUA: Margherita Fabbricatore