In plastica, bianca e inconfondibile, è lei: l’iconica sedia estiva amata da tutti, grandi e piccini. La Monobloc è un elemento comune nei ricordi di quasi tutti noi e rappresenta inoltre un grande simbolo di globalizzazione.
Oggi vi porto a fare un viaggio. Allora, chiudete gli occhi e immaginate con me. Avete intorno agli 11 e 12 anni, siete in vacanza, rigorosamente dai parenti. Il luogo è indifferente, la compagnia è composta principalmente da amici di infanzia e altri che avete trovato lì e che sono diventati parte della vostra vacanza. Probabilmente vi siete anche promessi di non perdervi di vista e di rivedervi una volta tornati in vacanza nello stesso posto. E molto probabilmente non è andata cosi, ma va bene lo stesso.
Ora, temporalmente potrebbe essere qualsiasi orario, pomeriggio, sera, non cambia nulla. Siete seduti a parlare, a ridere, a scherzare di cose che in quel momento sembrano le più divertenti del mondo. Oppure siete con i vostri parenti, cercando di capire di che cosa stiano parlando gli adulti, seduti al tavolo a passare il tempo. In realtà le possibilità sono tantissime, lascio però il compito di scegliere un momento specifico ai vostri ricordi d’infanzia più cari.
Quello su cui voglio far cadere la vostra attenzione è il dove siete seduti, perchè non importa dove e non importa quando, ma io so che siete seduti sulla inconfondibile sedia in plastica bianca.
Rigorosamente bianca e obbligatoriamente in plastica, iconica e intramontabile, questo oggetto è l’icona dell’infanzia e dell’adolescenza di tutti noi.
Questa sedia in realtà ha una sua storia e un suo nome preciso. Sconosciuto a molti, il suo nome è Monobloc, ossia “monoblocco”. Il termine deriva dal modo in cui questa sedia viene prodotta, infatti viene fabbricata da un singolo pezzo di plastica.
Il primo modello venne ideato nel 1946 dal designer canadese Douglas Simpson, poi negli anni ‘60 molti altri designer si interessarono al modello e così ne nacquero tantissime e di diversi tipi.
La nostra icona italiana nasce nel 1983 quando il gruppo Grosfillex dà vita alla celeberrima Garden Chair, il prototipo darà origine alla Monobloc che conosciamo tutti oggi.
Questo modello di sedia rappresenta un certo tipo di Italia. L’Italia di mare, dei bar, delle sagre di paese. Quell’Italia che sa di estate, di caldo, di afa e di tempo passato a ridere, scherzare, piangere. Non c’è emozione che non sia stata provata almeno una volta sull’iconica sedia bianca. Per quanto poi a noi ci stia a cuore questo iconico simbolo di estate, caldo e felicità, e vorremmo patriotticamente appropriarcene, non è solo nostro.
In realtà, la Monobloc è un modello di sedia diffusissimissimo in tutto il mondo. Anche se secondo me, non fa lo stesso effetto che ha sulla riviera italiana..
Per l’esperto di comunicazione Ethan Zuckerman la Monobloc è un oggetto senza contesto. Se dovessimo guardare una qualsiasi foto c’è sempre un qualcosa che ci fa capire dove e quando è stata scattata, ma se nella foto in questione ci fossero 10 di queste sedie impilate non avremo modo di riconoscere nulla di certo.
E se per molti riaffiorano bei momenti nel guardarle, per altri l’unica emozione che si può provare è l’odio. Nella città di Basilea, in Svizzera, vennero vietate perché, secondo molti, avrebbero distrutto il paesaggio cittadino. Per cui la politica del posto fu costretta a escluderne l’uso per moltissimo tempo. Assurdo, no?
Ridendo e scherzando però torniamo sul lato sentimentale di questa vicenda. La cosa che vogliamo festeggiare di questa iconica sedia è la sua capacità di unirci tutti sotto lo stesso sentimento: la nostalgia. Un unico simbolo per ricordare a tutti quanti i più bei ricordi, che custodiamo stretti stretti dentro di noi.
Non c’è persona che sia rimasto immune dall’effetto di questa semplicissima sedia.
Impilata all’oratorio o rubata al bar per fare un posto in più a un amico appena arrivato, la Monobloc bianca è da sempre il simbolo di condivisione e semplicissima felicità.
Con la speranza di avervi fatto riaffiorare bei ricordi, vi consiglio l’acquisto di un biglietto solo andata per il mare e di andare dritti dritti al primo bar con la sedia bianca, rigorosamente in plastica. Imparagonabile il feeling nostalgico che proverete.