“Ai miei tempi”: confronto o affronto?

da | LIFESTYLE

Quante volte è capitato ad un ragazzo di sentirsi giudicare da frasi del tipo “ai miei tempi le cose non erano così” o addirittura sentire inveire critiche verso “i giovani di oggi“?

Ebbene, se pur queste affermazioni nascono con lo scopo a dir poco funzionante di irritare, sembrerebbe impensabile che le stesse affermazioni venissero fatte, ai loro tempi, proprio ai nostri nonni. Ma allora perché continuare a ripetere queste provocanti frasi? Il motto non era forse “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”?

Forse è lecito dire ciò ad un ragazzo solo perché giovane e quindi forte? O forse solo perché l’irritante passare degli anni rende invidiosi?

Probabilmente non c’è una risposta esatta, però sta di fatto che la tendenza a sminuire le nuove generazioni c’è e c’è sempre stata. Ad oggi è percepibile anche da i trentenni verso i ventenni e da i ventenni nei confronti dei primi adolescenti. 

Ma, aldilà di ciò, la cosa veramente interessante è come queste frasi non abbiano alcun senso, e per spiegarlo è ottimale confrontare due generazioni diverse, in questo caso la GenZ e i loro nonni.

ai miei tempi

Gli ottantenni di oggi hanno vissuto i loro primi anni in balia della seconda guerra mondiale o i più fortunati sono nati poco dopo la fine. I giovani della generazione Z invece sono nati poco dopo o in concomitanza della nascita del web e dell’abolizione delle lire. 

I nonni di oggi hanno vissuto un’adolescenza in un contesto in cui l’istruzione era ancora riservata a pochi e il mondo si stava attivando per rimettersi in piedi a seguito dei molteplici danni causati dalla guerra. Il suffragio universale in Italia era avvenuto da poco e il patriarcato in alcuni contesti si faceva ancora tanto sentire. Dal sud continuavano ad emigrare verso nord o all’estero. I racconti sulla fame vissuta in tempo di guerra e dei partigiani erano ancora sulle bocche di tutti.

La Generazione Z invece vive in un contesto in cui l’istruzione è per tutti, in cui avere una mamma che lavora e che vota è dato per scontato; ma la generazione Z è anche la stessa che ha vissuto due anni chiusa in casa a causa del Covid. Giovani che hanno dovuto stoppare la loro adolescenza. La generazione Z è quella a cui è stato imposto l’isolamento dai propri coetanei e ha imparato a rapportarsi con la solitudine. La Generazione Z è sempre la generazione che è nata e cresciuta con i social e, se pur da un lato ha imparato meglio di tanti altri a gestirli, dagli stessi social ha anche ereditato innumerevoli problemi. I ragazzi e gli adolescenti di oggi sono in un continuo limbo di confronti su confronti, in cui in molti continuano a caderci, perseguitati dal desiderio aspirazionale di essere qualcosa di irraggiungibile.

In conclusione?

Le differenze generazionali sono molte e profonde e questa è solo un’infarinata.  Invece di concentrarsi sulle differenze e sulle critiche, sarebbe più costruttivo celebrare le diversità delle esperienze e utilizzare questa ricchezza a favore dell’inclusione reciproca. Sarebbe importante rendere coscienti i più anziani come gli stessi ragazzi, che avere infanzie e esperienze diverse non sminuisce nessuno, semplicemente li rendi diversi, ma mai peggiori. 

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