Tutto partì dalla grande rinuncia. Era la fine dell’800 quando il piacere dell’estetica maschile cessò, lasciando spazio una volta per tutte alla pura praticità.
«Accadde proprio in quell’epoca uno degli eventi più notevoli di tutta la storia dell’abbigliamento, la cui influenza si fa sentire ancora oggi e cui non è stata mai dedicata la dovuta attenzione: gli uomini rinunciarono al loro diritto alle forme di decorazione più brillanti, sfarzose, eccentriche ed elaborate, cedendole completamente alle donne e facendo perciò dell’abbigliamento maschile un’arte tra le più sobrie ed austere.»
John Carl Flugel
Da quel momento in poi, la moda, intesa in quanto tale, uscì dal panorama degli interessi maschili e venne definitivamente associata alla “frivolezza” del mondo femminile. Solo attraverso un longo processo di studio, nel corso degli anni, la moda tornò ad assumere un rilevante interesse accademico, data la sua natura di testimonianza storica
Ma perché fare una rubrica su i racconti di moda?
L’idea di creare una rubrica dedicata ai racconti di moda è nata con lo scopo di ricordare grandi personaggi e fenomeni che hanno segnato generazioni passate, Indagando così sulla correlazione tra gli avvenimenti storici e i mutamenti sociologici, e di conseguenza sulle tendenze estetiche. La nostra rubrica della domenica si propone di far conoscere ai lettori una concezione di moda ben più complessa di quanto si è soliti pensare.
Esploreremo i codici di lettura dell’abbigliamento e ne dimostreremo la solidità. Parleremo di fenomeni culturali come gli hippy e i punk per imparare ad apprezzare, o quantomeno capire, le diverse tendenze stilistiche e di lifestyle. Dimostreremo come la moda sia sempre stata un dialogo continuo tra passato e presente, individualità e collettività. Una lente attraverso cui possiamo comprendere meglio il mondo in cui viviamo e il nostro posto in esso, partecipando in questo modo ad una conversazione millenaria che intreccia fili di storia e sociologia in ogni tessuto.
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