È la madre della verità, la radice della natura umana: la libertà di parola. Soffochiamo il diritto di espressione fingendo di vivere in un contesto inclusivo, che valorizzi la diversità di pensiero e di opinione.
Censura e Autocensura
Negli ultimi decenni, il concetto di “politicamente corretto” ha guadagnato sempre più rilevanza nel discorso pubblico, specialmente nei paesi occidentali.
Nato con l’intento di promuovere un linguaggio e un comportamento rispettoso delle diverse sensibilità culturali, sociali e identitarie, esige che linguaggio e comportamenti siano modellati e censurati per evitare di offendere o marginalizzare gruppi sociali vulnerabili. Questo approccio mira a combattere razzismo, sessismo, omofobia e altre forme di discriminazione, ma sta anche limitando la libertà di espressione, soffocando il dibattito e inibendo la varietà di opinioni.
L’ intenzione originariamente pura è oggi portata all’estremo. Ci autocensuriamo, sentendoci obbligati a moderare il linguaggio e le opinioni personali.
I social media giocano un ruolo cruciale nell’amplificare il fenomeno, permettendo una diffusione rapida e capillare delle opinioni ed esaltando le reazioni negative. Un commento considerato scorretto può diventare virale in pochi minuti, attirando critiche globali e mettendo l’autore sotto lente d’ingrandimento. Quando parole o frasi vengono bandite, si riduce la possibilità di discutere apertamente su temi controversi. Di conseguenza, si alimenta la polarizzazione delle opinioni, impedendo alle visioni opposte di dialogare in modo costruttivo.

Cancel Culture
Popolari sono i casi in cui, chiunque abbia detto/scritto commenti considerati inappropriati, abbia perso il lavoro oppure sia stato oggetto di campagne di boicottaggio e stigmatizzazione, sulla base di una pressione pubblica intensa e immediata. Questo fenomeno, noto come “cancel culture” (cultura della cancellazione) è emerso in tempi recenti.
Da una parte, i suoi sostenitori lo ritengono un modo efficace per chiamare alla responsabilità persone influenti, contrastare la discriminazione e promuovere un ambiente più inclusivo. Molte figure pubbliche sono state costrette a rispondere delle loro azioni, spesso portando a un cambiamento positivo sulle loro piattaforme social.
D’altra parte i più critici, sostengono ch’essa possa degenerare in una forma di censura, limitando il dialogo aperto e la diversità di pensiero.

Questo fenomeno alimenta un clima di timore, in cui si esita dall’esprimere opinioni non conformi per paura si verifichino ripercussioni di ogni tipo. Un caso diffuso è il “ban” dalle piattaforme pubbliche per commenti fatti anni prima, fuori contesto o per opinioni che, pur controverse, NON HANNO INTENTO DI OFFENDERE. Si sta formando un ambiente in cui solo le opinioni considerate accettabili dalla maggioranza possono emergere.
Questa dinamica influenza le aziende e le istituzioni, che si sentono obbligate a prendere decisioni rapide per evitare danni alla reputazione, a volte senza un’indagine approfondita o una valutazione equilibrata.
Omologazione o critica costruttiva? Politically Correct come scudo
Il politically correct diventa lo scudo per evitare discussioni profonde e difficili. Un tentativo di evitare il confronto diretto, perché in caso di raffronto, si potrebbe scoprire di non avere risposte o opinioni personali ben definite, ma si realizzasse di dipendere esclusivamente dall’opinione pubblica.
Questo atteggiamento evidenzia una tendenza all’omologazione e alla mancanza di critica costruttiva, sebbene le discussioni genuine e sincere siano essenziali per il progresso e lo sviluppo di idee. Affrontare argomenti difficili richiede coraggio e apertura mentale, oltre alla capacità di ascoltare e rispettare opinioni diverse. Così facendo, si può contribuire a un dibattito più ricco e inclusivo, dove le idee sono esaminate criticamente piuttosto che semplicemente conformate alle aspettative sociali o politiche del momento.

In definitiva, il politically correct rappresenta una sfida complessa per la società moderna, sollevando domande profonde sul come bilanciare giustizia sociale e libertà di espressione in un mondo sempre più connesso e diversificato. Trovare un terreno comune è cruciale per garantire che il rispetto per le differenze non si traduca nella soppressione delle idee.
Solo attraverso un dialogo aperto e rispettoso possiamo sperare di costruire una società inclusiva che valorizzi la diversità di pensiero e di espressione senza compromettere i principi fondamentali della libertà di parola. Un approccio equilibrato potrebbe includere l’educazione e la sensibilizzazione, offrendo opportunità per la crescita personale e il cambiamento, invece che limitarsi alla semplice punizione e ostracizzazione.
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